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Il Ticino che annaspa dopo la pandemia

Il lungolago di Ascona.
In Ticino chi lavora nel settore turistico è stato particolarmente colpito dalla pandemia. Keystone / Samuel Golay

Stipendi da fame, sfruttamento, rischio fallimento: viaggio nel Ticino che annaspa.

Lui si chiama Francesco, vive in Ticino, a gennaio aveva un lavoro, a luglio si è ritrovato… senza tetto. Una parabola che scende negli abissi, come quella di Andrea e di sua moglie: col loro ristorante riuscivano faticosamente a stare a galla.

Ma oggi – anche a causa del covid 19 e di aiuti pubblici insufficienti – rischiano di fallire e finire in assistenza. E poi c’è Alessandro che rischia di dover chiudere la propria attività per tentare di reinventarsi un futuro. Tutti loro, e non solo, si sono rivolti a Patti chiari – la trasmissione per i consumatori della RSI – per raccontare le loro storie di instabilità, di redditi troppo bassi, di stipendi inadeguati. Ecco il servizio:

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Gli approfittatori

Patti chiari ha indagato tra le pieghe di statistiche che parlano chiaro: l’economia ticinese, che ha già le buste paga più leggere della Svizzera, produce salari sempre più bassi e lavoratori sempre più precari e angosciati. Una realtà che ai politici non piace vedere.

E che il Coronavirus sta aggravando. E mentre c’è chi fa fatica, c’è anche chi ne approfitta, a spese della collettività. Aziende che non si sono fatte alcuno scrupolo ad abusare degli aiuti finanziari straordinari messi in campo dalla Confederazione. Riusciranno a farla franca? Ecco il servizio:

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