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25 anni fa la firma del documento finale della Conferenza per la Sicurezza e Cooperazione in Europa

Pierre Graber, presidente della Confederazione nel 1975, ritratto proprio mentre sottoscrive il documento che portò alla costituzione dell'Ocse Keystone

Il primo agosto di 25 anni fa venne firmato a Helsinki il documento finale della Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Per la Svizzera a porre la firma fu l'allora presidente della Confederazione Pierre Graber.

L’allora presidente della Confederazione svizzera Pierre Graber sottoscrisse la Carta ponendo la sua firma accanto a quella dei potenti del mondo occidentale, dall’americano Gerald Ford al francese Valery Giscard d’Estaing, facendo entrare per la prima volta Berna in un’organizzazione politica internazionale.

Oggi l’OSCE, che nel frattempo da Conferenza é divenuta Organizzazione, riunisce 54 paesi membri in un’area che va da Vancouver a Vladivostok, con l’eccezione della Jugoslavia, sospesa dal 1992. Anche le repubbliche dell’ex impero sovietico sono entrate a far parte in massa del gruppo insieme ai giá presenti Stati Uniti e Canada. I suoi organi e le sue istituzioni si occupano dei piú svariati temi: dai diritti civili alla protezione delle minoranze, dal controllo alla corsa agli armamenti alla risoluzione di conflitti internazionali.

A Vienna, con dieci giorni d’anticipo sulla data ufficiale, si è già festeggiato il venticinquesimo anniversario in pompa magna. Il governo austriaco, a cui per il 2000 é affidata la presidenza dell’Organizzazione, si é dato un gran da fare per celebrare degnamente i cinque lustri di esistenza dell’OSCE sulla scena politica internazionale. Tra gli ospiti d’onore nella imperiale cornice della Hofburg anche l’ex ministro degli esteri tedesco Hans Dietrich Genscher, presente nel 1975 a Helsinki, e molti rappresentanti di organizzazioni umanitarie ed ex dissidenti dell’est. Proprio a questi ultimi é riservato un largo spazio durante le celebrazioni viennesi: l’Atto finale firmato in Finlandia 25 anni fa costituí infatti un punto di partenza fondamentale per il lungo percorso di difesa dei diritti umani e civili nelle regioni dello spazio OSCE, soprattutto per quel che riguarda l’ex blocco orientale.

La Carta di Helsinki, sottoscritta in piena Guerra Fredda, obbligava letteralmente i membri “a migliorare e a rafforzare i rapporti nell’interesse dei popoli, a dare il proprio contributo per la pace,
la sicurezza, la giustizia e la cooperazione in Europa e per l’avvicinamento tra questi e gli altri stati del mondo”. In piú, un capitolo a parte era dedicato al miglioramento dei rapporti e a un piú frequente scambio di informazioni tra Est e Ovest.

La Svizzera, pur non appartendo a organizzazioni come ONU o NATO, ha sempre fatto parte dell’OSCE, ottenendone la presidenza durante il 1996 e impegnandosi fortemente nella crisi della ex Jugoslavia. L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa viene retta ogni anno da un paese diverso. Al vertice di Istambul lo scorso dicembre é stato sottoscritto un ultimo documento globale che non solo sostiene il processo di democratizzazione nelle zone dell’ex Unione Sovietica, ma contiene importanti accordi sulla riduzione delle armi convenzionali.

Madrina della manifestazione per l’anniversario celebrativo a Vienna, nonché padrona di casa, é il ministro degli esteri Benita-Ferrero Waldner che, tra una polemica l’altra con i suoi colleghi dell’Unione Europea sulle discusse sanzioni contro l’Austria, é tornata apposta per l’occasione da una missione OSCE in Azerbaigian. Nella capitale della repubblica alpina si celebrano i successi dell’Organizzazione, anche se le calde situazioni in Asia centrale e nei Balcani lasciano poco spazio ai brindisi. Il lavoro duro é appena cominciato.



Stefano Grazioli, Vienna

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