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Il Parlamento svizzero slitta verso destra

Solo due presidenti dei maggiori partiti possono festeggiare lo scrutinio di questa domenica. Keystone

Chiaro spostamento a destra del baricentro politico dopo le elezioni federali di questa domenica: con 65 mandati alla Camera del popolo, l’Unione democratica di centro segna addirittura un nuovo primato. In progressione anche il Partito liberale radicale. In calo invece tutti gli altri maggiori partiti. I grandi perdenti sono i Verdi e Verdi liberali.

Il successo delle forze di destra e centro-destra va ancora oltre le previsioni formulate negli ultimi mesi dai sondaggi elettorali. L’Unione democratica di centro (UDC, destra) conquista 11 seggi in più alla Camera del popolo rispetto a quattro anni fa , salendo a quota 65. Il Partito liberale radicale (PLR, centro-destra) ottiene a sua volta 3 mandati in più, raggiungendo 33 seggi. Sommando anche i 2 rappresentanti della Lega dei ticinesi e il seggio detenuto dal Mouvement Citoyen Romand, le forze di destra e centro destra dispongono così per i prossimi quattro anni di una maggioranza di 101 seggi alla Camera del popolo (200 seggi in totale).

Legislativo svizzero

Dal 1931, il Parlamento svizzero viene eletto ogni 4 anni.  

Il 18 ottobre il popolo era chiamato a rinnovare i 200 seggi della Camera del popolo (Consiglio nazionale) e 45 dei 46 seggi della Camera dei Cantoni (Consiglio degli Stati). Il nuovo senatore del cantone di Appenzello interno è già stato eletto in aprile dalla Landsgemeinde (assemblea dei cittadini). 

La prossima legislatura si aprirà il 30 novembre con l’inizio della sessione invernale delle Camere federali. Il 9 dicembre, le due Camere riunite (Assemblea federale) saranno chiamate a (ri)eleggere i 7 membri del governo svizzero (Consiglio federale).

Tra gli altri maggiori partiti, il Partito socialista (PS) riesce a conservare la sua base elettorale, ma perde 3 rappresentanti alla Camera del popolo. A sinistra deve cedere 4 seggi anche il Partito ecologista svizzero (PES). Sconfitti i tre partiti di centro: il Partito popolare democratico (PPD) deve rinunciare ad un seggio, il Partito borghese democratico (PBD) perde due mandati, mentre i Verdi liberali (VL) si ritrovano addirittura con 5 seggi in meno. 

Si rafforza la destra 

Si conferma quindi un’altra vittoria elettorale per l’UDC, che raggiunge addirittura il 29,4% dei voti (+2,8%), raccogliendo non solo il miglior risultato della sua storia ma anche la più alta percentuale strappata da un partito dall’introduzione del sistema di voto proporzionale, oltre un secolo fa. Il partito di destra aveva registrato una costante progressione tra il 1987 e il 2007, salendo dall’11 al 28,9% dei voti. Quattro anni fa aveva però subito una flessione di 2,3 punti, in seguito tra l’altro alla scissione della sua ala moderata, confluita nel Partito borghese democratico. 

L’UDC ha saputo di nuovo porre i più grandi accenti in questa campagna elettorale, puntando ancora una volta sul tema della migrazione e, in particolare, dell’asilo. Lo schieramento di destra era già riuscito dall’anno scorso a catalizzare l’attenzione sulla questione degli stranieri, grazie al successo strappato con l’iniziativa per un freno all’immigrazione, approvata di stretta misura dal popolo il 9 febbraio 2014, nonostante l’opposizione di tutti gli altri partiti. Sul fronte dell’asilo l’UDC ha inoltre approfittato negli ultimi mesi dell’emergenza migranti che ha interessato tutta l’Europa e che ha focalizzato anche in Svizzera l’attenzione dei media su questo tema. 

Per il presidente del partito Toni Brunner, il successo odierno è da iscrivere alle preoccupazioni per il massiccio afflusso di migranti e dell’assenza di una distinzione tra le persone veramente perseguitate e i migranti economici. “Il tema dell’immigrazione darà parecchio da fare nel corso della prossima legislatura”, ha avvertito Brunner, secondo cui il problema dell’asilo deve ancora essere risolto. 

Il PLR blocca la sua emorragia di voti

Pure in crescita di voti il PLR, che sale al al 16,4% (+1,3%). Per i liberali radicali si tratta addirittura di un successo di valore storico. La formazione di centro-destra era infatti in continua perdita di suffragi da oltre un trentennio: il suo elettorato è sceso dal 24% dei voti nel 1979 al 15,1% nel 2011. “Dopo aver perso per 36 anni, anche una piccola vittoria rappresenta un successo”, ha dichiarato il presidente del PLR, Philipp Müller, secondo il quale il risultato di queste elezioni va iscritto in particolare al lavoro svolto dalle sezioni cantonali del partito. 

Il PLR, che negli ultimi anni si è spostato gradualmente verso destra, sembra quindi aver finalmente trovato un rimedio per bloccare la sua lunga emorragia elettorale, ma rimane ben lontano dall’obbiettivo, proclamato dal suo presidente Philipp Müller, di diventare la seconda forza politica nazionale. 

Perde seggi la sinistra 

Al secondo rango si mantiene infatti il Partito socialista (PS), che si piazza al 18,8% (+0,1%), dopo che la sua quota elettorale si era abbassata dal 23,3% nel 2003 al 18,7% nel 2011. I socialisti devono però cedere 2 seggi alla Camera del popolo. “Credo che siamo riusciti a far passare alcuni nostri temi”, ha dichiarato il presidente del PS, rallegrandosi per il risultato ottenuto dal suo partito, nonostante lo slittamento verso destra dell’elettorato. In questa legislatura, il PS ha registrato una lunga serie di insuccessi con le sue iniziative popolari volte a ridurre le disparità sociali, ma ha potuto invece far adottare diverse sue proposte in parlamento, riuscendo a raccogliere il sostegno degli schieramenti del centro. 

Sempre per quanto riguarda la sinistra, è invece in calo di consensi il Partito ecologista svizzero (PES), che scende al 7,1% (-1,3%) dei voti. Dopo aver raggiunto il suo massimo storico nel 2007 (9,6% dei suffragi), il PES non è più è stato in grado da allora di far leva sulle questioni ambientali per allargare il suo elettorato. Gli ecologisti avevano perso consensi perfino nel 2011, un anno contrassegnato dall’incidente nucleare di Fukushima e dall’avvio di una grande svolta energetica, sostenuta ormai anche dai partiti di centro. Secondo la copresidente del PES Adèle Thorens, dopo il successo riportato dalle forze di destra, “vi sono ora da attendere  tempi duri per la politica ambientale in Svizzera”.

Sconfitta per le forze emergenti del 2011 

Primo rappresentante della Quinta Svizzera 

Per la prima volta in un’elezione federale, il popolo ha eletto in Parlamento anche uno svizzero residente all’estero. 

Tim Guldimann, ex ambasciatore elvetico a Berlino, figura infatti tra i candidati del Partito socialista del canton Zurigo scelti per la Camera del popolo per i prossimi quattro anni. 

Guldimann ha annunciato che non intende ritornare a vivere in Svizzera dopo la sua elezione. “Sono uno svizzero dell’estero e gli svizzeri dell’estero vivono all’estero”, ha dichiarato l’ex diplomatico.  

Al centro, il PPD prosegue la sua lunga discesa iniziata – come per l’altro grande partito storico svizzero, il PLR – oltre una trentina di anni fa. Questa volta i popolari democractici regredirebbero all’11,6% dei suffragi (-0,7%), contro il 21,3% che detenevano nel 1979. Il PPD ha cercato anche in questa campagna elettorale di puntare sul tema della famiglia, senza però convincere nuovi elettori. Nel marzo scorso il PPD aveva addirittura subito una cocente sconfitta dinnanzi al popolo, con la sua  iniziativa che mirava ad alleggerire il carico fiscale per le famiglie. Secondo il presidente del partito Christophe Darbellay, in futuro bisognerà lavorare per rafforzare i partiti moderati, necessari per trovare soluzioni a problemi quali la politica energetica, il risanamento dell’AVS e i rapporti con l’Europa.

Tra gli sconfitti di queste elezioni federali figurano infine i due nuovi partiti del centro, che appena quattro anni fa avevano registrato una forte progressione elettorale e si erano profilati come forze emergenti. Perdono infatti voti sia i VL, che nel marzo scorso avevano subito a loro volta un pesante rovescio con l’iniziativa per una nuova tassa ecologica, sia il PBD, che non ha potuto estendere la sua base elettorale in altri Cantoni, al di fuori delle sue tre roccaforti, in cui è nato nel 2008. Mentre i VL scendono a quota 4,1% (-1,3%), il PBD si ritrova al 4,6% (-0,8%).

Composizione del governo in discussione 

Con le elezioni di questa domenica, il baricentro della politica federale si sposta quindi nuovamente verso destra. I seggi guadagnati dall’UDC e dal PLR potrebbero bastare a questi due partiti per rimettere in discussione la composizione del governo svizzero. Ad essere minacciato è innanzitutto il seggio detenuto dalla rappresentante del PBD Eveline Widmer Schlumpf. Il piccolo partito di centro, sceso al di sotto del 5%, incontrerà probabilmente grandi difficoltà a giustificare il suo diritto ad una poltrona governativa in vista dell’elezione del Consiglio federale, il prossimo 9 dicembre, da parte del Parlamento. 

Il successo delle forze di destra e centro-destra potrebbe inoltre rimettere in gioco diversi dossier rimasti in sospeso nell’ultima legislatura e che dovranno essere chiusi dal nuovo Parlamento. Tra questi la nuova Strategia energetica 2050, i cui principi sono stati approvati dall’ex maggioranza di centro e di sinistra delle Camere federali, ma che non è ancora stata adottata definitivamente dai parlamentari, in quanto vanno regolati ancora diversi punti. Rimane inoltre incerto il progetto di riforma del sistema di previdenza previdenziale, approvato finora soltanto dalla Camera dei Cantoni. 

La vittoria dell’UDC sulla stampa italiana

«Avanza la destra nazionalista», «In Svizzera trionfa la destra anti-immigrati»… La vittoria dell’Unione democratica di centro (UDC) non è sfuggita alla stampa italiana, che sottolinea come l’immigrazione sia stata al centro della campagna elettorale.

Una vittoria – scrive Il Sole 24 Ore – che «potrebbe avere riflessi anche sui rapporti con l’Unione Europea nel suo complesso e con i singoli paesi dell’UE, Italia compresa». Ricordando l’accettazione dell’iniziativa «contro l’immigrazione di massa», che sta di fatto rimettendo in discussione gli accordi bilaterali con l’UE, Il Sole 24 Ore annota che per il governo svizzero le discussioni con Bruxelles «saranno ora ancor più difficili».

Il Corriere della Sera sottolinea da parte sua l’elezione di Magdalena Martullo-Blocher, figlia del leader dell’UDC Christoph Blocher: «In molti hanno paragonato la sua ascesa a quella di Marine Le Pen, leader del partito francese di estrema destra nazionalista Front National e figlia del fondatore del movimento, Jean-Marie Le Pen».

Per La Repubblica, «la stabilità del sistema non lascia intravedere grandi sorprese, ma l’esito del voto potrebbe comunque risultare molto significativo per gli equilibri interni del sistema partitico elvetico; un ulteriore spostamento verso destra anche di pochi seggi in parlamento potrebbe infatti modificare la distribuzione delle poltrone dell’esecutivo fra i vari partiti, a vantaggio dell’Udc, il partito della destra più conservatrice e antieuropeista di Christoph Blocher».

(ats)

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