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Al lavoro in auto invece che in treno

Il traffico pendolare è aumentato del 41% in trent'anni Keystone

Quasi sei pendolari su dieci preferiscono il proprio veicolo ai mezzi pubblici per recarsi sul posto di lavoro.

Secondo l’ultimo censimento federale della popolazione, il traffico motorizzato privato aumenta a scapito di quello pubblico. Une tendenza che si scontra agli obiettivi della Confederazione.

La maggior parte dei lavoratori svizzeri preferisce il veicolo privato ai mezzi pubblici per recarsi al lavoro. Sei pendolari su dieci utilizzano infatti la propria automobile o motocicletta.

Secondo l’ultimo censimento federale della popolazione, il numero di pendolari in Svizzera è aumentato del 41% tra il 1970 ed il 2000.

“I censimenti sono l’unico strumento statistico per conoscere il comportamento dei cittadini, come ad esempio la loro mobilità ed il rapporto con il territorio”, dichiara Werner Haug dell’Ufficio federale di statistica (Ufs).

“Ogni dieci anni, possiamo così tastare il polso della nazione e misurare la trasformazione del paese nel tempo”, aggiunge Haug.

Più pendolari, più traffico

Lo studio dell’Ufs “Il pendolarismo in Svizzera” pubblicato martedì, rileva che quasi il 60% degli svizzeri occupati lavora in un comune diverso da quello di domicilio.

Il dominio del traffico individuale motorizzato negli spostamenti pendolari si è dal canto suo rafforzato: nel 2000, il 58% dei pendolari utilizzava il veicolo privato, mentre la percentuale era del 48% vent’anni prima.

A risentire maggiormente di questo aumento è il traffico.

“Oramai un terzo del traffico è dato dai pendolari”, osserva Fritz Wegelin, vicedirettore dell’Ufficio federale della pianificazione del territorio.

Sono soprattutto gli uomini a far ricorso all’automobile od alle due ruote, sebbene la tendenza sia in aumento anche presso le donne.

L’auto è l’unica soluzione

L’aumento più marcato del traffico privato motorizzato si è registrato nelle regioni rurali.

Un dato che, secondo il professore dell’Istituto di geografia dell’Università di Losanna Antonio da Cuhna, è da mettere in relazione alla rete dei trasporti pubblici, troppo scarsa al di fuori delle grandi agglomerazioni.

“Nelle regioni di montagna, dove gli insediamenti sono dispersi, ci sono pochissime alternative al proprio veicolo”, afferma il professore.

Popolo e governo in disaccordo

Molto più marcato che quello dei trasporti pubblici, l’aumento del traffico motorizzato individuale dovrebbe mantenere la pressione sulle capacità stradali.

Questa evoluzione si scontra con gli obiettivi fissati dalla Confederazione in materia di trasporti, gestione del territorio e di ambiente. Berna mira infatti ad un trasferimento progressivo verso i trasporti pubblici.

Una differenza di visione tra cittadini e governo si era manifestata chiaramente durante la votazione sull’iniziativa “Avanti”, come indica Hansjörg Blöchinger, responsabile del benchmarking regionale di BAK Basel Economics:

“Nel mese di febbraio, il popolo ha respinto l’iniziativa “Avanti”. Ben presto, il Parlamento si occuperà così della parte indiscussa del progetto: il miglioramento delle vie di comunicazione ai margini delle città”.

Inversione degli spostamenti

Se il pendolarismo professionale negli anni ’90 si è ulteriormente accentuato, dal censimento del 2000 risulta però un’inversione di rotta negli spostamenti.

Rispetto ai movimenti dalle zone periferiche verso i centri, assumono sempre più importanza i flussi di pendolari all’interno delle cinture degli agglomerati (movimenti tangenziali attorno ai centri o, sempre più spesso, ai margini degli agglomerati) soprattutto a Zurigo, Berna e Ginevra.

È inoltre aumentato il pendolarismo dal centro verso la periferia e tra gli agglomerati, soprattutto tra quelli grandi e i loro satelliti.

Snobbati tram e bus

Lo studio dell’Ufs rileva inoltre che i trasporti pubblici sono utilizzati dal 19% dei pendolari.

In aumento negli anni ’80, la loro popolarità è si poi assottigliata.

Soltanto la ferrovia è riuscita ad aumentare leggermente la sua parte, mentre tram e bus sono sempre più snobbati.

“Il treno è riuscito a mantenere la sua posizione laddove sono stati effettuati ingenti investimenti, come ad esempio a Zurigo”, spiega Antonio da Cuhna.

I pendolari “ecologici” rappresentano invece la categoria più limitata dei lavoratori: la bicicletta è utilizzata dal 7%, mentre solamente il 9% si reca sul posto di lavoro a piedi.

Rete stradale non satura

Mentre circa la metà dei pendolari impiega un quarto d’ora per recarsi al lavoro, la distanza media di 13 chilometri è percorsa in 22,9 minuti.

Un terzo dei pendolari compie il tragitto due volte al giorno, per esempio per rientrare al domicilio per la pausa pranzo.

Nel 1970, solamente lo 0,5% dei pendolari effettuava più di 50 chilometri. Trent’anni dopo, questa percentuale è più che quadruplicata.

L’Ufs fa notare che non si deve parlare di saturazione della rete stradale su scala nazionale, siccome il tempo trascorso sulla strada è rimasto praticamente uguale, nonostante le distanze siano aumentate.

swissinfo e agenzie

Secondo le statistiche, la proporzione di donne tra i pendolari è in crescita.

Il gentil sesso utilizza più volentieri i trasporti pubblici degli uomini.

Questa situatzione si spiega in parte dal fatto che le donne svolgono soprattutto dei lavori a tempo parziale.

A differenza di altre regioni della Svizzera, i mezzi pubblici dell’agglomerazione di Zurigo sono molto utilizzati.

Secondo il censimento federale del 2000, il 42,9% dei pendolari si reca al lavoro in macchina.
15,1% in moto.
20,7% utilizza i mezzi pubblici.
9% va a piedi.
7% in bicicletta.

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