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Vola l’export svizzero, male però gli orologi

Il commercio estero svizzero ha messo a segno lo scorso anno una solida crescita. Dopo un 2015 delicato a causa dell’influenza del franco forte, le esportazioni sono aumentate del 3,8% a 210,7 miliardi di franchi, un picco storico.

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La bilancia commerciale ha chiuso il 2016 con un’eccedenza record di 37,5 miliardi di franchi. È quanto indica giovedì l’Amministrazione federale delle dogane (AFD).

In termini reali, tenendo conto dell’inflazione, le esportazioni sono tuttavia diminuite dello 0,8% mentre le importazioni –cresciute in termini nominali del 4,1% attestandosi a 173,2 miliardi- registrano una progressione dell’1,2%.

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La performance dell’export riflette il rincaro dei costi dell’industria chimica e farmaceutica, settore numero uno del commercio estero svizzero.

Al contrario, macchine ed elettronica hanno visto le loro forniture ristagnare o diminuire: è dal 2011 che in questo settore, che vale 30 miliardi, non si registra una crescita.

Cede il 9,9% l’esportazione orologiera, che si attesta a 19,4 miliardi. In termini reali, stando alle cifre pubblicate dall’AFD, il calo è stato del 15,3%.

Per quanto riguarda i mercati, crescono in generale gli scambi con l’Ue e fanno segnare un record le esportazioni verso Stati Uniti, Cina e Giappone.

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