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Sfruttatrice thailandese condannata per tratta

Illustrazione a matite colorate. Donna dai tratti orientali seduta in un aula di tribunale; assessori giurati sul fondo
Parzialmente rea confessa, è già in carcere da quattro anni. RSI-SWI

Una thailandese di 58 anni è stata condannata mercoledì a Bienne, nel canton Berna, a 10 anni e mezzo di carcere per tratta di esseri umani, promovimento della prostituzione e altri reati.

È uno dei maggiori casi del genere finora giudicati in Svizzera, dove l’imputata è già in carcere da quattro anni. Ha in parte ammesso i fatti.

Tra l’inizio del 2009 e l’ottobre 2014, la donna aveva fatto arrivare dalla Thailandia 88 connazionali; ne aveva sfruttato lo stato di povertà per farle prostituire in bordelli di varie città elvetiche e si era fatta rimborsare oltre misura per il denaro anticipato.  

Il Tribunale regionale del Giura bernese-Seeland l’ha condannata per 75 casi di tratta di esseri umani avvenuta o tentata, 29 di promovimento della prostituzione e 86 di incitazione all’entrata e al soggiorno illegali.

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La thailandese è stata inoltre riconosciuta colpevole di riciclaggio di denaro per una somma di reato di almeno 120’000 franchi. Per una parte degli episodi portati in tribunale dal pubblico ministero è stata assolta.

Senza scrupoli

Le vittime sono alcuni transessuali e, in gran parte, giovani donne. Giunte in Svizzera seguendo il miraggio di una vita migliore, finivano nelle maglie di quella che il presidente della corte ha definito un’organizzazione ben strutturata e senza scrupoli.

Il processo riaccende, in Svizzera, la discussione sulla prostituzione. Un’attività che nel Paese è legale e regolamentataCollegamento esterno, ma non manca chi vorrebbe vietarla.

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Frauenzentrale, una federazione di associazioni in difesa delle donne, ha lanciato una campagna in tal senso.

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