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Scandalo Crypto, la Svizzera ora si interroga

Chi sapeva e ha chiuso un occhio? Che ripercussioni avrà lo scandalo su un paese che ha fatto della neutralità e dei buoni uffici la sua carta da visita? E quale sarà l'impatto sull'economia? La vicenda Crypto solleva molti interrogativi in Svizzera e c'è chi chiede una commissione parlamentare d'inchiesta.


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Il caso di spionaggio portato alla luce da un’inchiesta della trasmissione della Radiotelevisione svizzero tedesca Rundschau, dal Washington Post e dalla tv tedesca ZDF sta suscitando un notevole trambusto nella Confederazione.

Villiger era al corrente?

L’ultima notizia trapelata mercoledì è che l’ex consigliere federale Kaspar Villiger (a capo del Dipartimento federale della difesa tra il 1986 e il 1995 e del Dipartimento delle finanze dal 1995 al 2003) sarebbe stato al corrente del fatto che l’azienda con sede nel cantone Zugo era controllata dalla CIA e dal BND (il servizio d’intelligence tedesco) e che avrebbe fornito a mezzo mondo apparecchi crittografici i cui contenuti potevano essere in realtà decrittati attraverso una falla.

Altri sviluppi

A rivelarlo è proprio RundschauCollegamento esterno, che menziona un documento della CIA. Nello stesso documento è fatto anche il nome dell’ex parlamentare federale di Zugo Georg Stucky, che in quanto membro del consiglio d’amministrazione della Cyrpto AG dal 1992 al 2016 sarebbe stato a conoscenza di queste operazioni.

Kaspar Villiger ha respinto categoricamente le accuse, negando di avere mai coperto simili attività, mentre Georg Stucky ha dichiarato di non saperne nulla.

Il Governo – come già indicato martedì – ha dal canto suo aperto un’inchiesta a metà gennaio, affidata all’ex giudice federale Niklaus Oberholzer. Se dovessero emergere fatti penalmente rilevanti, le autorità procederanno alle verifiche d’uso in questi casi, ha indicato mercoledì il Ministero pubblico della Confederazione, che per il momento non si occupa della vicenda di spionaggio.

Documenti scomparsi

La polizia federale aveva indagato sulla Crypto già negli anni ’90 ma l’inchiesta era poi stata archiviata. Jürg Bühler, che all’epoca diresse l’indagine e che oggi è vicecapo del Servizio informazioni della Confederazione (SIC), ha indicato alla Radiotelevisione della Svizzera tedesca SRF che gli atti sono ancora segreti. “Vi si trovano ancora molti dati personali da proteggere”, ha spiegato. Vi sono segnalazioni di servizi stranieri e protocolli di commissioni parlamentari che oggi non possono ancora essere resi pubblici.

Un dossier relativo all’inchiesta sul caso Crypto manca poi completamente: il SIC è venuto a conoscenza della cosa solo di recente, ha detto Bühler. I funzionari deplorano quanto accaduto e sperano che i documenti tornino alla luce, magari perché sono stati iscritti in modo errato negli archivi federali. 

Il servizio del telegiornale:

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Un nome che non è per nulla nuovo

Ricordiamo che la ditta si era trovata sotto la luce dei riflettori già nel 1992, quando un suo dipendente – Hans Bühler – era stato imprigionato per nove mesi in Iran. Le autorità di Teheran sospettavano che gli apparecchi di crittografia che la Crypto gli aveva venduto avessero una cosiddetta ‘backdoor’, una porta d’entrata nascosta che permetteva appunto di leggere comunicazioni ritenute cifrate. Dopo il suo rilascio (la Crypto aveva pagato una cauzione di un milione di dollari) e il rientro in Svizzera, Bühler era stato licenziato. Nel 1994 aveva dichiarato alla stampa che la sua ex azienda era coinvolta in attività di spionaggio. Il caso era finito davanti a un tribunale che aveva dato torto all’ex dipendente.

Già allora la polizia federale aveva investigato, ma aveva chiuso la procedura affermando di non avere trovato prove irrefutabili contro la Crypto.

La Crypto era poi balzata di nuovo agli onori della cronaca nel 2000, quando scoppiò lo scandalo Echelon, il sistema di intercettazioni delle comunicazioni di USA, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Nel 2015, la pubblicazione di un’infinita serie di documenti della National Security Agency aveva permesso di appurare che la Crypto era legata a doppio filo con l’intelligence USA e tedesca. E questo sin dalla creazione dell’azienda nel 1952: il suo fondatore, lo svedese Boris Hagelin, aveva infatti passato un accordo con il ‘padre’ della crittografia americana William Friedmann.

Quello che però finora non si sapeva – rileva un lungo e dettagliato articolo del CryptomuseumCollegamento esterno, un museo virtuale olandese che ha collaborato all’inchiesta giornalistica di questi giorni – è che nel 1970 la CIA e il BND avevano rilevato la Crypto.

Greg Miller, il giornalista del Washington Post autore dell’inchiesta, afferma che “gli svizzeri hanno capito fin dall’inizio cosa stesse succedendo e si sono premurati che la Svizzera acquistasse le apparecchiature della Crypto, ma quelle sicure, non quelle truccate vendute al resto del mondo”.

Ecco l’intervista al giornalista Greg Miller:

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Alla luce di tutte queste informazioni e di quanto già emerso in passato, da più parti si chiede ora che venga fatta chiarezza. In particolare, si teme che la vicenda possa avere delle ripercussioni sulla reputazione di un paese neutrale e considerato affidabile. Una delle carte da visita della Svizzera sono i cosiddetti buoni uffici, ossia il fatto di curare gli interessi di Paesi terzi, di assumerne i compiti consolari o diplomatici. Ad esempio, Berna cura gli interessi americani in Iran. Una politica che un caso simile potrebbe scalfire.

Verdi e socialisti stanno valutando la possibilità di chiedere la creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Un’opzione ritenuta possibile anche dalla presidente del Partito liberale radicale Petra Gössi. L’Unione democratica di centro e il Partito popolare democratico vogliono dal canto loro aspettare le conclusioni dell’inchiesta governativa prima di intraprendere eventuali ulteriori passi.

Il caso sta avendo ripercussioni anche in Germania. L’organo parlamentare di controllo dei servizi segreti ha chiesto al Governo di prendere posizione. È necessario chiarire – ha dichiarato Konstantin von Notz, il deputato verde che presiede l’organo – “se il controllo parlamentare è stato deliberatamente aggirato per circa due decenni”.

La scheda sui buoni uffici della Svizzera e l’analisi dello storico Sacha Zala:

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Le incognite economiche

In Svizzera, qualche preoccupazione sorge anche per l’immagine di affidabilità di tutto un settore economico. Economiesuisse, l’organizzazione ombrello dell’economia che rappresenta circa 100’000 imprese, il caso di spionaggio è una “reliquia della guerra fredda”.

Intervistato dall’agenzia Keystone-ATS, il membro della direzione di Economiesuisse Jan Atteslander rileva che è ancora troppo presto per dire se la vicenda danneggerà la reputazione del paese. Tuttavia – sottolinea – si tratta di un caso unico che coinvolge una sola azienda.

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