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AVS: trattamento uguale per gli svizzeri all’estero

Quotidianità difficile nella crisi argentina Keystone

Gli emigrati in Argentina non avranno una riduzione dei contributi volontari alla previdenza sociale.

Il Consiglio degli Stati ha bocciato una proposta del ticinese Filippo Lombardi.

Tempi duri per i circa 3’000 svizzeri che pagano volontariamente l’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). La terribile svalutazione che ha colpito il peso argentino, ha stracciato i loro salari. I contributi del sistema di previdenza svizzero non sono ormai più alla loro portata.

In una raccomandazione, il rappresentante ticinese Filippo Lombardi ha voluto sapere, se il governo fosse disposto a ricalcolare i premi in casi di simile drammaticità.

Niente trattamenti particolari

Ma il ministro degli interni, Pascal Couchepin, non ne ha voluto sapere: non sarebbe giusto verso gli altri svizzeri all’estero che si trovano in una situazione analoga. Con 16 contro 12 voti la Camera alta ha seguito il consiglio del ministro. Il caso è per il momento chiuso.

Il nuovo computo dei contributi, proposto da Lombardi, avrebbe dovuto «tenere conto della reale situazione economica degli svizzeri d’Argentina». Inoltre il Consiglio federale avrebbe dovuto congelare i contributi dovuti da persone che provvisoriamente non sono in grado di versarli.

«Se creiamo un precedente per l’Argentina che si trova in una profonda crisi – ha affermato Couchepin – dovremmo ripetere la cosa anche per altri paesi». Non si tratterebbe quindi di una «Lex Argentina». Le richieste non si fermerebbero.

Doppia sfortuna

Nella sua presa di posizione, Lombardi ha descritto la situazione difficile dell’Argentina: «I contributi pensionistici sono calcolati in franchi svizzeri sul reddito in pesos argentini. Il tasso di calcolo è stato fissato al 1° gennaio 2002 con il cambio di quella data. Ma solo due settimane dopo la moneta argentina è crollata».

Questo ha portato i contributi ad un livello insopportabile per i cittadini elvetici nell’America meridionale. Inoltre il cambio di calcolo rimane fisso per due anni, cioè per il 2002 e il 2003.

Attualmente i contributi minimi sono ben tre volte più cari rispetto all’importo iniziale. Una situazione che impone a molti una rinuncia. Il contributo minimo di 756 franchi, corrispondeva prima del crollo monetario a 500 pesos. Oggi per la stessa cifra ne sono necessari 1’500.

Misure individuali possibili

Il Consiglio federale ha comunque lasciato aperta una possibilità: non essendo praticabile una soluzioni per un gruppo intero, sarà possibile accogliere misure individuali.

Già in dicembre, rispondendo al Parlamento, il Governo aveva affermato che «a causa della preoccupante situazione in Argentina, l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali e il Servizio per gli svizzeri all’estero avrebbero elaborato delle soluzioni per casi particolarmente duri». I chiarimenti sono in corso.

Swissinfo, Christian Raaflaub
(traduzione: Daniele Papacella)

Dalla crisi del 2002, la situazione degli svizzeri in Argentina è particolarmente difficile.

Oltre alla crisi che tocca tutti, c’è un problema in più: il pagamento dei contributi al sistema pensionistico della patria, abbandonata spesso da generazioni.

Il contributo minimo è di 756 franchi l’anno. Attualmente questa cifra corrisponde al salario annuo di un’insegnante della scuola elementare.

Un contadino deve possedere almeno di 250’000 metri quadrati di terreno per disporre del reddito necessario.

Alcuni sopravvivono con la rendita minima dei genitori che garantisce attualmente 1’030 franchi mensili.

(I dati sono del dicembre 2002)

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