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Bilanci per lo “scudo fiscale”

Finite le escursioni in Svizzera con i soldi pronti all'evasione fiscale? Keystone

Finita l'amnistia fiscale del governo Berlusconi, l'Italia politica si compiace del risultato, malgrado le cifre contrastanti. Il bilancio per la piazza svizzera sembra sopportabile.

È una selva di cifre contraddittorie a chiudere il cosiddetto “scudo fiscale” italiano. La misura, varata in autunno dal governo Berlusconi, per facilitare il rimpatrio dei capitali riparati all’estero, scade mercoledì 15 maggio.

D’ora in poi dovrebbero scattare le misure repressive anche se in alcuni casi è prevista un’ulteriore proroga. Tuttavia, se il ministero del tesoro e lo stesso governo italiano parlano già ora di grande successo, le banche svizzere ammettono un rientro decisamente contenuto.

Termine scaduto?

Ufficialmente, il 15 maggio, è l’ultimo giorno per far rientrare in Italia i capitali illegalmente esportati all’estero grazie ad una serie di norme soprannominate “scudo fiscale”. Ma non sarà così per tutti.

La data costituisce infatti già una proroga della scadenza precedentemente fissata, il 28 febbraio. La partenza di questa autentica “amnistia” (impunità e anonimato in cambio di una tantum pari al 2,5 per cento) non era però stata particolarmente brillante: appena 2.381 milioni di euro (meno di 5.000 miliardi di lire) nei primi quattro mesi. Per quanti speravano nella tassa sul rientro per far quadrare i conti pubblici era stata una grossa delusione.

Ma neppure il 15 maggio è una scadenza davvero definitiva, perché quanti potranno provare di aver avuto bisogno di altro tempo per regolarizzare la propria posizione potranno attendere fino al 30 giugno. Dopo non resterebbe altro che sperare nella distrazione della guardia di finanza e degli altri inquirenti sui beni detenuti fuori dal Paese.

Le cifre

Sulla consistenza delle cifre tornate in Italia ci sono pareri leggermente diversi. Il vice-ministro dell’economia, Vito Tanzi, ha affermato martedì: “I dati precisi ancora non li ho, bisogna aspettare fino alle scadenze. Ma tutto sommato mi sorprenderei, visto il ritmo di rientro dei capitali, se fossimo lontani dalle previsioni originarie pari a 40 miliardi di euro”.

La fiducia del governo è alimentata dalle voci che parlano di un consistente aumento dei rientri nelle ultime settimane, grazie anche a un insistente ‘battage’ sui controlli che scatteranno subito dopo le scadenze di legge.

Il presidente dell’Associazione banche italiane (ABI), Maurizio Sella, ha invece parlato di “previsioni superate. Forse si arriverà a raggiungere i 50 miliardi di euro” ha detto. Cioè il 10 per cento dei capitali italiani riparati all’estero. L’ABI è un osservatorio davvero speciale. Sono infatti le banche i soggetti che materialmente raccolgono le dichiarazioni dei proprietari dei capitali detenuti all’estero e garantiscono loro l’anonimato.

Quest’ultima condizione aveva fatto temere che, attraverso questa porta, potessero passare anche i capitali “sporchi”, frutto di attività illecite o criminali.

Banche svizzere non agitate

Comunque vada, le banche svizzere non appaiono particolarmente preoccupate. Ad esempio l’UBS ostenta la massima tranquillità. Martedì, ha pubblicato la propria relazione trimestrale, migliore del previsto, anche se viene registrato un certo calo dell’utile netto.

Ma lo “scudo fiscale” italiano avrebbe inciso negativamente sui conti del private banking UBS solo nella misura di 4,6 miliardi di franchi.

Francesco Dirovio, Roma

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