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Cambiamenti di dimensioni non previste

Keystone

Per i politologi, il risultato delle elezioni parlamentari di domenica non è sorprendente. Non si attendevano però spostamenti di voti di una portata così grande tra i partiti di governo.

A detta degli esperti, l’esito dello scrutinio non dovrebbe troppo offuscare l’immagine della Svizzera all’estero, dopo le critiche formulate dalla stampa internazionale durante la campagna elettorale.

“Questo risultato non mi sorprende, ma non mi aspettavo che la vittoria dell’Unione democratica di centro (UDC) potesse raggiungere dimensioni tali. Con 60 seggi ha praticamente eguagliato il primato detenuto dal 1919 dal Partito liberale radicale (PLR), quando era stato introdotto il sistema di voto proporzionale”, dichiara Regula Stämpfli.

La reazione della politologa è condivisa anche dagli altri osservatori interpellati da swissinfo. Ai loro occhi, il successo dell’UDC va attribuito soprattutto all’abile campagna elettorale condotta dal partito che rappresenta la destra nazionalista. “Gli altri partiti non sono riusciti a prendere in mano le redini della campagna, come ha fatto l’UDC”, sottolinea Regula Stämpfli.

Campagna più personalizzata

Secondo i politologi, le ragioni della progressione dell’UDC sono da ricercare non da ultimo nella sua capacità di personalizzare maggiormente la campagna elettorale, sfruttando la figura di Christoph Blocher.

“È un modo di fare politica che assomiglia sempre di più a quello che si vede all’estero. In quest’ambito stiamo diventando sempre più simili ai paesi vicini, pensiamo soltanto alle ultime elezioni in Francia o alla scelta del nuovo leader della sinistra in Italia”, osserva Ernesto Weibel, ex docente di scienze politiche all’Università di Neuchâtel.

Anche altri partiti stanno cominciando a personalizzare maggiormente la politica, fa notare il politologo ginevrino Pascal Sciarini, citando l’esempio del Partito popolare democratico (PPD) con Doris Leuthard e Christophe Darbellay.

“Vi è però un limite strutturale: gli altri partiti non dispongono dei mezzi finanziari dell’UDC, non possono permettersi di occupare allo stesso modo i media e le strade con annunci e manifesti di propaganda”, afferma Sciarini.

Sbagli dei socialisti

Il crollo del Partito socialista (PS), grande perdente di questa domenica, sarebbe da imputare al successo dei Verdi, che hanno strappato moltissimi voti al secondo schieramento politico nazionale. Ma anche agli sbagli commessi durante la campagna elettorale.

“La minaccia di estromettere Christoph Blocher dal governo è stata per me un errore madornale da parte dei socialisti”, ritiene il politologo Wolf Linder.

I socialisti – fa notare Ernesto Weibel – sono però crollati soprattutto nella Svizzera tedesca, dove si sono maggiormente distanziati dai loro temi tradizionali, come i problemi della società, dei lavoratori, delle assicurazioni sociali. Nella Svizzera francese, dove rimangono più vicini a questi temi, hanno tenuto molto meglio.

Conseguenze politiche

Il risultato di queste elezioni non avrà ripercussioni fondamentali per il sistema politico svizzero. Ma lascerà comunque il segno, a detta dei politologi.

“Gli equilibri si sono spostati ancora una volta verso destra. Il centro è rimasto praticamente uguale, ma l’UDC ha guadagnato voti. In questo contesto la ricerca del consenso si rivelerà in futuro ancor più difficile”, osserva Wolf Linder. A suo avviso, l’indebolimento dei socialisti e dei radicali rischia di complicare i negoziati con l’UE.

Il nuovo cedimento del PLR e il successo del PPD potrebbero inoltre modificare i rapporti tra i due fratelli rivali. I popolari democratici potrebbero rimettere in discussione il secondo seggio dei radicali.

“Sicuramente si rafforzerà la competizione tra i due partiti, a livello federale, ma forse ancora di più a livello cantonale. I popolari democratici giocheranno sulla loro vittoria elettorale e sul fatto che sono riusciti a rinnovarsi per rivendicare un maggiore peso nei confronti dei radicali”, prevede Ernesto Weibel.

Secondo il politologo non vi saranno invece probabilmente grandi cambiamenti nella composizione del governo. Cambieranno invece probabilmente le teste. “I problemi all’interno del Consiglio federale non sono tanto legati alla sua composizione, ma anche alle personalità che ne fanno parte. Vi è da attendersi un ringiovanimento dei membri del governo, anche perché la società è cambiata molto in questi ultimi 20 anni”, dichiara il politologo di Neuchâtel.

Impatto per l’immagine della Svizzera

Dopo le critiche rivolte dalla stampa estera per i toni xenofobi della campagna elettorale, la vittoria della destra rischia di offuscare l’immagine della Svizzera nel mondo?

“Non credo che vi saranno grandi ripercussioni. Anche quando la destra era avanzata in Austria o in altri paesi le reazioni si erano spente molto in fretta. Non bisogna inoltre dimenticare che i temi sollevati dall’UDC, come quello degli stranieri, sono molto sentiti dalla gente anche in quasi tutti gli altri paesi”, afferma Ernesto Weibel.

Un po’ meno ottimista Pascal Sciarini, per il quale l’esito di questo scrutinio “non faciliterà sicuramente il compito di spiegare all’estero che l’UDC non è veramente un partito di estrema destra, come ad esempio il Fronte nazionale in Francia”.

“Credo comunque che gli amici della Svizzera nel mondo siano un po’ delusi da questo risultato”, dichiara Clive Church, osservatore della realtà elvetica e politologo dell’Università di Kent, in Inghilterra.

swissinfo, Armando Mombelli

Risultati nel Consiglio nazionale 1995, 1999 e 2003 e 2007:



Unione democratica di centro: 14,9%, 22,5%, 26,7%, 29,0%



Partito socialista: 21,8%, 22,5%, 23,3%, 19,5%



Partito liberale radicale: 20,2%, 19,9%, 17,3%, 15,6%



Partito popolare democratico: 17,0%, 15,8%, 14,4%, 14,6%



Partito ecologista svizzero: 5,0%, 5,0%, 7,4%, 9,6%.

Il tasso di partecipazione è stato nel 2007 del 48,8%, in aumento di 3,6 punti rispetto al 2003.

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