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Amnistia fiscale ticinese ai blocchi di partenza

Il canton Ticino spera di far riemergere parte dei soldi sottratti all'erario

Anche il Canton Ticino propone un’amnistia fiscale cantonale sperando in benefici per l’economia e le casse statali: non ci sarà un condono, ma una riduzione consistente dell’imposta sottratta negli ultimi dieci anni. Le voci critiche non mancano.

Dal gennaio 2010, le persone fisiche e giuridiche che autodenunciano per la prima volta una sottrazione d’imposta in Svizzera non incorrono in alcuna pena, ma devono unicamente rimborsare al fisco le imposte dovute e gli interessi di mora per dieci anni al massimo.

Il Ticino considera positivamente questa mini-amnistia, ma non la ritiene sufficiente. Già nel lontano 1998 il parlamento ticinese presentò alla Confederazione un’iniziativa cantonale volta ad istituire un’amnistia fiscale generale.

A tutt’oggi l’iniziativa cantonale non ha nessun seguito, «e non ci sono segnali che l’atteggiamento a Berna sia destinato a cambiare», ha affermato la ministra delle finanze ticinese Laura Sadis, che si è espressa nel 2009 nel ambito della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze in favore di un’amnistia fiscale federale. Ma senza successo.

Giura in prima fila

Proprio l’immobilismo da parte della confederazione ha spinto i primi cantoni a muoversi di propria iniziativa. Dapprima ha agito il canton Giura con un modello tutto suo, presentato recentemente.

In sostanza, per regolarizzare i capitali occultati agli evasori è concessa perfino l’opportunità di presentare una semplice stima, senza dover fornire nessun documento. Le autorità giurassiane sperano di far riapparire un terzo dei fondi nascosti, qualcosa come 300 milioni di franchi.

Il canton Giura però si trova in conflitto con la legge federale. E la vertenza con Berna è ancora aperta. Uno dei problemi concerne pure il fatto che l’amnistia è stata decretata dal governo e non dal parlamento.

Ticino più cauto…

Pochi giorni fa il governo ticinese ha presentato la sua proposta, che attende ora di passare la soglia del parlamento cantonale. In caso di autodenuncia esente da pena, li¬mitatamente al periodo 2010-2011, il contribuente che beneficia dell’amni¬stia non dovrà pagare nessuna multa e si vedrà ridurre del 70% l’aliquota dell’imposta sottratta negli ultimi dieci anni.

L’amnistia è cantonale: ciò significa che lo sconto vale solo per gli importi relativi all’imposta cantonale e a quella comunale. Per l’imposta federale diretta invece dovrà essere rimborsato l’intero importo sottratto negli ultimi dieci anni.

Oltre a far emergere capitali finora non di¬chiarati al fisco (si stima che pos¬sa essere riportato alla luce un totale di 1 miliardo di franchi), la misura potrebbe fruttare – una tantum – 20 milioni per le casse del cantone e 16 per quelle dei comuni. Aumenterebbero però gli importi sull’imposizione futura della sostanza e dei redditi.

…ma corre certi rischi

Come nel caso del canton Giura, anche la proposta ticinese presenta dei rischi relativi alla compatibilità con il diritto federale superiore, come viene ammesso nel messaggio governativo appena presentato. Questo perche la Legge sull’armonizzazione fiscale (LAID) prevede il ricupero “dell’imposta non incassata, compresi gli interessi”.

Analogamente al governo cantonale, anche l’esperto in materia fiscale della Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana (Supsi), Marco Bernasconi, ritiene comunque fiducioso che la normativa dovrebbe avere concrete possibilità di passare l’esame parlamentare. Sempre Bernasconi condivide l’obiettivo generale di questa amnistia, anche se non nasconde che avrebbe preferito un’amnistia federale.

In effetti la principale speranza è che l’amnistia possa far emergere capitali e redditi tassabili in futuro, contribuendo all’aumento del gettiti per l’anno 2010 e quelli successivi. Ciò dovrebbe portare in ultima analisi al miglioramento della situazione economica e della piazza finanziaria, già messa a dura prova in seguito alla crisi finanziaria mondiale e agli scudi fiscali italiani.

Critiche da sinistra

Questa visione comunque non viene condivisa da tutti. Secondo Sergio Rossi, docente di economia all’Università di Friburgo, in un clima di timori per la crescente disoccupazione regna la prudenza, con i contribuenti pentiti che saranno piuttosto portati a reinvestire i loro patrimoni nel settore finanziario o in quello immobiliare, piuttosto che spenderli in beni di consumo.

Critiche vengono anche dalla sinistra. Il presidente del partito socialista ticinese, Manuele Bertoli, si chiede se il santo vale la candela, visto che l’amnistia dovrebbe portare “solo” 4,6 milioni di franchi al cantone all’anno, mentre il gettito fiscale delle persone fisiche ammonta a 700 milione all’anno.

«Mi chiedo anche se sia saggio farla adesso, quando a livello federale si sta ragionando su cambiamenti importanti in materia bancaria», ha dichiarato al quotidiano La Regione.

Per Marco Bernasconi, la fine probabile del segreto bancario e la fine della distinzione fra evasione e frode fiscale dovrebbero incentivare la Confederazione a valutare concretamente un’amnistia federale, ma ciò non si è per ora verifcato. Conclude Bernasconi: «Ben venga quella cantonale che comunque, come tutte le amnistie, deve avere un carattere eccezionale».

Gerhard Lob, Bellinzona, swissinfo.ch

Un’amnistia serve per recuperare fiscalmente i capitali che fanno parte di quella fetta di economia sommersa e assicurarne così la tassazione anche per il futuro.

Se le modalità dell’amnistia sono sufficientemente attraenti, essa permette di incassare una somma non indifferente e di estendere la proporzione di capitali e beni sottoposti a un prelievo fiscale.

In Svizzera, l’ultima amnistia fiscale generale risale al 1969. L’operazione ha fatto emergere 11,5 miliardi di franchi.

Nonostante il successo della manovra, da allora i rappresentanti politici hanno preferito rinunciare a sostenere questo controverso provvedimento. Misure analoghe erano state prese nel 1940 e nel 1945.

Cosa significa l’amnistia ticinese concretamente? Il messaggio governativo riporta alcuni esempi.

In un primo esempio, un contribuente coniugato (con un reddito imponibile di 80’000
franchi e una sostanza imponibile di 300’000 franchi) che ha sottratto 500’000 franchi di sostanza (capitali) e 15’000 franchi di redditi verrebbe a pagare, con l’amnistia cantonale, un importo complessivo di 31’180 franchi corrispondente al 6,2% della sostanza sottratta (500’000 franchi).

Se lo stesso contribuente presentasse un’autodenuncia esente da pena
fuori dal periodo degli anni 2010 e 2011, ovvero nel lasso di tempo al beneficio
dell’amnistia cantonale, pagherebbe invece un importo complessivo di 80’776 franchi (pari al 16.2% della sostanza sottratta).

Se la sottrazione d’imposta di questo contribuente fosse invece scoperta dal fisco, l’importo complessivo da pagare aumenterebbe al 29.6% della sostanza sottratta cioè a 147’762 franchi.

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