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Conti da mettere in ordine? Un “aiutino” può venire dalle mafie

tvsvizzera

di Aldo Sofia

Le mafie potrebbero dare un “aiutino” ai dissestati conti della Repubblica italiana. Fantasie? Per niente. Il fatto è che l’Eurostat – che elabora le statistiche ufficiali dell’Unione Europea – ha inserito nel paniere per il calcolo del Prodotto Interno Lordo (PIL) anche i proventi di alcune – nemmeno tutte – attività illegali: droghe, prostituzione, contrabbando. Roma potrebbe così trovarsi con conti pubblici un tantino alleggeriti.

Sorpresi? Increduli? Indignati? Tutto inutile, a quanto pare. Il problema etico sembra ampiamente superato dalla disperata ricerca di “entrate” da mettere sul piatto del ricalcolo. Dalle parti di Bruxelles, e di Palazzo Chigi, la morale può attendere, o semplicemente andare a farsi benedire.

Le attività illegali che entrano nel “paniere” europeo varrebbero lo 0,9 per cento del Pil: 10,5 miliardi di euro la droga, 3,5 la prostituzione, 300 milioni il contrabbando di sigarette, più gli “spiccioli” dovuti all’indotto dei tre settori (che so, i mezzi pubblici utilizzati dai pusher, o gli appartamenti affittati dalle “signorine”, oppure l’istallazione dei doppi fondi sulle auto dei moderni “spalloni”….).

Ma torniamo a quello 0,9% di PIL in più che deriverebbe dalla “cattiva economia”. Ricorderete: poche settimane fa l’ISTAT (ufficio italiano di statistica) aveva “raggelato” il governo Renzi – e ringalluzzito l’opposizione – annunciando per il secondo trimestre di quest’anno una crescita sottozero, che, unita al dato negativo del trimestre precedente, ha fatto entrare il Paese in fase di recessione.

Ebbene, grazie alla “finanza creativa” che recupera i “vantaggi” del malaffare, l’economia della Penisola risulterebbe in leggera ripresa, e quindi in grado di stare sotto il famigerato 3% del rapporto PIL/debito imposto dall’Unione col controverso Patto di stabilità. Un toccasana. E immaginate quali favolosi vantaggi e suon di fanfare se i “maghi” di Bruxelles non si fossero limitati a sole tre voci della produzione illegale, in un’Italia in cui il “sommerso tollerato” garantisce lavoro a milioni di persone, e dove si calcola che complessivamente i profitti delle organizzazioni criminali superano ampiamente i cento miliardi di euro.

Per onestà occorre dire che nei nuovi parametri, insomma nel ricalcolo, entrano “voci” fortunatamente assai più “nobili”, per esempio le spese per la ricerca. Il che rende ancor più paradossale, e umiliante, il loro accostamento con i soldi dell’illegalità. Si capisce l’imbarazzo con cui il premier Renzi ne ha parlato nel salotto di Bruno Vespa: “Alla fine il ministro dell’economia Padoan mi ha spiegato che si tratterà di briciole, anche se ammetto che in un primo momento ci avevo fatto la bocca”.

Sta di fatto che, a fronte dei nuovi metodi di calcolo, il governo ha rinviato al prossimo mese il DEF, documento di economia e finanza. Sperando nell’ “aiutino” della contabilità criminale?

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