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“Bloccare per un giorno per aprire le porte dell’Europa”

Fra i camionisti in agitazione: gli attivisti di Greepeace Keystone Archive

Dalle cinque alle diciassette di mercoledì la dogana di Chiasso è rimasta bloccata. La protesta dei camionisti sui problemi di transito è passata ai fatti.

Alla dogana commerciale di Chiasso Brogeda ha regnato per tutto il giorno una calma insolita. Nessuno agli sportelli per le pratiche, mancava il consueto fragore dei mezzi pesanti che quotidianamente solcano le Alpi.

Una colonna di automezzi, ferma sul lato italiano, segnalava il malcontento degli operatori verso la limitazione del traffico, introdotta dalle autorità elvetiche dopo l’incidente del Gottardo.

L’azione si è svolta contemporaneamente anche sul Fréjus, sul Brennero e sul S. Bernardo. La colonna sul versante italiano a Chiasso ha raggiunto nella mattinata una decina di chilometri, oltrepassando lo svincolo di Como.

In Svizzera, la polizia ha reagito d’anticipo, deviando il traffico pesante in diversi punti prima del Monte Ceneri ed oltre Gottardo per garantire un normale flusso del traffico privato.

Le rivendicazioni

I rappresentanti di categoria presenti sul posto hanno confermato come la protesta intendesse soprattutto rendere attenta la politica sulla situazione problematica degli autotrasportatori che, un po’ ovunque, trovano difficoltà nel passaggio delle Alpi. Il motto della giornata era: “Chiudiamo le Alpi per un giorno per aprirci le porte dell’Europa”.

Uno dei camionisti che hanno aderito all’azione ha affermato: “Le ore di sosta che ci vengono imposte sulla corsia di sicurezza delle rampe del San Gottardo non sono dignitose. Si tratta di un affronto alle libertà di circolazione”. Le accuse di egoismo verso le autorità elvetiche si sono cumulate tra i presenti. Anche il divieto di transito notturno non piace. Secondo i camionisti la sua abolizione porterebbe ad un traffico più fluido per tutti, togliendo i camion dalle strade nelle ore di punta.

Ma nell’aria c’era la certezza che le rivendicazioni saranno difficilmente raggiunte. Nel frattempo però la ventina di presenti non ha mancato l’occasione per far sentire la propria posizione ai mass media accorsi in forze.

Con un veicolo da mercatino, ricolmo di panini e altre vivande, i dimostranti hanno manaifestato la loro volontà di tenere duro. Un gazebo riparava dalla fine pioggia che cadeva su Chiasso, dopo la lunga siccità. Alcuni hanno distribuito materiale informativo.

L’intervento di Greepeace

Verso le nove del mattino hanno raggiunto il luogo del blocco alcuni attivisti ecologisti. Vestiti con le classiche tute bianche, hanno distribuito cornetti e caffè caldo e parlato con i presenti.

I militanti di Greenpeace hanno poi srotolato uno striscione con scritto: “Grazie per la giornata d’aria”. Nei volantini distribuiti Greenpeace esprime la sua solidarietà con i camionisti per il lavoro duro e per le ore d’attesa che sopportano, fin qui pacificamente, sulle rampe d’accesso del Gottardo.

Quello che poteva essere un’azione di provocazione è sfociata in una discussione pacifica. Tutti hanno sostenunto la tesi che i trasporti su gomma dovrebbero limitarsi alla distribuzione regionale, mentre le lunghe distanze devono passare su rotaia. Ma per i camionisti la realtà ideale rimane lontana.

Da parte italiana Legambiente, anch’essa presente alla dogana di Brogeda, ha affermato che l’emergenza aria di questi giorni «è la prova che bisogna seguire la strada intrapresa dalla Svizzera con la Tassa sul trasporto pesante».

Le aspettative verso la politica

Per il momento, il rappresentante della Federazione degli autotrasportatori italiani (FAI), organizzazione di categoria italiana organizzatrice della protesta, ha dichiarato a swissinfo di rispettare sia le necessità di sicurezza che quelle ambientali delle autorità svizzere. Secondo la FAI questi traguardi non si raggiungono tuttavia con le colonne chilometriche ed i lunghi tempi d’attesa.

Il fatto che i pullman abbiano libero accesso al tunnel, malgrado trasportino decine di persone, sembra un affronto insopportabile. Anche il divieto di sorpasso, il sistema di riscossione delle tasse sul traffico e il continuo controllo della polizia disturbano i presenti che si sentono alla stregua di “ricercati”, come conferma un presente.

L’introduzione della cadenza di quattro ore per passare il tunnel poi ha creato solo malcontento. Da una parte non è previsto un servizio d’assistenza. I camionisti sono abbandonati ai lati della strada. Dall’altra per tutti si crea il problema della puntualità di consegna. Dalle quattro ore per attraversare la Svizzera, necessarie in precedenza, si è passati a oltre dodici.

L’organizzazione ha lanciato una nuova proposta all’attenzione della Commissione europea e del Consiglio federale. Attraverso un contingentamento dei veicoli pesanti sarebbe possibile migliorare la viabilità all’interno del continente. Mantenendo il numero di automezzi attuale, l’aumento degli scambi dovrebbe trovare allora altre vie. Dunque meno viaggi a vuoto ed un adattamento progressivo delle infrastrutture ferroviarie.

Le autorità svizzere non si impressionano

Il Dipartimento federale dei trasporti (DATEC) ha annunciato per tutta risposta che non si lascia impressionare dai blocchi degli autotrasportatori italiani, e non pensa affatto di abolire il divieto di circolazione notturna. Il divieto «è iscritto nella legge e non c’è ragione di tornare sulla questione», ha dichiarato alle agenzie Claudine Godat Saladin, portavoce del DATEC, ricordando che questa misura a protezione dell’ambiente e della popolazione è stata difesa con successo durante i negoziati bilaterali con l’Unione europea.

Anche le recriminazioni italiane contro la Tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP) non trovano comprensione a Berna: la tassa «è un importante strumento della politica dei trasporti che mira a trasferire, nella misura del possibile, le merci su rotaia», ha affermato la portavoce.

Il DATEC giudica poco comprensibili le obiezioni degli autotrasportatori dopo che la rapida riapertura del San Gottardo era stata salutata da tutti i professionisti della strada. A suo avviso, soltanto un traffico regolamentato come avviene oggi è in grado di evitare tragici scontri frontali tra Tir come quello avvenuto lo scorso 24 ottobre. Ma i camionisti non sono d’accordo.

Daniele Papacella, Chiasso

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