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Le contadine e il divorzio insostenibile

Una ragazza in una stalla in mezzo alle mucche.
Diversi interventi parlamentari vogliono l'introduzione di un reddito obbligatorio per le contadine. Keystone / Lukas Lehmann

Il divorzio - oltre al dolore personale - può significare anche gravi problemi economici e sociali, soprattutto in alcune fasce della popolazione. È il caso, per esempio, del settore agricolo dove spesso l'uomo è considerato l'unica persona con attività lucrativa della famiglia. E così, in caso di separazione, le donne, anche se spesso sono responsabili di metà della fattoria, rischiano di ritrovarsi senza un reddito. 

“Sappiamo che in tanti casi le contadine lavorano senza stipendio e questo chiaramente è un problema. Non hanno l’assicurazioni d’invalidità, non hanno il secondo pilastro e molti altri aspetti restano scoperti, soprattutto la previdenza vecchiaia”, spiega Gabriela Schürch-Wiss, vicepresidente dell’Unione svizzera delle contadine.

Lo dimostra la storia di Regula Aschwanden, ex contadina che oggi vive in un piccolo appartamento e condivide il bagno con altri inquilini. Durante il divorzio è riuscita ad ottenere qualche migliaio di franchi, mentre il resto dei soldi è investito ancora oggi nella fattoria. “Per me la situazione era chiara. Abbiamo costruito tutto insieme. Non avendo nulla, chiaramente lui non poteva pagarmi uno stipendio e tutto ciò che guadagnavamo veniva reinvestito”, racconta.

Il presidente dell’Unione svizzera dei contadini, Markus Ritter, parla di una situazione spesso inevitabile. “In caso di divorzio ogni situazione deve essere valutata a sé. Se ci sono dei soldi è un bene che la donna che ha contribuito per decenni riceva qualcosa, ma se non ci sono i fondi è difficile ed è anche importante sostenere l’attività in sé”, afferma.

Ora, diversi interventi parlamentari vogliono cambiare questa situazione chiedendo una maggiore protezione per i coniugi e l’introduzione di un reddito obbligatorio per le contadine, ma molte piccole attività non se lo potrebbero permettere.

“Se un’attività non è in grado di pagare i collaboratori è praticamente sfruttamento. Per questo non trovo sia giustificato che le donne non vengano pagate”, osserva la sociologa rurale Sandra Contzen, secondo cui legalmente le contadine dovrebbero almeno essere considerate co-proprietarie.

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