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2006 – In Ticino lo scandalo del Fiscogate

Marina Masoni, travolta dalla bufera del Fiscogate, al suo ritorno in ufficio dopo una lunga assenza per malattia. Keystone

Ha tenuto banco per mesi, ha evidenziato importanti lacune nel fisco ticinese, ha messo sul banco degli accusati la ministra dell'economia e delle finanze del Canton Ticino.

Allo scandalo scoppiato alla Divisione delle contribuzioni, che si occupa del sensibile settore delle imposte, si è aggiunto anche il caso di frode fiscale dell’Hockey Club Lugano (HCL).

Proprio pochi mesi fa la magistratura ticinese ha promosso l’accusa per frode fiscale nei confronti dell’ex presidente dell’HCL Beat Kaufmann e del presidente dell’Associazione HCL Fabio Gaggini.

Sull’arco di dieci anni sono stati versati quasi 7 milioni di franchi di stipendi in nero. E in tutto sono stati sottratti all’imposizione fiscale quasi 4 milioni e mezzo di franchi.

Lo scandalo che ha travolto la blasonata squadra di disco su ghiaccio ticinese, sette volte campione svizzero, è scoppiato durante la tormenta sollevata dal cosiddetto Fiscogate, alimentando nella popolazione un palese sentimento di malcontento e di sfiducia. E innescando inevitabilmente aspri conflitti politici. In entrambi i casi i responsabili minimizzano la portata delle loro responsabilità.

Gli avvicendamenti ai vertici dell’HCL si sono compiuti secondo ritualità consolidate, come se nulla fosse e perché, come dicono i nuovi dirigenti, “occorre voltar pagina per il bene della squadra”. Più difficile, invece, voltar pagina nel caso dello scandalo alla Divisione contribuzioni. Se non altro dal profilo politico.

Come il vaso di Pandora

Usata metaforicamente per alludere all’improvvisa scoperta di un problema (o una serie di problemi) che per molto tempo erano rimasti nascosti, l’espressione vaso di Pandora si addice bene allo scandalo scoppiato ai vertici del fisco ticinese, quando la Consigliera di Stato liberale Marina Masoni ne era la responsabile politica.

Le prime avvisaglie di tempesta risalgono all’autunno del 2005, quando i primi malumori attorno alla mancata tassazione di una prospera azienda ticinese, si erano manifestati ai vertici della Divisione contribuzioni. Nella vicenda era intervenuta anche l’Amministrazione federale delle contribuzioni, chiamata in causa per esprimere un parere sulla controversa decisione.

All’inizio del 2006 il caso assume una chiara dimensione politica: entra con forza nei dibattiti parlamentari, tiene banco sui media – anche su quelli di oltre Gottardo – e travolge la ministra Marina Masoni a cui viene sostanzialmente contestata una mancanza di controllo “politico” sull’importante divisione che controlla e gestisce il fisco ticinese.

Accuse peraltro seccamente respinte dalla diretta interessata, che dopo l’esito di un’inchiesta voluta dal Governo ticinese per fare piena chiarezza sulla conduzione del fisco, viene esautorata.

Alla ministra liberale viene insomma tolta la responsabilità della Divisione contribuzioni e della politica fiscale del Cantone, su cui lei aveva costruito il proprio progetto politico, la propria visione del rilancio del Ticino. Decisione, anche questa, contestata e criticata da un’amareggiata Masoni punto per punto.

L’ombra lunga di “Villalta dell’Argine”

A complicare ulteriormente la posizione della ministra delle finanze, ecco le rivelazioni sulla fondazione di famiglia “Villalta dell’Argine” domiciliata nel canton Svitto, ossia in uno dei paradisi fiscali della Svizzera.

Una vicenda che si innesta nello scandalo del Fiscogate e che intreccia la dimensione pubblica e privata della Consigliera di Stato, da un lato sotto pressione per la bufera sul fisco e, dall’altro, determinata a difendere le scelte della sua famiglia con una battuta, diventata per lei sfortunatamente celebre: “Sono fatti miei”.

Gli aiuti finanziari destinati alla sua campagna elettorale e la scelta di domiciliare la fondazione in un cantone fuori dal Ticino, erano stati al centro di numerose e aspre critiche. Critiche legate soprattutto all’opportunità politica di una tale scelta e sollevate anche nella Svizzera tedesca.

La famiglia Masoni, nel mirino dell’opinione pubblica, aveva allora ventilato l’ipotesi di trasferire la fondazione a sud delle Alpi, anche se per ora non c’è ancora nulla di concreto.

L’ombra di Villalta si rivelerà quindi scura e pesante per Marina Masoni. Nelle conclusioni del rapporto di inchiesta la censura sulla fondazione è chiarissima: “Non adempie i requisiti posti dal diritto svizzero per essere riconosciuta come tale”.

Travolta dalla bufera e alle prese con seri problemi di salute, Masoni non ha mai voluto dimettersi. Anzi, è passata al contrattacco e ha sempre detto che gli unici suoi giudici sono gli elettori. Per questa ragione si ripresenterà alle prossime elezioni cantonali. Il primo di aprile del 2007 potrà allora verificare il giudizio della popolazione ticinese su di lei e sul suo operato.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Dopo la tempesta, sul fisco ticinese è tornato il sereno. Il primo dicembre è entrata in funzione la nuova direzione, ma la responsabilità politica resterà del Consigliere di Stato liberale Gabriele Gendotti fino alla fine della legislatura.

Il Consiglio di Stato ritiene di aver preso i provvedimenti necessari – sia a livello normativo, sia a livello di personale – per colmare le disfunzioni riscontrate nella conduzione della Divisione delle contribuzioni ed evidenziate nel Rapporto della Commissione d’inchiesta.

L’imposta è la contribuzione versata da una persona a una collettività pubblica per partecipare alle spese che derivano dai compiti attribuiti ad essa per la realizzazione del bene comune.

Viene riscossa incondizionatamente, senza una controprestazione diretta dello Stato o in cambio di un vantaggio particolare, ma in funzione della situazione economica del contribuente. Lo Stato utilizza l’imposta per realizzare obiettivi di utilità pubblica.

Le principali imposte a carico delle persone fisiche sono: l’imposta sul reddito e sulla sostanza. Per le persone giuridiche sono: l’imposta sull’utile e sul capitale.

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