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I comuni temono i costi generati dai rifugiati non integrati

Una rifugiata mostra il permesso N, ovvero quello dei richiedenti l asilo.
Una rifugiata mostra il permesso N, ovvero quello dei richiedenti l'asilo. © Keystone / Laurent Gillieron

L'onda lunga dell'arrivo in massa di richiedenti l'asilo nel 2015 comporterà nei prossimi tre anni per i comuni un aumento dei costi pari a 1 miliardo di franchi. La cifra si basa su una stima effettuata sulla base delle previsioni di sei cantoni. Da solo il canton Berna si aspetta sino al 2022 oneri supplementari per 140 milioni. 

Questo poiché la Confederazione si ritira dal finanziamento dei rifugiati riconosciuti e di quelli che beneficiano di una accoglienza temporanea dopo rispettivamente cinque e sette anni. Per alcuni comuni questo comporta un aumento della spesa sociale e si rischia di dover aumentare le imposte.

Gli importi in gioco vengono confermati dalla Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS). “Sì, i nostri specialisti arrivano alla stessa conclusione”, afferma il presidente Christoph Eymann. “Sui cantoni e sui comuni arriverà un aggravio enorme”.

“L’atteso miliardo fa paura, ma non dobbiamo capitolare”, afferma il consigliere nazionale di Basilea Città e del PLD, il partito liberale democratico che a livello cantonale è ancora separato dal PLR (ma ne fa parte a livello nazionale). “Servono nuove misure per far fronte alla situazione”.

Eymann ammette che è difficile pensare di riuscire a integrare i nuovi arrivati nel mondo del lavoro. “E se non ci riusciremo, cosa che dobbiamo forse temere, la Confederazione non si potrà sganciare: dovrebbe aumentare il suo impegno finanziario per sgravare cantoni e comuni”.

Il presidente del COSAS dice di capire che i comuni si sentano abbandonati a loro stessi. A suo avviso in primo luogo deve giocare la solidarietà intercantonale, con una perequazione finanziaria. Poi si dovrà pensare seriamente a un coinvolgimento della Confederazione.

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