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Bruxelles non priverà gli svizzeri del fucile d’assalto

Gli svizzeri non saranno obbligati a consegnare le armi. Keystone

Gli svizzeri potranno continuare a tenere a casa il loro fucile d'assalto al termine del servizio militare. Il progetto della Commissione europea di vietare il possesso privato di armi semiautomatiche non è stato approvato dai ministri europei. Comunque vi sono sempre meno svizzeri che tengono l'arma una volta liberati dagli obblighi militari.

La proposta di Bruxelles aveva impensierito Berna: in quanto membro dello spazio Schengen, la Svizzera sarebbe stata obbligata ad allinearsi alle direttive UE. Ma alla fine le autorità elvetiche hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.

“L’Unione europea non vieterà il fucile d’assalto in Svizzera”, ha dichiarato giovedì la ministra elvetica di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, al termine dell’incontro a Bruxelles con i ministri dell’interno dell’UE. “Una netta maggioranza non vuole questo cambiamento”, ha precisato.

I ministri europei hanno trattato per la prima volta le proposte della Commissione. Il progetto di inasprimento della legge europea sulle armi risale alla metà di novembre, a seguito degli attentati di Parigi.

“Occorre adottare delle misure quando è in gioco la sicurezza”, ha detto Simonetta Sommaruga. Ma la Confederazione è fautrice di soluzioni pragmatiche, che rispettano la tradizione svizzera, ha aggiunto. Nel 2012, in seguito a un intervento parlamentare, il governo aveva già preso misure contro l’uso abusivo delle armi.

D’altra parte, le cifre del Ministero della difesa indicano che sono sempre meno gli svizzeri che scelgono di mantenere la loro arma, una volta terminato il servizio militare. Non solo sono calati gli effettivi dell’esercito con le successive riforme, ma si è pure notevolmente ridotto il numero di soldati e ufficiali che tengono la loro arma, una volta liberati dagli obblighi militari.

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