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8 marzo: la lotta delle contadine brasiliane

Corinne Dobler (al centro) al raduno del Movimento delle contadine a Brasilia, l'otto marzo 2004. MMC

Lottare per il riconoscimento del proprio lavoro e per la biodiversità: è la sfida delle piccole contadine brasiliane. La svizzera Corinne Dobler è al loro fianco.

Per la festa delle donne, il movimento ha organizzato un raduno di protesta davanti ai cancelli di un’azienda agraria internazionale.

«Le donne qui sono in prima linea mogli e madri che si occupano della casa, dell’educazioni dei figli e del giardino. Poi “aiutano” i mariti agricoltori». Corinne Dobler descrive così il ruolo tradizionale della donna nei dintorni di Passo Fundo, una cittadina all’estremo sud del Brasile.

«Le donne sono subordinate agli uomini e il valore del loro lavoro non viene riconosciuto», afferma la 32enne svizzera, che lavora sul posto da sei mesi nell’ambito di un progetto di cooperazione Nord-Sud.

Con la sua attività nel Movimento de Mulheres Camponesas (MMC, Donne contadine), Corinne Dobler si mette dalla parte delle donne e le sostiene con le sue competenze. Dopo gli studi in etnologia, Corinne Dobler ha lavorato come giornalista e collaboratrice della Croce rossa svizzera.

La punta dell’iceberg

Il Movimento raggruppa 30’000 donne nel solo stato del Rio Grande do Sul. In tutto il Brasile le «camponesas» sono 180’000. Rappresentano i milioni di donne che in America latina si fanno carico della maggior parte del lavoro, ma che non ottengono alcun riconoscimento sociale o compenso finanziario.

A Passo Fundo, dove si trova il segretariato nazionale, Corinne Dobler si occupa di comunicazione e pubbliche relazioni per il movimento delle donne contadine. La località si trova a quattro ore di autobus dalla cittadina costiera di Porto Alegre, nota per aver ospitato a più riprese il Forum sociale mondiale.

La minaccia delle monoculture

«Le donne del MMC lottano per ottenere una parificazione giuridica agli uomini, per un miglioramento del sistema sociale e per un’agricoltura ecologica», spiega Corinne Dobler. Si vedono come «protettrici della biodiversità» che combattono le aziende agrarie internazionali e la coltivazione di piante modificate geneticamente (OGM).

«Le monoculture impoveriscono la natura impedendole di continuare ad essere una fonte di sussistenza per le donne», continua la Dobler. Le abitanti della campagna non possono più piantare le verdure necessarie al loro fabbisogno, devono comprarle al mercato. Inoltre, finiscono in un rapporto di dipendenza dalle multinazionali, perché sono costrette a comprare da quest’ultime le sementi e gli erbicidi.

A dipendenza della regione, le piccole contadine coltivano mais, soja, zucche, banane e altra frutta. La più parte possiede anche da due a quattro mucche. La mungitura e la produzione del formaggio sono compiti riservati alle donne.

Unica professionista

All’interno del MMC, Corinne Dobler viene in aiuto al gruppo locale addetto alla comunicazione. «Si tratta di comunicazione nel senso classico del termine: redazione di articoli per il nostro giornale “Desperta Mulher” (Svegliati donna!), cura del giornale online e diramazione di comunicati».

Nel gruppo, composto di quattro persone, Corinne Dobler è l’unica professionista. È lei, ad esempio, a vegliare che la lingua del giornale non sia troppo complicata, perché «molte delle donne alle quali è rivolto non hanno alle spalle una lunga formazione scolastica».

Un altro dei suoi compiti è la formazione. La Dobler spiega alle donne del movimento le strategie di comunicazione. Uno dei suoi prossimi obiettivi è l’elaborazione di un progetto volto a integrare maggiormente le donne della regione nel lavoro di comunicazione.

Paese immenso, mobilizzazione difficile

«C’è ancora molto da fare», riconosce Corinne Dobler. Farsi conoscere è fondamentale, perché più aumenta la notorietà nell’opinione pubblica brasiliana, più il movimento cresce e acquista peso sociale e politico. Inoltre, confusioni tra il movimento delle contadine e quello dei senza terra – che oggi sono frequenti – si verificherebbero meno spesso.

La mobilizzazione dei membri, in un paese grande come il Brasile, è uno dei problemi maggiori del MMC. Il solo Stato del Rio Grande do Sul ha un’estensione che è di parecchie volte quella della Svizzera. «Viaggiare comporta dei costi elevati, perché a volte le donne vivono in regioni molto discoste», testimonia la Dobler.

Riconoscimento statale

Il governo brasiliano, guidato da due anni dalla sinistra di Luiz Inácio Lula da Silva, sostiene alcuni progetti del movimento. I finanziamenti arrivano anche da associazioni partner in Europa. Per lo Stato del Rio Grande do Sul, il budget ammonta a 166’000 franchi.

Agli incontri del movimento partecipano una ventina di donne a livello locale e 500 a livello regionale. Non si tratta solo di discutere in modo impegnato, ma anche di cantare o recitare. «Notiamo che le donne ritornano a casa più forti e con maggiore consapevolezza nei loro mezzi», racconta Corinne Dobler.

L’otto marzo, giornata internazionale della donna, le contadine del MMC hanno deciso di far sentire la loro voce nel corso di due manifestazioni di protesta, una delle quali riguarderà il colosso agroalimentare Bunge.

swissinfo, Renat Künzi
(traduzione, Doris Lucini)

Il movimento brasiliano delle donne contadine (Movimento de Mulheres Camponesas, MMC) conta 180’00 membri.

Le donne lottano perché l’importanza del loro ruolo di contadine venga riconosciuta, per un sistema sociale migliore e per il mantenimento delle fonti di sussistenza naturali.

Le loro attività osteggiano le aziende agrarie internazionali (monoculture, sementi e piante geneticamente modificate).

Il movimento è sostenuto dal governo brasiliano e da organizzazioni partner.

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