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La scorta alimentare d’emergenza in ogni casa svizzera

Uno scaffale vuoto in un supermercato in Svizzera.
All'inizio della pandemia, gli svizzeri hanno preso d'assalto i supermercati per crearsi una scorta alimentare a casa. Keystone / Jean-christophe Bott

Soprattutto acqua, ma anche pasta e riso e cibi già pronti per il consumo. Poi olio, sale e zucchero. Ecco la scorta d’emergenza che ogni singolo cittadino svizzero dovrebbe tenere nella propria dispensa per sopravvivere una settimana. Un tema, quella della scorta alimentare, che con la pandemia prima e la guerra ora, è tornato d’attualità.

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Gli svizzeri, si sa, sono dei precisini. L’articolo 102 della Costituzione federaleCollegamento esterno (Approvvigionamento del Paese) prevede che la Confederazione assicuri beni e servizi vitali in caso di minacce d’ordine egemonico o bellico nonché in casi di gravi situazioni di penuria cui l’economia non è in grado di rimediare da sé. Se necessario, dunque, la Confederazione può pure derogare al principio della libertà economica.

Per questo importante e vitale compito, in Svizzera esiste l’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del paeseCollegamento esterno. Gli uffici federali sono un po’ i ministeri degli altri Paesi. Come se in Italia ci fosse il Ministero per le scorte alimentari e beni di consumo (che ci sarà sicuramente sotto altro nome).

Ma cosa sono questi beni e servizi essenziali per il funzionamento della società e dell’economia citati dalla Costituzione federale? Si tratta di generi alimentari, agenti terapeutici, acqua potabile, energia, tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Per accumulare queste scorte, il sistema di approvvigionamento elvetico si fonda sulla cooperazione tra il settore privato e lo Stato. Questo significa che il compito di garantire una disponibilità sufficiente di beni e servizi è dei privati. I grandi importatori e distributori, su imposizione statale, devono avere in magazzino scorte sufficienti per 3-6 mesi a dipendenza del bene.

Così, per esempio, le scorte di zucchero devono soddisfare il fabbisogno della popolazione per 3 mesi. 3 mesi di scorte anche per gli analgesici, 4 mesi per il grano duro, 4 mesi e mezzo per la benzina e così via. Tutto questo “mettere da parte perché non si sa mai” costa al singolo cittadino circa 13 franchi all’anno.

Fin qui, citando la famosa frase del discorso di insediamento di John Fitzgerald Kennedy alla Casa Bianca, “non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”, sappiamo cosa fa lo Stato per noi.

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In un servizio del 1981 della trasmissione “A conti fatti” della Televisione Svizzera Italiana (Tsi) le raccomandazioni alle famiglie sulle scorte d’elergenza.  

Ma lo stesso Ufficio federale per l’approvvigionamento economico raccomanda alla popolazione (ecco cosa può fare il singolo cittadino) di costituire in casa una scorta sufficiente per essere autonomo per una settimana. In questo caso si parla di “scorte d’emergenza”. Fino a ieri, questa dicitura sembrava quantomeno esagerata. Oggi, alla luce di quanto sta succedendo tra guerra e pandemia, diventa almeno comprensibile.

Diciamolo. Chi vive in Svizzera oggi, non ha mai davvero vissuto periodi di gravi catastrofi. Per questo motivo, da quando è finita la Guerra Fredda, il cittadino medio elvetico ha perso l’abitudine di tenere in casa una riserva di generi alimentari e beni di uso comune. Oggi, 3 svizzeri su 4 non hanno mai pensato di tenere in casa tali scorte.

E pensare che fino ai primi anni Novanta del secolo scorso, la Confederazione lanciava ogni due anni una campagna nazionale informativa sulla necessità di costituire delle scorte d’emergenza. Queste scorte domestiche, scriveva la Confederazione negli opuscoli che distribuiva a tutta la popolazione, servono ad “affrontare con serenità” un breve momento di difficoltà dando allo Stato qualche giorno di tempo (massimo appunto una settimana) per intervenire.

E tutta la popolazione seguiva queste raccomandazioni e teneva questa scorta (normalmente era il doppio o il triplo del necessario) nelle cantine-bunker costruite un po’ ovunque in Svizzera durante la Guerra Fredda.

Scorte
Kai Reusser / swissinfo.ch

Per finire, andiamo sul concreto. Di cosa deve essere composta questa scorta d’emergenza?Collegamento esterno Come la grafica spiega bene, la Confederazione consiglia 9 litri di acqua a testa. Inoltre, ogni famiglia dovrebbe tenere in cantina (chi ce l’ha) o comunque in cucina quelle provviste che fanno parte della propria dieta quotidiana.

Altro consiglio importante: gli alimenti devono essere in parte pronti al consumo (frutta secca, fette biscottate, latte a lunga conservazione, formaggi a pasta dura e salumi). Questo perché una possibile penuria di acqua corrente e di elettricità, non permetterebbe di cucinare. Poi, va da sé, fate scorta di pasta, riso, cibi in scatola. Non da ultimo, consigliati vivamente anche olio, sale e zucchero.

Se volete, fate pure questa scorta d’emergenza. Ora sapete cosa acquistare. L’auspicio di tutti, però, è che non si debba mai ricorrere ad essa per necessità.


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