Le dimissioni della capo negoziatrice nelle relazioni con l'Unione europea Livia Leu hanno colto tutti di sorpresa. Fra i vari partiti non mancano timori, critiche e dubbi sul tempismo. Da quest’autunno la diplomatica sarà la nuova ambasciatrice a Berlino.
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tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS
Livia Leu da tre anni occupa una carica molto esigente, ha detto il presidente della Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati Pirmin Bischof, definendo molto attrattivo il posto di ambasciatrice a Berlino che andrà a ricoprire.
Tuttavia, ha aggiunto il “senatore”, il momento è “politicamente delicato”. C’è ancora infatti un ultimo round di colloqui esplorativi con Bruxelles da svolgere, poi cominceranno le trattative vere e proprie sull’accordo quadro, con il Consiglio federale che, alla fine di giugno, dovrebbe decidere i punti chiave del mandato negoziale.
Ma le dimissioni, e in particolare il loro timing, non sono piaciute soprattutto alla sinistra. Irritato il capogruppo alle Camere del PS Roger Nordmann, stando al quale giungono in un brutto momento. Il vodese ha parlato di grave battuta d’arresto per il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Per di più, ha sottolineato, l’offensiva comunicativa dei servizi di Ignazio Cassis secondo cui sarebbero stati compiuti progressi nei colloqui con l’Ue “è svanita nel nulla”.
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Sorpresa e disappunto sono stati manifestati anche dal presidente dei Verdi Balthasar Glättli, che ritiene si tratti di una decisione personale di cui però è responsabile il governo. Leu non si è mai sottratta al lavoro e probabilmente sarebbe rimasta in carica se avesse avuto un sostegno sufficiente dal Consiglio federale, ha commentato il consigliere nazionale zurighese.
Rammaricati pure i Verdi liberali. La partenza della segretaria di Stato arriva in un momento inopportuno e rappresenta un ulteriore ostacolo nelle trattative, ha detto Julie Cantalou, co-segretaria generale del partito. Il tempo stringe e l’esecutivo deve fornire risultati, ha avvertito.
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