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Banche cantonali: lo strumento della politica economica

Nate nell'Ottocento le banche cantonali rappresentano ancora oggi uno strumento importante per il piccolo credito e la promozione economica regionale.

Malgrado seguano normalmente una politica di credito pacata, gli istituti pubblici non sono risparmiati dalle crisi.

La maggior parte delle banche cantonali gode di un privilegio in ambito finanziario: la garanzia statale. Dei 24 istituti che operano ancora oggi sul territorio ben 22 avevano ancora a fine 1999, anno di revisione della legge, una garanzia totale.

Negli anni buoni erano i cantoni a raccogliere gli utili, ma anche a raccogliere i cocci dei crediti bacati. Il pubblico approfitta in genere con dei semplici buoni di partecipazione, facendo affluire il capitale ma senza poter partecipare direttamente alla direzione aziendale.

Lo strumento economico

Nate nell’Ottocento su iniziativa politica, le banche cantonali hanno svolto per oltre un secolo un ruolo decisivo per la politica economica regionale dei governi cantonali. Attraverso l’attività di credito degli istituti parastatali, le istituzioni hanno garantito l’apporto di linfa necessaria anche in periferia. Spesso gli organi di sorveglianza delle singole banche offrono ancora ottimi posticini per i politici in pensione.

Ma malgrado la solerte guida e le strategie d’azione conservatrici, le difficoltà non sono mai mancate. Così a inizio Ventesimo secolo, la semiprivata Banca cantonale ticinese è affondata nelle difficoltà finanziarie. Ma già allora le istituzioni non hanno voluto perdere lo strumento finanziario e dal 1914 anche il Ticino ha una sua “Banca dello Stato”.

Problemi ricorrenti

Soprattutto i rampanti anni Ottanta hanno riservato sorprese e imposto mutamenti al panorama delle banche pubbliche. In alcuni casi, come con la Banca cantonale argoviese, si è passati da società semplice in mano statale a società per azioni con una partecipazione più ampia dei piccoli investitori.

Come oggi per la Banca cantonale vodese, spesso sono stati degli investimenti ciechi a costare caro. La cronaca giudiziaria degli ultimi due decenni ricorda la fiducia concessa da molte banche regionali agli squali della finanza. Fra questi, le banche svizzere in corpore ricordano, senza troppo piacere, il bancarottiere Werner K. Rey.

A Soletta e nel canton Appenzello delle manovre di salvataggio hanno portato addirittura alla scomparsa delle banche cantonali. Per risolvere i problemi finanziari sono state vendute una alla Società di Banca svizzera e l’altra all’Unione di Banche svizzere. Dalla fusione delle due giganti del settore finanziario, divenute la nuova UBS, si sono creati dei problemi di monopolio regionali non ancora risolti.

La nuova strategia imboccata per salvare la Banca cantonale vodese sembra indicare un ritorno al credito locale e un abbandono dei mercati internazionali, attualmente in grave crisi.

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