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Bloccare le spese pubbliche

Soluzioni liberiste per far risparmiare lo Stato dalla bocca del presidente di economiesuisse, Ueli Forster nella sua industria tessile di San Gallo Keystone Archive

Per economiesuisse è necessario frenare la crescita delle spese statali al rincaro. Con proposte radicali suscita il disappunto dei sindacati.

Fra il 1990 e il 2000 la quota statale – il rapporto fra le spese pubbliche e il prodotto interno lordo – è cresciuta in maniera esponenziale, ha dichiarato martedì in una conferenza stampa il presidente di economiesuisse Ueli Forster. La Svizzera (38,6 per cento nel 1999) è in seconda posizione nella classifica internazionale dietro il Giappone, una situazione che penalizza la competitività della piazza finanziaria elvetica.

La crescita delle spese dello stato è inevitabile, ha ammesso Forster, ma dovrebbe essere limitata a circa l’1,8 per cento all’anno, cioè a livello del rincaro. La quota statale si situerebbe così fra il 33 e il 37 per cento nel 2020.

Se invece continua ad aumentare a questo ritmo raggiungerà il 43-48 per cento. In termini assoluti, un incremento annuo del quattro per cento, come avviene attualmente, porterebbe entro il 2010 a 80 miliardi di franchi di maggiori uscite rispetto al 1999. economiesuisse vuole invece ridurre questo aumento a 50 miliardi.

Proposte di taglio



È possibile tagliare le spese in tutti i settori, ha aggiunto Forster. Basta utilizzare i mezzi disponibili in maniera più efficace. Il catalogo di proposte di economiesuisse, per nulla esaustivo, rappresenta una base per lanciare il dibattito su questo tema.

Bisogna stimolare l’economia nazionale, ha detto Gilbert Coutau, presidente della commissione finanziaria di economiesuisse. La ripartizione dei compiti prevista dal progetto di nuova perequazione finanziaria fra cantoni e Confederazione è un passo positivo. Sono però necessarie anche misure settoriali.

Per raggiungere gli obiettivi, economiesuisse propone di frenare le spese nei settori della formazione, della salute, delle relazioni con l’estero, dei trasporti e della cultura.

Nuovi paradigmi



La Federazione delle imprese svizzere vuole pure cambiare orientamento in materia di spese sociali, passate dai 32 miliardi del 1990 a 55 miliardi nel 1999 – ha sottolineato Fritz Blaser, presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori – con un crescita media annua del 6 per cento. Sono queste che pesano maggiormente sul bilancio della Confederazione, stando a Blaser.

Economiesuisse, che afferma di non voler ridurre le prestazioni attuali, vuole riportare l’aumento delle spese per la previdenza sociale a una percentuale fra il 4,2 e il 3,2 per cento. Il finanziamento delle assicurazioni sociali dovrebbe essere elaborato a lungo termine.

L’introduzione di nuove prestazioni dovrebbe essere possibile solo in casi eccezionali e solo se i costi possono essere compensati altrove. In cifre assolute, le spese potrebbero aumentare solo in proporzione all’evoluzione demografica, e principalmente per l’AVS, ha aggiunto Blaser.

Lo scopo è di raggiungere una pressione fiscale moderata. Il salario netto dei lavoratori sarebbe così maggiore. Una politica che andrebbe a vantaggio di tutti, sia le imprese che la popolazione attiva.

Reazioni indignate



Un punto di vista criticato dall’USS. Per i sindacati, le proposte di economiesuisse sono irrealizzabili e il vero obiettivo degli imprenditori è di ridurre le imposte dirette e mantenere la pressione sulle assicurazioni sociali. La quota statale – afferma l’USS in un comunicato – è effettivamente aumentata negli anni ’90 ma non a causa dell’incremento delle spese. Questo infatti, al netto dell’inflazione, è stato del 2 per cento l’anno.

Il bilancio pubblico complessivo è cresciuto perché l’economia, e quindi il prodotto interno lordo, erano in fase di stallo. Inoltre, aggiungono i sindacati, le spese non sarebbero cresciute tanto se l’economia non avesse causato enormi costi per l’assicurazione invalidità e disoccupazione.

La politica monetaria troppo restrittiva praticata in Svizzera ha bloccato la crescita economica: per questo la quota statale è aumentata del 5 per cento fra il 1991 e il 1996. Nel confronto internazionale la quota statale in Svizzera e la quota di indebitamento sono ancora basse. Inutile quindi drammatizzare, conclude l’USS criticando le proposte di smantellamento sociale contenute nel testo di economiesuisse.

swissinfo e agenzie

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