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2009: un anno di lotta contro la recessione

La crisi finanziaria internazionale avrà pesanti ricadute anche per l'economia elvetica: dopo 4 anni di crescita sostenuta, una recessione è ormai inevitabile. Il governo rinuncia ad un piano massiccio di rilancio e propone interventi distribuiti sull'arco dell'anno.

Lo scenario paventato da mesi si sta purtroppo concretizzando: il peggioramento del clima economico mondiale non risparmierà la Svizzera. La recessione è ormai alle porte: per il 2009, gli esperti della Confederazione pronosticano un regresso della produzione economica pari a meno 0,8%.

Nonostante il crollo dei mercati finanziari, fino a settembre il governo svizzero palesava ancora un certo ottimismo. La buona tenuta delle esportazioni e l’andamento positivo del consumo interno lasciavano sperare che l’economia svizzera avrebbe conservato un margine di crescita, seppure minimo, nell’anno in corso.

Ma la stretta creditizia, provocata dalle turbolenze del settore bancario, ha raggiunto negli ultimi mesi anche l’economia reale. I tradizionali mercati di esportazione dei prodotti svizzeri – in particolare Stati uniti, Unione europea e Giappone – hanno iniziato a slittare già nel terzo trimestre del 2008 in una recessione.

Così, da ottobre la situazione si è “drammaticamente acuita anche in Svizzera”, ha ammesso recentemente la ministra dell’economia Doris Leuthard. In seguito alla drastica riduzione delle commesse, molte aziende hanno annunciato la soppressione di impieghi o l’introduzione del lavoro parziale.

Prospettive poco rosee

“Finora la Svizzera se l’è cavata meglio di molti altri paesi industrializzati. Ma la nostra economia è troppo dipendente dalle esportazioni per poter costituire ancora a lungo un’eccezione”, spiega a swissinfo Aymo Brunetti, capo della Direzione della politica economica presso la Segreteria di Stato dell’economia.

Secondo l’economista, i problemi del commercio estero rischiano di aggravarsi nel 2009, tenendo conto delle prospettive poco rosee dei maggiori partner economici. “Negli Stati uniti, si delinea un periodo molto difficile: al cedimento della congiuntura si sommano problemi strutturali, legati in particolare all’indebitamento delle economie domestiche e al freno dei consumi”.

“Le previsioni non sono migliori per l’Europa: nonostante differenze tra i vari paesi, dobbiamo attenderci nell’insieme ad una crescita negativa. Per i paesi emergenti, che negli ultimi anni avevano trainato l’espansione dell’economia mondiale, si prospetta perlomeno un brusco rallentamento”, aggiunge Brunetti.

Crollano le esportazioni

Per la Svizzera, dopo anni di crescita spettacolare, le esportazioni dovrebbero subire un crollo del 2,6% nel 2009, pronostica il gruppo di esperti della Confederazione. Una marcata contrazione sarà registrata anche dagli investimenti privati, frenati dalla flessione delle vendite all’estero.

Nei primi due trimestri l’economia sarà sorretta soprattutto dall’edilizia, che registra ancora attualmente un alto livello di ordinazioni, e dal consumo interno, che dovrebbe decrescere verso la metà dell’anno. L’aumento degli investimenti statali e il calo dei prezzi delle materie prime, in particolare del petrolio, dovrebbero permettere di attutire almeno in parte la crisi.

La recessione si farà però inevitabilmente sentire sul mercato del lavoro, anche se gli effetti non saranno immediati. Nell’anno in corso il numero dei disoccupati dovrebbe salire al 3,3%, mentre per il 2010 è atteso un ulteriore aumento al 4,3%.

Ripresa forse alla fine del 2009

Seppure con grande prudenza, gli esperti della Confederazione attendono i primi segnali di ripresa verso la fine del 2009. “È estremamente difficile fare oggi delle previsioni, ma crediamo che nella seconda parte dell’anno cominceranno a far presa sull’economia i programmi di sostegno al settore finanziario e di rilancio della congiuntura annunciati da molti paesi”, spiega Brunetti.

Dopo aver varato, assieme alla Banca nazionale svizzera, un piano di salvataggio dell’UBS da 68 miliardi di franchi, il Consiglio federale ha deciso di rinunciare, a differenza di molti altri governi, ad un massiccio programma di rilancio economico. La Confederazione intende invece intervenire con diversi pacchetti di misure che verranno realizzati in fasi successive.

Un primo pacchetto di 900 milioni di franchi verrà impiegato da inizio anno per investimenti mirati a favore delle imprese e, in particolare, dell’edilizia. Un secondo credito da 600 milioni, destinato a rafforzare le infrastrutture, dovrebbe venir attivato dall’estate. La terza fase di intervento concerne misure fiscali a partire dal 2010.

Purtroppo, ha ammesso Doris Leuthard, la Confederazione può fare ben poco per aiutare l’industria delle esportazioni, dipendente dall’evoluzione economica mondiale. La ministra dell’economia intende tuttavia accelerare le trattative per la conclusione di nuovi accordi di libero scambio con diversi importanti partner economici, quali Giappone, Cina e Russia.

swissinfo, Armando Mombelli

2008: Svizzera 1,9%, Unione europea 1%, Stati uniti 1,3%, Giappone 0,4%

2009: Svizzera –0,8%, Unione europea –1%, Stati uniti -1,2%, Giappone -0,6%

2010: Svizzera 1%, Unione europea 1%, Stati uniti 0,9%, Giappone 0,6%

(previsioni del Gruppo di esperti della Confederazione)

900 milioni di franchi, già approvati dal parlamento, verranno impiegati da gennaio 2009 per anticipare uscite già decise, come pure per investimenti mirati a favore delle imprese, programmi di risparmi energetici delle abitazioni, costruzioni civili della Confederazione e opere di protezione contro pericoli naturali.

650 milioni saranno utilizzati dall’estate prossima soprattutto per migliorare le infrastrutture, in particolare per il risanamento energetico di vecchi edifici e per investimenti di manutenzione di strade nazionali e ferrovie. Questo credito sarà sottoposto in giugno alle Camere federali.

1,2 miliardi di franchi dovrebbero venir destinati dal 2010 a misure fiscali: 600 milioni per la riduzione del carico fiscale delle famiglie e altri 600 per la compensazione annuale della progressione a freddo.

Per evitare nella misura del possibile licenziamenti in massa, il governo intende inoltre favorire l’introduzione del lavoro parziale nelle aziende colpite dalla crisi. Gli aiuti statali alle imprese, concessi attualmente per un massimo di 1 anno, potrebbero venir prolungati di ulteriori 6 mesi.

Le misure antirecessione annunciate dal Consiglio federale sono state criticate dalla sinistra, che esige un piano di rilancio economico molto più consistente, sull’esempio di quello varato da molti altri paesi industrializzati. Per i socialisti e i Verdi è incomprensibile che il governo non voglia impiegare più di 3 miliardi per lottare contro la recessione, dopo aver concesso un prestito di ben 6 miliardi per salvare l’UBS.

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