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La polizia pronta per la Conferenza sull’Ucraina

Auto della polizia ticinese con un ageente armatto di mitra.
Tutto pronto alla centrale comune d’allarme di Bellinzona per coordinare il lavoro delle forze dell’ordine impiegate a Lugano. Keystone / Carlo Reguzzi

Alla centrale comune d'allarme di Bellinzona è tutto pronto per monitorare e coordinare le forze dell'ordine dispiegate in occasione della conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, prevista a Lugano lunedì e martedì. Occhi puntati su manifestazioni e possibili atti di sabotaggio.

Oggi, sabato, durante un incontro con la stampa, sono stati date alcune informazioni sul dispositivo di controllo, ma senza troppo svelare in merito al numero effettivo di forze della polizia cantonale e – in parte minore – di quella federale.

La sala più importante, qui, è il centro operativo tattico, chiamato TOC, dove una ventina di persone coordinano il tutto. “L’obiettivo è avere i responsabili delle varie cellule in un luogo dove è possibile coordinare tutta l’attività – spiega Lorenzo Hutter, sostituto comandante della polizia cantonale ticinese –. Il concetto di stato maggiore è questo: avere un posto per coordinare le attività che si svolgono all’esterno”.

Si tratta di un’organizzazione alquanto particolare e per la quale la polizia cantonale ed esercito posso prendere ispirazione da eventi passati come il WEF a Davos oppure l’inaugurazione del tunnel ferroviario del Gottardo nel 2016.

La conferenza ha destato qualche malumore e si prevede quindi di monitorare anche le proteste. “Le autorizzazioni soggiacciono alle autorità comunali – spiega Renato Pizolli, portavoce della polizia cantonale –, evidentemente lo stato maggiore valuta l’impatto che possono avere sullo svolgimento delle attività e pone laddove necessario dei rimedi. Il diritto all’espressione delle proprie idee non viene assolutamente minato, ma è chiaro che tutto si si deve conciliare con un un’organizzazione che è abbastanza complicata”.

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Presente anche l’esercito

In questa operazione ci sono anche le forze militari, per ora sono un migliaio i militi dispiegati. Il divisionario Lucas Caduff gestisce le operazioni; ai microfoni della RSI spiega: “Le minacce riguardano eventuali disturbi, atti di sabotaggio, disturbi sul terreno ma anche via internet”.

È da ottobre che il dispositivo è stato programmato. Oggi è parzialmente operativo, da domani, quando arriverà il primo ministro e la delegazione ucraina lo sarà completamente.

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