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«Solo gli sciocchi non cambiano opinione»

André Dosé, presidente della direzione di Swiss Keystone

Il trasporto aereo attraversa una gravissima crisi. Swiss, che ha perso quasi un miliardo di franchi nel 2002, lotta per la sopravvivenza.

Il punto alla difficile situazione e le prospettive a breve e medio termine nelle spiegazioni di André Dosé.

Il 2002 si è chiuso con una perdita di 980 milioni di franchi, la riduzione della flotta di venti aerei e la soppressione di 700 posti di lavoro.

E l’anno in corso sarà ancora più difficile, secondo le previsioni sia dei vertici della compagnia elvetica sia degli analisti del settore del trasporto aereo.

Il primo trimestre dell’anno è iniziato male e la guerra in Iraq peggiora il già preoccupante quadro globale.

swissinfo – Qual è l’eredità che Swiss può apportare in una grande alleanza internazionale?

André Dosé – Nella situazione attuale un’alleanza non rientra più nelle nostre priorità. La conclusione di un accordo in questo senso nel corso del 2003 non avrebbe alcun impatto positivo sui risultati della compagnia.

A lungo termine abbiamo però molto da offrire. Approfittiamo del mercato interno molto interessante, con una potenzialità di dieci-undici milioni di passeggeri.

Inoltre possediamo un ottimo prodotto ed offriamo un servizio impeccabile. E quando parlo d’alleanza i miei interlocutori sono molto interessati al marchio Swiss.

Qual è, secondo lei, l’alleanza ideale per Swiss?

Ho sempre affermato che l’alleanza più logica sarebbe con Oneworld. E d’altronde l’integrazione rimane il nostro obiettivo. Attualmente abbiamo stipulato degli accordi bilaterali di natura commerciale con American Airlines negli Stati Uniti, ma anche con Oneworld, eslcusi due dei suoi membri.

Quando Swiss è stata lanciata avete puntato su un’immagine di alta classe. Oggi avete rinunciato all’acquisto di nuovi aerei e proponete tariffe a prezzi stracciati. Come spiega questo giro di valzer nella strategia di Swiss?

La strategia ed il modello commerciale di Swiss ne fanno un network carrier. E sempre in questa prospettiva le cose si sono modificate notevolmente ad un anno dal lancio della compagnia.

Il nostro attuale imperativo è la riduzione dei costi in un contesto caratterizzato dalla guerra in Iraq, la stagnazione dell’economia, ecc.

Quello che contraddistingue una compagnia aerea a prezzi stracciati da una compagnia tradizionale come Swiss sono i costi di distribuzione. Noi abbiamo delle sovraccapacità su alcune rotte europee. Per questo possiamo essere più attrattivi grazie a dei metodi di vendita diretta ed un sistema tariffario più appropriato.

L’obiettivo è semplicemente quello di migliorare il tasso di occupazione dei nostri velivoli. E sono convinto che in un futuro prossimo i nostri concorrenti faranno anch’essi ricorso a pratiche simili. Da qui la necessità di essere presenti anche in questo segmento del traffico aereo.

Ma non si tratta in alcun caso di deprezzare il resto delle nostre attività. Non metteremo in pericolo la marca o la qualità dei nostri servizi. Ben inteso, questo è più facile da dire che da fare.

Cosa risponde alle persone scettiche sui cambiamenti che avete annunciato recentemente?

Sono solo gli sciocchi che non cambiano opinione, soprattutto quando si tratta di adattarsi all’evoluzione del mercato.

La qualità assoluta nel servizio non può essere offerta su tutte le linee, si deve considerare anche il grado di competizione ed il livello dei prezzi. Ma, lo ripeto, non diventeremo una compagnia a prezzi stracciati.

Dopo la riduzione del capitale, quali riforme adotterete per adattare Swiss alla sua nuova struttura finanziaria?

Sul piano finanziario la riduzione di capitale è una seconda tappa. Abbiamo già ridotto la flotta in modo considerevole, abbiamo fatto molti cambiamenti per adattarci all’importante diminuzione del volume del traffico aereo derivante dalla guerra in Iraq.

Ed è evidente che non si procede ad una riduzione del capitale senza procedere, nello stesso tempo, ad una ristrutturazione.

In questo momento, una ricapitalizzazione è esclusa. Si tratta di una misura puramente tecnica e finanziaria che andrà a vantaggio anche degli azionisti. Giacché abbiamo cancellato una parte del disavanzo, i dividendi versati agli azionisti saranno più cospicui che nel caso in cui avremmo dovuto ammortizzare i debiti su diversi anni.

In caso di necessità, pensa di fare ancora ricorso alla Confederazione per ottenere nuovi fondi?

Il ricorso alla Confederazione non è un’opzione, non è semplicemente possibile. Ma se sul piano europeo e mondiale l’industria crolla, si dovranno pensare delle misure a livello nazionale per salvare il sistema del trasporto aereo.

Non si tratta solo della sopravvivenza di Swiss, ma degli aeroporti, del controllo del traffico aereo e, alla fine, dell’intera economia svizzera, che ne farà le spese.

Altre compagnie estere non potrebbero installarsi sul mercato svizzero e garantire questo tipo di prestazioni?

La Svizzera necessita di una compagnia aerea che assicuri un traffico intercontinentale di una certa importanza. Le multinazionali statunitensi, europee ed asiatiche non aprirebbero sedi a Zurigo o Ginevra se la Svizzera non offrisse collegamenti internazionali.

Berlino, dove la giapponese Sony ha il proprio quartier generale europeo, è un esempio rivelatore. I dirigenti nipponici hanno fatto pressione sul governo dicendo chiaramente che senza connessioni internazionali avrebbero trasferito la sede europea in un altro Paese.

Avete previsto delle strategie per far fronte allo scenario peggiore?

Certo, abbiamo evidentemente diverse opzioni, ma le previsioni sono difficili da fare perché nessuno sa quello che succederà.

Un’ulteriore diminuzione del volume dei passeggeri, che sia a causa del prolungamento della guerra o di un attentato terroristico non importa dove nel mondo, avrebbe delle ripercussioni negative importanti per noi.

In questi casi non è possibile effettuare una riduzione lineare degli apparecchi. Da un punto di vista tattico decidiamo ogni giorno le destinazioni che assicuriamo o meno e questo in funzione delle variazioni del volume dei passeggeri sulle rotte interessate.

Cosa la spinge a dirigere un’impresa che è nello stesso tempo anche un simbolo nazionale?

Il settore del trasporto aereo sta sicuramente attraversando il peggiore momento della sua storia, ciò che rende la conduzione della società molto complessa, unitamente al fatto che tutti gli svizzeri, o quasi, mi conoscono. Il nome del presidente della direzione di Swiss è più facile da ricordare che quello dei sette consiglieri federali, ad esempio, e questo accresce la pressione.

Non le nascondo che non è proprio il massimo dei piaceri e non è nemmeno molto motivante lavorare per un’impresa che distrugge ogni giorno del valore, invece di crearlo.

Il settore del trasporto aereo sta sicuramente attraversando il peggiore momento della sua storia, ciò che rende la conduzione della società molto complessa, unitamente al fatto che tutti gli svizzeri, o quasi, mi conoscono. Il nome del presidente della d

Non ci si può nascondere quando si dirige la compagnia aerea svizzera. Si deve consacrare del tempo alla gente, ai mass media ed anche al potere politico. Non è tanto per il fatto che i politici mi dicano quello che devo fare, perché ciò fa parte del sistema.

È piuttosto per il fatto che, con l’implicazione del contribuente nel lancio di Swiss, ho alle volte l’impressione di essere un po’ come l’allenatore della squadra svizzera di calcio: tutti vi conoscono e vogliono darvi consigli su chi e come deve scendere in campo per la partita, ma questo fa parte del gioco.

Qual è la principale qualità che deve possedere oggigiorno il direttore esecutivo di una compagnia aerea?

Rimanere calmo, non perdere i nervi, anche quando tutto va male ed i colpi piovono da tutte le parti.

Come riesce a far fronte a tutta questa pressione?

Fa parte della mia natura. Non sono un tipo che perde la calma quando ci sono dei problemi, anche perché peggiorerebbe solamente la situazione di Swiss.

swissinfo, Jean-Didier Revoin
(traduzione e adattamento: Sergio Regazzoni)

1° aprile 2002, battesimo dell’aria di Swiss
4,278 miliardi di franchi, la cifra d’affari del primo anno d’attività
980 milioni, la perdita del primo esercizio
11,6 milioni, i passeggeri trasportati

La grave situazione, che sta attraversando il settore del trasporto aereo, è acuita dalla guerra in Iraq.

André Dosé, direttore operativo di Swiss, ha annunciato un nuovo piano di ristrutturazione della compagnia entro metà maggio.

Non è più esclusa neppure una riduzione dei voli a lunga distanza oltreoceano.

La direzione di Swiss considera troppo costose le prestazioni e i servizi dei principali fornitori della compagnia, tra cui l’aeroporto di Zurigo-Kloten.

Secondo Dosé, per il momento non vi è comunque il rischio di un grounding e Swiss non intende chiedere un nuovo contributo finanziario alla Confederazione.

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