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“Una riforma modesta, ma essenziale”

Hans-Rudolf Merz, sulla destra, e il presidente della conferenza cantonale dei direttori delle finanze Christian Wanner Keystone

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha difeso a spada tratta lunedì la seconda riforma dell'imposizione delle imprese.

Questo progetto, approvato dal parlamento nel marzo del 2007 e combattuto con un referendum lanciato dalla sinistra, sarà sottoposto al popolo il 24 febbraio.

La riforma dell’imposizione delle imprese darà un impulso alla crescita economica e alle piccole e medie imprese.

È quanto dichiarato lunedì dal ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, sceso in campo per difendere il progetto in votazione il 24 febbraio prossimo.

Secondo Merz, la riforma comporterà la creazione di nuovi posti di lavoro. Se tutto andrà nel verso voluto, il prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe progredire dello 0,6%, ossia di alcune centinaia di milioni di franchi all’anno, ha precisato il consigliere federale.

In un primo tempo, l’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) registrerà una minore entrata che potrebbe raggiungere i 130 milioni di franchi e la Confederazione un ammanco di 90 milioni. Per i cantoni, le perdite fiscali sono valutate in 350 milioni, sebbene tutto dipenderà dal regime che adotteranno.

A lungo termine, un aumento degli introiti fiscali “compenserà ampiamente la riduzione a breve termine degli introiti dell’AVS”, ha aggiunto Merz.

Gesto per le PMI

A suo modo di vedere, la riforma dell’imposizione delle imprese è un gesto a favore delle piccole e medie imprese (PMI). Merz ha ricordato che le circa 300’000 PMI del nostro paese, con oltre due milioni di posti di lavoro, danno un impiego a oltre la metà del totale dei salariati.

Si tratta di alleviare il loro onere fiscale, attenuando la doppia imposizione dei dividendi. Attualmente, una prima imposta viene prelevata sull’utile dell’azienda e una seconda sui dividendi distribuiti.

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Referendum

Questo contenuto è stato pubblicato al Il referendum (facoltativo) permette ai cittadini di chiedere che sia il popolo a pronunciarsi su una legge accettata dal Parlamento. Se i promotori del referendum riescono a raccogliere 50’000 firme in 100 giorni viene organizzata una votazione. Nel caso in cui il Parlamento modifica la Costituzione è previsto invece un referendum obbligatorio. Il referendum facoltativo…

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Nessun regalo

Secondo Hans-Rudolf Merz, è sbagliato parlare di regalo ai grossi azionisti. Gli sgravi concernono soltanto le persone che detengono una partecipazione societaria di almeno il 10%. “Nessuno – ha assicurato il ministro delle finanze – detiene il 10% di Nestlé, Novartis o ABB”.

Il consigliere federale ha pure voluto smontare i rimproveri secondo cui la riforma sarebbe anticostituzionale, dato che violerebbe il principio dell’uguaglianza di fronte al fisco. “Il salariato – ha sottolineato – è certamente tassato sul 100% del suo salario. Tuttavia, contrariamene alle PMI, non subisce una doppia imposizione”.

In sostanza, la riforma è “modesta, ma essenziale per i padroni di piccole e medie società”. Al riguardo, Merz ha citato i panettieri, i capomastri e gli elettricisti. Tutti questi piccoli padroni, come pure i 60’000 contadini, approfitteranno anche delle disposizioni destinate ad agevolare le successioni, le cessazioni dell’esercizio, la liquidazione e la ripresa in caso di divisione ereditaria.

Cantoni favorevoli

Stavolta, i cantoni sostengono il progetto a piene mani, ha sottolineato il presidente a interim della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze Christian Wanner. Nel maggio del 2004, la loro opposizione aveva contribuito a far naufragare il pacchetto fiscale. Wanner ha rammentato che, per ridurre la doppia imposizione delle PMI, 17 cantoni già applicano una regolamentazione simile.

In un secondo tempo si tratterà di affrontare il problema dell’imposizione degli utili aziendali, ha aggiunto Hans-Rudolf Merz.

A livello europeo, l’Irlanda ha avviato il movimento al ribasso. In Svizzera, destra ed economia rivendicano una forte riduzione. La Camera bassa del parlamento ha già accettato una mozione che esige una diminuzione del tasso d’imposizione dall’8,5% al 5%, ciò che comporterebbe una minore entrata fiscale pari a 3 miliardi di
franchi annui.

swissinfo e agenzie

Secondo il governo, la riforma dell’imposizione delle imprese mira a risparmiare, soprattutto alle piccole e medie aziende e ai loro proprietari, un doppio fardello finanziario.

In tal modo, nelle partecipazioni qualificate (al minimo il 10% del capitale azionario) i dividendi verrebbero tassati solo parzialmente. Ed è essenzialmente contro questa condizione che si battono gli oppositori.

Il progetto contempla anche una serie di altre misure per lo sgravio delle piccole e medie imprese. Fra l’altro le successioni verrebbero semplificate e diventerebbero meno onerose.

Una settimana fa il presidente del Partito socialista (PS) Hans-Jürg Fehr ha criticato l’opuscolo del governo sulla votazione del 24 febbraio concernente l’imposizione delle imprese.

In questo argomentario, il governo spiega che la prima fase della riforma dell’imposizione delle imprese avviata nel 1998 ha contribuito ad aumentare il numero di aziende, nonché gli impieghi e il volume delle ricette fiscali.

Il presidente del PS ha inoltrato un reclamo per iscritto al Dipartimento delle finanze (DFF) di Hans-Rudolf Merz contro quella che definisce semplice “propaganda”. Secondo Fehr, in effetti, le affermazioni del governo sono smentite da un rapporto dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC).

Il DFF ha respinte le critiche e ha spiegato che le dichiarazioni contenute nell’opuscolo si riferiscono unicamente alle società di tipo holding.

In questo settore, gli effetti positivi della riforma sono avverati e menzionati a chiare lettere nel rapporto dell’AFC. Il DFF ritiene quindi inutile correggere l’opuscolo.

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