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L’iniziativa per il servizio pubblico “è un imbroglio”

Redazione Swissinfo

La difesa del servizio pubblico è un tema che sta a cuore ai sindacati. Eppure combattono l'iniziativa "A favore del servizio pubblico". Questa proposta non mantiene alcuna promessa, argomenta Dore Heim, segretaria dirigente dell'Unione sindacale svizzera (USS).

Giù i prezzi e su i servizi! È quanto promette l’iniziativa a favore del servizio pubblico. Pertanto nei servizi di base non si dovrebbe aspirare al profitto, con i suoi proventi non si dovrebbero finanziare trasversalmente altri settori e gli stipendi dei dipendenti di queste aziende non dovrebbero essere superiori a quelli degli impiegati federali.

I sindacati combattono l’iniziativa perché, contrariamente alle promesse dei promotori dell’iniziativa, avrebbe conseguenze disastrose:

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1.   Oggi, le aziende di infrastrutture La Posta, FFS e Swisscom hanno l’esplicito mandato del Consiglio federale di realizzare un profitto. Ed effettivamente ci sono alcuni campi dei servizi che sono estremamente redditizi, come il traffico passeggeri a lunga percorrenza delle FFS o il traffico dei pagamenti di PostFinance. La legittimità di questo mandato del profitto nel caso in cui fosse approvata l’iniziativa, è altamente discutibile. Nel caso delle FFS, che nel 2015 hanno generato 131 milioni di franchi svizzeri di utili con il traffico passeggero, significherebbe che la Confederazione avrebbe dovuto innestare più soldi per finanziare gli elevati costi delle infrastrutture ferroviarie.

2.   Oggi nel gruppo La Posta c’è un reciproco finanziamento incrociato: la Confederazione finanzia l’AutoPostale ogni anno con circa 200 milioni di franchi e sovvenziona con 50 milioni di franchi la distribuzione dei giornali da parte della Posta. D’altra parte nell’ultimo anno nella cassa della Confederazione sono affluiti 200 milioni di franchi provenienti dai profitti generati dal gruppo La Posta. In caso di accettazione dell’iniziativa, la Posta comporterebbe soltanto costi, non porterebbe più introiti. Quanto ci vorrebbe prima che ciò porterebbe l’opinione pubblica a chiedere di limitare i servizi postali di base?

3.   La Swisscom è una società per azioni privata con molti piccoli azionisti. L’iniziativa non consentirebbe più di distribuire dividendi. La Confederazione dovrebbe dunque liquidare tutti i piccoli azionisti. Cosa che non potrebbe sopportare finanziariamente. Dunque si ritirerebbe e cederebbe la maggioranza delle azioni ai privati. Cosicché la Swisscom sarebbe completamente privatizzata e le pubbliche autorità non avrebbero più alcun influsso sulla politica di gestione e di conduzione del personale.

Dore Heim è membro della segreteria centrale dell’USS dal 2012. In particolare è responsabile dei dossier riguardanti i servizi pubblici, le politiche delle infrastrutture e del personale federale. In precedenza, dal 1999 al 2012, era direttrice dell’Ufficio per l’uguaglianza della città di Zurigo. Yoshiko Kusano

4.   Tramite la Swisscom e la Posta, la Confederazione incassa in media circa 600 milioni di franchi all’anno. I promotori dell’iniziativa sostengono che in tal modo si sovvenzionano spese militari. Cosa che con l’iniziativa vogliono impedire. Questa è pura polemica. La realtà è che se vengono a mancare gli introiti, devono essere effettuati risparmi. Ma i risparmi non sono fatti nell’esercito – l’attuale programma di risparmio lo mostra – sono fatti nella formazione e la ricerca, nel personale federale, nella cooperazione allo sviluppo, nel settore dei trasporti pubblici e nelle assicurazioni sociali.

5. Contrariamente a quanto affermano i promotori, l’iniziativa non chiede un limite massimo degli stipendi dei dirigenti, bensì un adeguamento dei salari di tutti i dipendenti a quelli dell’amministrazione federale. Ciò limita però fortemente il potere contrattuale dei sindacati. Quindi i negoziati salariali annuali dipenderebbero sempre dalla buona volontà del parlamento federale, che sarebbe l’istanza federale competente. Le parti sociali sarebbero estromesse dall’intero processo di formazione salariale!

6. I divieti dell’iniziativa riguardano tutte le aziende che hanno una missione di servizio pubblico. Prendiamo ancora l’esempio della Swisscom: la sua concessione per il servizio universale scade nel 2017. La Swisscom non potrebbe verosimilmente più candidarsi per la concessione se fosse vincolata a simili drastiche restrizioni. Il Consiglio federale la dovrebbe costringere e indennizzarla per tale servizio. Ma la Confederazione stessa non potrebbe partecipare ai profitti. Ciò innescherebbe una contrattazione per una fornitura minima, come con la Posta.

7. Ci aspettiamo inoltre che l’iniziativa porterebbe ad uno scorporo delle aziende: i settori redditizi sarebbero privatizzati, mentre quelli deficitari rimarrebbero allo Stato. Una pessima prospettiva per i dipendenti che ora sono protetti da un buon contratto collettivo di lavoro!

L’iniziativa è un imbroglio. Condurrebbe a tagli di posti di lavoro, al deterioramento delle condizioni di lavoro e a una riduzione del servizio di base. 

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autrice e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch.

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(Traduzione dal tedesco)

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