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Asilo: la Svizzera vuole accrescere i rimpatri volontari

Anche in Afghanistan numerose persone hanno potuto ricostruire la loro esistenza grazie ai programi di assistenza al rimpatrio

Secondo il direttore dell'Ufficio federale della migrazione Eduard Gnesa, la Confederazione dovrebbe rafforzare ulteriormente i programmi di assistenza al rimpatrio volontario dei richiedenti l'asilo.

Nell’ultimo decennio, 65’000 persone hanno beneficiato degli aiuti finanziari e materiali concessi dal governo svizzero per favorire la loro reintegrazione nei paesi di origine.

“Possiamo trarre un bilancio positivo di questi ultimi 10 anni. Grazie ai programmi di assistenza al rimpatrio volontario, 65’000 persone hanno potuto ritornare a casa loro, tra cui 40’000 kosovari e 10’000 bosniaci”, sottolinea Eduard Gnesa.

Secondo il responsabile dell’Ufficio federale della migrazione (UFM), i programmi di aiuto al rimpatrio e alla reintegrazione nei paesi d’origine forniscono soltanto dei vantaggi e costituiscono uno degli elementi fondamentali della politica svizzera in materia di migrazione.

“Questi aiuti non rientrano soltanto nell’interesse delle persone rimpatriate, ma anche dei loro paesi di provenienza, dal momento che contribuiscono a rafforzare il loro sviluppo economico e sociale”.

Gnesa non nasconde il fatto che anche la Svizzera approfitta del ritorno volontario dei richiedenti l’asilo: i programmi di assistenza al rimpatrio costano meno rispetto alle misure necessarie in caso di rimpatrio forzato.

Paesi riluttanti

Il direttore dell’UFM si augura quindi di poter aumentare ulteriormente il numero dei programmi di rimpatrio volontario.

Uno dei problemi principali in quest’ambito è costituito dal fatto che molti paesi si rifiutano di riprendere i loro stessi cittadini, contravvenendo alle leggi internazionali. I programmi di assistenza alla reintegrazione rappresentano un buon incentivo per convincere le autorità di questi paesi a cambiare idea.

Per frenare il flusso migratorio verso la Svizzera, Gnesa considera altrettanto importante l’opera di sensibilizzazione nei paesi da cui provengono molti richiedenti l’asilo.

In collaborazione con l’Unione europea, il governo elvetico ha avviato dei progetti pilota in Nigeria e Camerun per rendere attenta la popolazione locale sui rischi di un viaggio verso l’Europa e sulle ristrette possibilità di lavoro in Svizzera.

Collaborazioni più intense

Per far fronte all’immigrazione clandestina, la Confederazione intende inoltre rafforzare la collaborazione bilaterale con alcuni paesi, sostenendo maggiormente il loro sviluppo economico, sociale e medico.

“Le nuove leggi sull’asilo offrono una base legale per estendere queste collaborazioni”, afferma il vicedirettore dell’UFM Urs Betschart, che recentemente ha lanciato dei progetti di cooperazione con la Bosnia, la Serbia e il Kosovo.

Le discussioni con questi paesi sono molto importanti, anche perché stanno diventando delle piattaforme di accoglienza e di transito per numerosi richiedenti l’asilo provenienti da altri paesi, spiega Betschart.

Sostegno generoso?

I programmi di assistenza al rimpatrio includono numerosi provvedimenti, tra cui servizi di consulenza, aiuti individuali, progetti di sviluppo sociale ed economico per le comunità locali, destinati ad agevolare la reintegrazione dei migranti.

La Confederazione devolve attualmente circa 15 milioni di franchi all’anno per questi programmi, di cui possono approfittare tutti i richiedenti l’asilo giunti in Svizzera, ad eccezione dei cittadini di paesi appartenenti all’Unione europea.

I richiedenti l’asilo che intendono ritornare a casa loro possono ottenere un contributo finanziario del valore di 500-1’000 franchi per gli adulti e di 500 franchi per i bambini. L’importo viene calcolato in base alla durata della loro permanenza in Svizzera.

I migranti ricevono inoltre assistenza medica, aiuti per la ricerca di un alloggio e un contributo fino a 3’000 franchi per progetti di reinserimento professionale.

swissinfo, Simon Bradley
(traduzione Armando Mombelli)

Nel 2006 sono state inoltrate 10’537 richieste di asilo alle autorità svizzere. Nell’ultimo decennio sono state presentate in media 25’000 domande all’anno.

Il maggior numero di richieste di asilo è stato raggiunto nel 1999, anno in cui sono state inoltrate 48’057 domande.

Secondo i dati dell’Ufficio federale della migrazione, solo il 10% dei richiedenti l’asilo ottengono una risposta positiva.

Nel 2006, 8’859 richiedenti l’asilo hanno lasciato la Svizzera. Nell’ultimo decennio si sono registrate in media 21’819 partenze all’anno. Il record è stato raggiunto nel 2000 con 48’974 partenze.

Come molti altri paesi europei, la Svizzera è stata confrontata negli ultimi decenni ad un forte flusso di richiedenti l’asilo provenienti dai paesi del Sud. La maggior parte di questi migranti non adempiono le condizioni per ottenere il diritto di asilo o di soggiorno in Svizzera.

Per far fronte a questo fenomeno, la Svizzera ha inasprito la politica di asilo e ha rafforzato i controlli alle frontiere. Le autorità hanno introdotto inoltre dei programmi di assistenza al rimpatrio volontario dei richiedenti l’asilo.

Questi programmi – che comprendono servizi di consulenza, assistenza medica, contributi finanziari per la reintegrazione nei paesi di origine – si sono rivelati meno costosi rispetto alle misure di rimpatrio forzato.

L’anno scorso il popolo svizzero ha approvato in votazione federale la proposta di inasprire la legge sull’asilo. Tra i cambiamenti principali figurano la soppressione degli aiuti sociali, il prolungamento del periodo di detenzione in attesa del rimpatrio e l’esclusione della procedura di asilo per le persone senza documenti.

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