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Estati sempre più calde e inverni senza neve

Inverni e soprattutto estati sempre più calde e asciutte, meno nevicate ma tanti acquazzoni.

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È lo scenario che ci attende nei prossimi decenni, secondo le previsioni elaborate nello studio condotto da MeteoSvizzera e il Politecnico federale di Zurigo (Eth). In concreto, è stato sottolineato oggi a Zurigo nel corso di una conferenza stampa, questa evoluzione si tradurrà in un aumento significativo delle notti tropicali, delle inondazioni delle zone abitate e delle situazioni di penuria d’acqua per l’irrigazione dei campi. 

In particolare, il progetto “Scenari climatici CH2018” traccia quattro specifiche situazioni che caratterizzeranno la Confederazione alla metà di questo secolo. In estate, da giugno ad agosto, le temperature medie aumenteranno da 2 a 4,5 gradi centigradi, ancora di più le massime che saranno superiori anche di 5,5 gradi.

Le ondate di canicola e le siccità, analoghe a quelle degli anni 2003 e 2018, saranno all’ordine del giorno. Al contempo gli eventi estremi, in particolare le forti precipitazioni, aumenteranno di frequenza e intensità.

Anche gli inverni saranno più caldi, con un aumento medio della temperatura fra i 2 e i 3,5 gradi centigradi. Nella stagione fredda ci saranno più precipitazioni, ma non sotto forma di neve, che alle quote più basse si ridurrà di circa la metà rispetto ad oggi. E l’isoterma di zero gradi è destinato a salire dagli attuali 850 ai 1’500 metri di quota.

Ma questi scenari non sono del tutto ineluttabili, secondo quanto viene evidenziato nell’indagine, secondo la quale è ancora possibile contenere il riscaldamento globale a 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. A condizione però di adottare in tempi ragionevoli provvedimenti adeguati.

“Con una protezione coerente del clima, entro la metà di questo secolo si potrebbero evitare circa la metà, ed entro la fine del secolo i due terzi dei possibili cambiamenti climatici in Svizzera”, ha afferma Reto Knutti, ricercatore in climatologia all’ETH di Zurigo.

Alle autorità federali, che hanno commissionato la ricerca, spetta ora prendere le misure per cercare di circoscrivere gli effetti indicati dagli esperti.

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