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La Borsa di Zurigo assorbe senza dolore la fine dell’equivalenza

interno della borsa di zurigo
Qualche timore alla vigilia c'era, ma lunedì alla Borsa di Zurigo non è soffiato nessun vento di panico. © Keystone / Thomas Delley

Le contromisure prese dal Governo svizzero per contrastare la decisione di Bruxelles di porre fine all'equivalenza borsistica sembrano per ora avere avuto successo. La seduta alla Borsa di Zurigo si è chiusa con un leggero rialzo.

L’indice faro della piazza zurighese – lo Swiss Market Index (SMI) – ha registrato lunedì una crescita dello 0,7%, chiudendo a 9’970 punti.

Sulla Borsa di Zurigo non è soffiato quindi nessun vento di panico in questa giornata che coincideva con la fine dell’equivalenza borsistica decisa dall’Unione Europea quale misura di ritorsione per i mancati progressi nei negoziati sull’accordo quadro istituzionale.

Il provvedimento varato dal Governo elvetico, che consiste nel vietare la compravendita di titoli svizzeri nelle borse europee, sembra per il momento avere dato i frutti scontati.

+ per saperne di più sull’equivalenza borsistica

“Le conseguenze per la piazza finanziaria svizzera rimarranno contenute, soprattutto perché la Confederazione ha adottato una contromisura efficace – rileva ai microfoni della Radiotelevisione svizzera un esperto della banca Julius Bär. Le sorprese non sono escluse, ma comunque saranno contenute”.

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Società svizzere fedeli a Zurigo

L’agenzia finanziaria Awp ha dal canto suo chiesto alle 20 società elvetiche inserite nell’SMI come intendono muoversi: 11 dicono di non aver intenzione di abbandonare il mercato elvetico, 1 rifiuta di esprimersi e 8 non hanno preso posizione.

“Al momento per noi non cambia nulla”, fa sapere UBS. Anche ABB e SGS vogliono restare quotate a Zurigo. “Rimarremo certamente fedeli alla borsa svizzera”, conferma da parte sua Sika.

Al momento non è ancora possibile stimare l’impatto della mancata estensione dell’equivalenza borsistica sui volumi di negoziazione e, in generale, sul mercato azionario. Le società SMI sembrano attualmente volersi concentrare principalmente sull’effetto che questi sviluppi hanno sulla liquidità di mercato dei loro titoli.

Novartis non prevede conseguenze importanti e simile è anche la posizione di Roche, Nestlé, ABB e LafargeHolcim. Questi colossi non esprimono un chiaro impegno nei confronti della borsa svizzera, ma non sembrano avere nemmeno progetti di migrazione.

Sette mesi fa in un analogo sondaggio – realizzato dalle testate Tamedia – 14 delle 20 società SMI si erano espressamente dette fedeli a Zurigo, in caso di mancato rinnovo dell’equivalenza. Sei ditte non avevano preso posizione.

Aziende vigilanti

Una cosa appare chiara: nei piani alti delle aziende si guarda con attenzione a quanto sta accadendo. “Stiamo seguendo da vicino le discussioni politiche”, è stata una delle risposte più frequenti. L’assicuratore Zurich fa per esempio sapere che “se necessario si adatterà agli ulteriori sviluppi”.

Le aziende con quotazioni multiple in Svizzera e all’estero non hanno problemi. Alcune società hanno quotato le loro azioni in una borsa valori europea per ragioni storiche: ad esempio LafargeHolcim (Euronext Paris), ABB (Nasdaq SE a Stoccolma) e Aryzta (ISE a Dublino). Ma se questa seconda quotazione esisteva già prima del 30 novembre 2018 si applica un’eccezione al piano d’emergenza del Consiglio federale (governo svizzero).

Secondo LafargeHolcim la stragrande maggioranza delle sue azioni (oltre il 95%) viene comunque scambiata a Zurigo e solo una piccola parte a Parigi. Anche il gruppo del cemento vigila attentamente su quanto sta accadendo.

La situazione si complica un po’ per le aziende straniere quotate in Svizzera, visto che le misure del Consiglio federale riguardano unicamente le imprese domiciliate nella Confederazione. In questa categoria figurano aziende come AMS, Cosmo o Newron. Quest’ultima società ha già reagito: dalla settimana scorsa gli investitori possono comprare i suoi titoli anche alla borsa di Düsseldorf. Newron ha esplicitamente giustificato la seconda quotazione con le discussioni in corso sull’accordo quadro tra l’UE e la Svizzera.

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