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Banche elvetiche sotto pressione

Il presidente del comitato direttivo dell'Associazione svizzera dei banchieri Urs Roth Keystone Archive

Lo ha reso noto mercoledì a Zurigo Georg Krayer, presidente dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB), durante la presentazione del rapporto annuale.

La concorrenza estera, gli attacchi al segreto bancario e la perdita d’immagine legata al dissesto di Swissair hanno messo sotto pressione le banche svizzere. Secondo Georg Krayer la funzione delle banche va tuttavia relativizzata. È vero che gli istituti di credito muovono ingenti somme di denaro, ma si tratta di fondi che appartengono ai clienti e che non possono essere esposti a rischi eccessivi.

Attese eccessive

«Durante la crisi di Swissair alle banche sono stati rivolti molti rimproveri e in esse sono state riposte attese e speranze contraddittorie e irrealistiche», ha dichiarato il presidente dell’ASB. Tuttavia, se una banca avesse cercato di soddisfare tutte queste attese, non solo non sarebbe riuscita a salvare la compagnia aerea, ma avrebbe a sua volta rischiato il fallimento.

Le banche devono lavorare al meglio delle loro competenze. «Non è necessario dare prova di altruismo: così come un pilota non vola per essere utile al suo Paese, ad un banchiere non si può chiedere di distribuire crediti per amore del prossimo», ha sottolineato Krayer.

Marketing all’estero

L’ASB vuole intensificare gli sforzi di comunicazione all’estero per far conoscere i suoi obiettivi, ha proseguito il presidente del comitato esecutivo Urs Roth. In vista del secondo round di negoziati bilaterali con l’Unione europea (UE), Roth si è detto a favore di una soluzione sul tema della fiscalità del risparmio che garantisca alla Svizzera un trattamento paritario.

In altre parole, la Svizzera è pronta a prelevare un’imposta alla fonte sui conti di cittadini di paesi dell’UE, ma chiede che quest’ultima trovi accordi «equivalenti» con piazze finanziare quali gli Stati Uniti, Singapore ed Hong Kong. L’avanzata di Singapore ci impone di trovare soluzioni, ha detto Roth, secondo il quale «saremo certamente sotto pressione».

Il segreto bancario

Un alleggerimento del segreto bancario in favore delle autorità fiscali di altri Paesi, o un sistema di scambio automatico d’informazione, sono comunque fuori discussione. L’ASB è contraria ad un’adesione della Svizzera all’Accordo di Schengen e preferirebbe un trattato internazionale, nel quale siano elencate le richieste delle due parti.

Un altro punto che preoccupa i banchieri elvetici è la nuova legislazione sul riciclaggio di denaro e la lotta al terrorismo introdotta dagli Stati Uniti. Attraverso il cosiddetto «Patriot Act», l’America potrebbero infatti emanare misure coercitive unilaterali. «Dobbiamo convincere le autorità americane che se vogliono ottenere informazioni: dovranno continuare a far ricorso alle vie dell’assistenza amministrativa e giudiziaria», ha concluso Roth.

swissinfo e agenzie

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