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Alpigiani in via di estinzione?

La vendita di formaggi ai turisti diventa sempre più importante per gli alpigiani swissinfo.ch

L'alpicoltura svizzera è in difficoltà. Mancano le braccia, mancano i profitti, il numero di aziende diminuisce.

Della questione si occupa il 21° congresso internazionale sull’economia alpestre a Lenk, nel canton Berna.

I pascoli d’alta quota sono una risorsa importante, per l’agricoltura di montagna. Da secoli, durante l’estate, i contadini delle valli conducono il loro bestiame sugli alpeggi, per sfruttare al meglio l’erba dei pascoli e per immagazzinare il fieno del piano per l’inverno.

Agricoltura in difficoltà

Ma oggi le difficoltà in cui si dibatte l’agricoltura di montagna, soprattutto a causa della diminuzione del prezzo dei prodotti agricoli e la necessità di nuovi investimenti, si rispecchiano anche sullo sfruttamento degli alpeggi.

Tra 1990 e 2000, il numero di alpeggi in Svizzera è diminuito del 20%, da poco più di 10’000 a poco più di 8’000. Più contenuta, meno 10% circa, la diminuzione dei bovini condotti sugli alpeggi.

Costi di produzione crescenti

“La produzione di latte nelle regioni di montagna è sempre meno redditizia”, rileva Christine Rudmann, assistente alla cattedra di economia agricola al Politecnico federale di Zurigo e relatrice al convegno di Lenk. “I costi di trasporto nei centri di lavorazione nel fondovalle incidono in maniera crescente sui costi di produzione.”

Si osserva inoltre una tendenza all’allevamento di mucche da latte selezionate, inadatte all’alpeggio. E anche le nuove norme per la protezione degli animali e delle acque richiedono investimenti tali che potrebbero indurre molti allevatori ad abbandonare i pascoli d’alta quota.

Il problema della forza lavoro

Un ulteriore problema con cui è confrontata l’economia alpestre è quello del reclutamento della forza lavoro. Trovare persone disposte a passare l’estate in montagna, in condizioni di lavoro e alloggio difficili e con salari bassi, non è sempre facile.

Soprattutto è difficile trovare persone con esperienza. “Abbiamo allievi che non sanno neppure mungere, quando arrivano da noi”, dice Hansueli Bieri, responsabile per la formazione dei casari al centro di formazione di Hondrich, nel canton Berna.

Personale straniero

Fra gli aspiranti alpigiani, parecchi sono stranieri. “Molti vengono dalla Germania, abbiamo avuto anche allievi provenienti dalla Francia e dall’Olanda”, aggiunge Bieri.

E meno di un terzo viene dall’agricoltura. Fra chi segue la formazione a Hondrich, “vi sono infermiere, cercatori d’oro, parroci, gioiellieri, notai, specialisti d’informatica, giornalisti. Di tutto, insomma”

Il problema è che molti di loro “fanno solo una, due estati in montagna, poi basta”, osserva ancora Bieri. Pochi datori di lavoro sono disposti a concedere alcuni mesi di ferie non pagate, per permettere ai neo-casari di passare l’estate sugli alpeggi.

Una prospettiva europea

Christine Rudmann non è però troppo pessimista. Un’evoluzione negativa dell’alpicoltura si osserva in tutti i paesi dell’arco alpino. In Francia intere valli alpine sono ormai spopolate.

Ma in Austria e Svizzera, due paesi in cui l’alpicoltura è più sviluppata, la situazione è meno grave.

Prospettive di sviluppo

Per Christine Rudmann, vi sono possibilità di sopravvivenza e di nuovi sviluppi per l’alpicoltura.

Se l’estivazione di mucche da latte diminuisce, potrebbe aumentare l’alpeggio di bestiame d’allevamento e di bestiame minuto (pecore e capre). “L’agricoltura alpina svizzera sopravviverà in ogni caso. La questione è solo in che forma.”

La risorsa turismo

Il turismo riveste un ruolo fondamentale per la sopravvivenza degli alpeggi. “Negli alpeggi per le mucche da latte, i prodotti possono essere venduti direttamente ai turisti”, dice Christine Rudmann

È però necessario uno sforzo per migliorare il marketing di prodotti e servizi che non hanno alcuna possibilità di imporsi sul mercato globale.

Nella stessa direzione si muovono il Dipartimento federale dell’economia e l’Ufficio federale per l’ambiente, le foreste e l’agricoltura, che hanno proposto un sostegno finanziario per il lancio di un marchio di qualità per le regioni alpine.

Il marchio andrebbe a regioni che rispettano certi criteri di sviluppo sostenibile, contribuendo alla promozione turistica. E i contadini potrebbero approfittare di questo marchio per valorizzare i loro prodotti.

swissinfo

Gli alpeggi tradizionali svizzeri si scontrano con crescenti difficoltà economiche. Il lavoro è duro, le infrastrutture e i salari sono generalmente modesti.

Per la Svizzera, lo sfruttamento degli alpeggi è però importante, perché fornisce contribusce alla salvaguardia della cultura alpina. Per questo è auspicabile la collaborazione tra alpicoltura e turismo, nel quadro di uno sviluppo sostenibile.

Numero di alpeggi 1990: 10’293
Numero di alpeggi 1999: 8’233
1999: su una popolazione bovina di circa 1,6 milioni di capi, quasi 400’000 hanno passato l’estate sugli alpeggi
1999: la Confederazione ha sovvenzionato l’alpeggio con 67 milioni di franchi; nel 1979 erano 18 milioni

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