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Addio alla montagna

L'invecchiamento della popolazione costituisce uno dei maggiori problemi delle regioni montagna Keystone Archive

Le regioni di montagna si spopolano. Per i mutamenti strutturali dell'economia, in cinque anni sono andati persi 46'000 posti di lavoro. Ora tocca alla politica frenare l'esodo.

L’appello è stato lanciato dal SAB, il Gruppo svizzero per le regioni di montagna, che chiede misure urgenti per evitare un esodo ulteriore. Il SAB auspica tra l’altro l’introduzione di una politica regionale forte e flessibile, una perequazione finanziaria efficace e un servizio pubblico che copra i bisogni di base. E chiede vengano tenuti in considerazione tutti i rami settoriali, dalla politica agricola a quella dei trasporti.

Il gruppo critica pure la diminuzione dell’aiuto alle regioni di montagna, nonché il trasferimento degli oneri dalla confederazione ai cantoni, che penalizza particolarmente le regioni rurali. Secondo il SAB, già solo mantenendo il tasso preferenziale della TVA in favore dell’alloggio turistico si potrebbero sgravare le imprese del settore di 150 milioni di spese all’anno. Una somma superiore ai prestiti annuali previsti dalla LIM, la legge sull’aiuto agli investimenti nelle regioni di montagna.

Migrazione interna

Il fenomeno dello spopolamento tocca soprattutto il retroterra glaronese, la regione della Schanfigg e la Valle Bregaglia nei Grigioni, la regione di Saanen nell’Oberland bernese e la Valle di Goms nel Vallese. Una situazione preoccupante, in certi casi addirittura tragica, sottolinea il SAB, rilevando che fino al 1995 la popolazione di montagna aveva registrato una crescita superiore alla media nazionale.

D’altronde può sorprendere il caso della regione di Saanen, dove sorge anche Gstaad, noto centro turistico invernale ed estivo molto frequentato, conosciuto anche per l’importante torneo tennistico internazionale. “Il fatto è che al di là dello spopolamento, si sta verificando anche un processo di concentrazione all’interno delle stesse regioni di montagna”, spiega Thomas Egger, direttore del SAB. “La gente emigra dai villaggi periferici e si ferma dapprima nei centri regionali, per poi stabilirsi definitivamente a Zurigo o a Berna”.

Iniziative regionali

Lo spopolamento delle regioni di montagna non è un problema che interessa unicamente la Svizzera. “Anzi”, sostiene il direttore del SAB, “il fenomeno si è manifestato soltanto in questi ultimi anni. Mentre in stati più centralizzati, come la Francia o l’Italia, è un processo che dura oramai da molto tempo. Lì sì che ci sono villaggi deserti, dove non vive oramai più nessuno”.

E proprio per evitare uno scenario analogo, il Gruppo svizzero per le regioni di montagna chiede che la confederazione si impegni maggiormente a favore delle regioni periferiche di montagna. Ma nel contempo bisogna che nelle stesse regioni minacciate nascano anche iniziative e progetti privati per ridare vita al territorio.

Per questo, il SAB premia ogni anno prodotti o iniziative che mirano a valorizzare le regioni di montagna. Quest’anno i 13’000 franchi del premio vanno a due progetti, uno ticinese che si prefigge di rafforzare l’identità della valle Maggia e uno grigionese per la promozione di un sentiero pedestre lungo il fiume Albula.

Un progetto per la Bregaglia

Un altro progetto degno di nota è Moving Alps, che si propone tra l’altro, grazie alla collaborazione dell’Istituto svizzero di pedagogia per la formazione professionale di Lugano, di favorire l’introduzione delle tecnologie della comunicazione in Valle Bregaglia. “Lo scopo è quello di favorire la formazione professionale continua”, spiega il coordinatore del progetto, Maurizio Michael, “la formazione di maestri di tirocinio e la creazione di posti di apprendistato in valle. In tal mondo si favorisce pure lo sviluppo di attività in grado di conciliare storia, cultura, economia e sviluppo”.

Tra i maggiori problemi della Bregaglia, una delle valli grigionesi di lingua italiana, c’è l’invecchiamento della popolazione. “Qui in valle si contano troppo poche nascite”, afferma Maurizio Michael, “per mantenere alla lunga l’attuale popolazione di un migliaio e mezzo di abitanti”. Bisogna perciò offrire ai giovani delle prospettive professionali, sia nel settore dell’artigianato che nei servizi pubblici. “E anche il settore agricolo avrebbe bisogno di nuove iniziative, per esempio con la promozione di prodotti tipici, come i formaggi di capra e i salumi”.

“L’importante”, sottolinea il coordinatore del progetto, “è di rafforzare l’identità territoriale e far capire alla gente che si può vivere bene anche qui. In fondo”, conclude Maurizio Michael, “la Bregaglia non è affatto lontana dai grandi centri”.

swissinfo

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