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No di Berna e Basilea al voto degli stranieri

I cittadini erano chiamati alle urne domenica, ma l'afflusso è stato scarso Keystone

Oltre che per la votazione federale, in 14 cantoni i cittadini domenica erano chiamati alle urne per esprimersi anche su oggetti di carattere regionale. Fra di essi spicca il rifiuto di Berna e di Basilea Città di accordare il diritto di voto agli stranieri a livello cantonale.

A Basilea Città, l’elettorato ha bocciato, con l’80,9% di no, un’iniziativa che chiedeva di accordare il diritto di voto e di eleggibilità agli stranieri domiciliati da almeno cinque anni nel cantone. I basilesi hanno pure rifiutato un controprogetto che proponeva di accordare gli stessi diritti agli stranieri domiciliati da dieci anni nel cantone. Questo testo è stato rifiutato con una proporzione del 61% di no. Si tratta del terzo tentativo fallito nel giro di 15 anni nel cantone renano.

La stessa sorte è toccata domenica nel canton Berna all’iniziativa “Vivere insieme – votare insieme”, che domandava il diritto di voto e di eleggibilità a livello comunale agli stranieri residenti da almeno 10 anni in Svizzera e cinque nel cantone. Anche il responso dei bernesi è stato secco: il 71% dei votanti ha messo un no nelle urne. Pure in questo caso non si tratta del primo tentativo. Un’iniziativa simile era stata rigettata dai bernesi nel 1994.

Al momento in Svizzera solo a Neuchâtel e nel Giura gli stranieri hanno diritto di partecipare alle votazioni cantonali. Inoltre, a parte in Vallese, in tutti gli altri cantoni romandi questo diritto esiste a livello comunale. Nulla di ciò in Ticino, mentre nella Svizzera tedesca, i comuni di Appenzello esterno e Grigioni hanno la facoltà di introdurre il diritto di voto per gli stranieri. Soltanto una quindicina, però, finora lo ha fatto.

Nucleare sì, scorie no

Fra le votazioni cantonali che domenica hanno destato interesse anche a livello nazionale c’era quella sull’energia atomica a Nidwaldo. I cittadini del piccolo cantone della Svizzera centrale hanno ancora una volta fatto sapere di essere favorevoli all’energia nucleare, pur essendo decisamente contrari a un deposito di scorie radioattive in casa loro, sotto il Wellenberg.

I votanti nidvaldesi hanno infatti respinto nettamente – 7398 voti contro 4159 – l’iniziativa lanciata dal Partito socialista “per l’uscita a tappe dal nucleare”. Essa chiedeva che la società elettrica cantonale EWN rinunciasse a far capo alle centrali atomiche entro la fine del 2039 e che nel contempo vendesse tutte le sue partecipazioni nelle centrali stesse. Più della metà dell’energia elettrica distribuita dalla EWN nel cantone è attualmente di origine nucleare.

Ventata di ecologia a Basilea Campagna, dove l’elettorato ha approvato, con il 62,4% dei voti, un progetto mirante ad aumentare dall’attuale 3% al 40% entro il 2030 la quota delle energie rinnovabili nel consumo elettrico e termico cantonale. Per raggiungere l’obiettivo il Cantone dovrà puntare essenzialmente su una migliore efficienza energetica degli stabili.

Il testo approvato è il controprogetto di governo e parlamento a una iniziativa popolare dei Verdi che chiedeva un aumento della quota di energie rinnovabili al 50% entro il 2030. Contrariamente al progetto adottato, il testo dei Verdi includeva nel computo anche il traffico stradale.

Altri due cantoni per un modello comune di scuola

Con il 56,2% di sì, i cittadini di Basilea Campagna hanno anche deciso di aderire al concordato intercantonale HarmoS per l’armonizzazione della scuola obbligatoria. Un’adesione avallata domenica anche dall’elettorato di Soletta, che ha dato il nullaosta con il 58,4 di sì.

Il concordato HarmoS è entrato in vigore il 1° agosto 2009, dopo essere stato adottato dal minimo richiesto di 10 cantoni. I cantoni che finora hanno detto “sì” al concordato sono 15, mentre sette si sono opposti.

Il centro autonomo di Berna non sarà venduto. Con il 68,4% dei voti i bernesi hanno respinto un’iniziativa dei Giovani UDC che voleva smantellare la Reitschule. Il controverso centro culturale alternativo è dunque così stato salvato per la quinta volta alle urne.

I democentristi, sostenuti dalla sezione locale del Partito liberale radicale, chiedevano la vendita e la chiusura dell’ex stabile della scuola di equitazione – a due passi dalla stazione centrale – entro la fine del 2011.

L’elettorato di Locarno hanno seccamente rifiutato l’acquisto da parte della città del Rivellino del castello visconteo, che potrebbe essere opera di Leonardo da Vinci. I votanti hanno bocciato il credito di 1,3 milioni di franchi per l’acquisto con 2’253 no contro 1141 sì. La partecipazione al voto è stata del 38,5%.

Il referendum contro il credito era stato lanciato da “Svegliati Locarno” che non riteneva che l’acquisto dovesse essere una priorità per la città, che progettava di rivalorizzare il Rivellino e farne un’attrazione turistica. La roccaforte eretta nel 1507 resta dunque in mani private. Essa appartiene a nove privati cittadini.

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