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Quasimodo e l’elogio del traduttore svizzero

Primo piano di Salvatore Quasimodo in giacca e cravatta; s intravvedono soprammobili a sx e dx
Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959. RSI-SWI

Nel 1961 Salvatore Quasimodo, poeta italiano insignito del Nobel per la letteratura due anni prima, rivide a Lugano lo scrittore e docente di scuola superiore Pericle Patocchi, suo traduttore in francese. La Radiotelevisione svizzera documentò parte dell'incontro.

Patocchi, nato a Lugano da padre svizzero e madre italiana, era rientrato in Ticino per insegnare, dopo aver completato gli studi liceali e universitari in Svizzera francese (vivrà a sud delle Alpi, ma la sua opera letteraria sarà quasi interamente in francese).

Davanti alla telecamera dell’allora TSI, i due raccontano come si sono scelti l’un l’altro e si soffermano su cosa significhi rendere in un’altra lingua “la voce di un poeta” (lo stesso Quasimodo aveva tradotto Omero, Catullo, Virgilio).

Il “modo di pronunziare”

“Non significa riprodurre soltanto il tono e i valori fonici, sarebbe semplicissimo”, sostiene il premio Nobel, “ma è scendere profondamente nel modo di pronunziare di quel dato poeta”.

Patocchi, che dal canto suo confida di essere stato “spaventato e felice allo stesso tempo” all’idea di tradurre Quasimodo, rivela il suo metodo: ha chiesto all’autore di recitare le sue stesse poesie e ha “preso nota dei ritmi”.

Contenuto esterno

La doppia intervista di Renato Regli a Quasimodo e Patocchi fu trasmessa dalla Radiotelevisione svizzeraCollegamento esterno il 19 giugno del 1961, nell’ambito di ‘Biblioteca’. Si conclude con una poesia recitata dai due protagonisti nelle rispettive lingue.

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