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Apertura in due tappe del mercato dell’elettricità

Nel mercato liberalizzato, il trasporto di elettricità dovrebbe essere affidato ad una società nazionale Keystone

Quattro anni dopo il rifiuto popolare alla liberalizzazione del settore dell'elettricità, la Camera dei Cantoni si è allineata a quella del Popolo approvando uno scaglionamento nel tempo.

I grandi consumatori saranno i primi a beneficiare della liberalizzazione. Tutti gli altri potranno approfittare dell’apertura soltanto in una seconda fase.

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Consiglio degli Stati

Questo contenuto è stato pubblicato al Il Consiglio degli Stati è la Camera alta del Parlamento svizzero composta dai rappresentanti dei cantoni. Conta 46 membri. Ogni cantone, indipendentemente dal numero di abitanti, ha due rappresentanti, mentre ogni semi-cantone uno. I semi-cantoni sono Obvaldo, Nidvaldo, Basilea Città, Basilea Campagna, Appenzello interno ed Appenzello esterno. Un membro della Camera alta è chiamato consigliere…

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Il mercato dell’elettricità in Svizzera deve essere liberalizzato in due tappe, mentre la rete per il trasporto dell’elettricità in Svizzera dovrebbe essere gestita da una società anonima il cui capitale è in mano pubblica.

Lo ha deciso martedì il Consiglio degli Stati, riunito nella località grigionese di Flims per la sessione autunnale, affrontando la Legge federale sulle istallazioni elettriche e l’approvvigionamento di elettricità.

Apertura in due fasi

Le grandi aziende che consumano più di 100 Megawattora all’anno – per una fattura di oltre 20’000 franchi – dovrebbero poter scegliere liberamente il loro fornitore al momento dell’entrata in vigore della legge (al più presto nel 2008).

Il mercato sarà poi aperto a tutti in un secondo tempo, in principio 5 anni più tardi.

«Nell’Unione europea, tutti i consumatori potranno scegliere liberamente il loro fornitore a partire dal 2007. Dopo l’Europa, la Russia, la Cina e l’India, la Svizzera sarà uno degli ultimi paesi ad aprire il suo mercato», ha rilevato la senatrice liberale radicale Erika Forster.

«Ci troviamo davanti ad un treno che non possiamo perdere, se non vogliamo trovarci in difficoltà in futuro», ha detto dal canto suo il rappresentante popolare democratico Filippo Lombardi.

Riorganizzare il settore

I senatori sono stati unanimi nel riconoscere la necessità di adattare il mercato dell’elettricità alla nuova situazione internazionale, giuridica e tecnica.

I consiglieri agli Stati hanno ribadito l’importanza di favorire un’apertura controllata e di assicurare un approvvigionamento sicuro ed efficace di corrente elettrica.

La panne di elettricità capitata in Italia nel settembre 2003 – in seguito ad un disguido in Svizzera – ha d’altronde mostrato la necessità di riorganizzare il mercato.

Piccoli liberi di scegliere

il Parlamento ha ripreso in mano la questione, nonostante quattro anni fa i cittadini svizzeri si fossero espressi contro un progetto di liberalizzazione del mercato elettrico.

Nel frattempo, infatti, una decisione del Tribunale federale ha autorizzato l’apertura del settore in base alla legge sui cartelli.

Cosciente dello scetticismo che ancora permane tra la gente, il Consiglio degli Stati ha così stabilito che anche quando il mercato sarà interamente liberalizzato, i consumatori che utilizzano meno di 100 MWh – piccole e medie imprese (PMI) ed economie domestiche – potranno optare per un regime di approvvigionamento garantito a tariffa fissa qualora non desiderassero beneficiare della concorrenza.

Società nazionale di distribuzione

Il Consiglio degli Stati si è distanziato dall’altra camera in merito alla gestione della rete di distribuzione di elettricità a livello nazionale.

I senatori hanno deciso di affidare, in un primo tempo, l’incarico alla società anonima Swissgrid. In futuro, le aziende attive sul mercato dell’elettricità dovranno poi riunire le rispettive reti in una nuova società nazionale.

Il capitale di tale società dovrà appartenere maggioritariamente – direttamente o indirettamente – a cantoni e comuni. La versione del Consiglio nazionale prevedeva invece che la maggioranza del capitale fosse in mano a società svizzere.

Per il momento, la missione è stata affidata alla società anonima Swissgrid.

Nazionale su possibile referendum

Mercoledì, il Consiglio nazionale si chinerà a sua volta sul dossier.

La Camera del popolo dovrà in particolare pronunciarsi sulla possibilità di un referendum prima della liberalizzazione totale, così come sul tema del sostegno da fornire alle energie rinnovabili, con un particolare accento sull’energia idroelettrica.

swissinfo e agenzie

Nel 2005, la Svizzera ha importato dall’Ue 47’084 milioni di chilowattora (kWh).
Ha esportato verso l’Ue 40’734 milioni di kWh.
Importazioni nette: 6’350 milioni di kWh.
Totale dei consumi in Svizzera nel 2005: 61’637 kWh.

L’elettricità copre un quinto del fabbisogno energetico svizzero. Le centrali idroelettriche con bacino d’accumulazione sono all’origine di un terzo dell’elettricità prodotta in Svizzera, le centrali a filo dell’acqua di un quarto e le centrali nucleari del 40%.

La Svizzera, che importa più di quanto produce, auspica un nuovo accordo bilaterale sull’elettricità con l’Unione europea (Ue). L’accordo dovrebbe concentrarsi sulla sicurezza dell’approvvigionamento elettrico, sull’accesso al mercato e sulla promozione delle energie rinnovabili.

La Svizzera e l’Ue hanno finora firmato – in due fasi – sedici accordi bilaterali. Il primo pacchetto è entrato in vigore nel 2002.

Sempre nel 2002, il popolo svizzero ha rifiutato la liberalizzazione del mercato dell’elettricità. La nuova legge in preparazione – che prevede l’apertura del mercato in due tappe – entrerà in vigore non prima del 2008.

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