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Cancún, una sfida per la Svizzera

L’ampliamento dei prodotti DOC per non perdere prodotti agricoli unici. Keystone

Conseguenze cruciali per la Svizzera dalla quinta conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio, in programma dal 10 al 14 settembre in Messico.

La delegazione elvetica deve coniugare protezionismo agricolo e liberalizzazione dei mercati.

I 146 Paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) si ritrovano nella celebre località turistica messicana per fare il punto sui negoziati avviati a Doha, nel novembre del 2001, e la cui conclusione è prevista per il 1° gennaio del 2005.

La posta principale in gioco è rappresentata dall’agricoltura. Il settore primario è il principale punto di frizione tra Paesi poveri e ricchi.

Il sud del mondo, riunito nel cosiddetto “Gruppo di Cairns” con capofila Australia, Brasile, Argentina, Sudafrica ed altri, esige che l’Europa e gli Stati Uniti riducano le sovvenzioni alle rispettive agricolture.

Parodosso apparente

La trasferta non sarà facile per la delegazione ministeriale elvetica che, da una parte dovrà difendere fino ad un certo punto il protezionismo agricolo e, dall’altra parte, raccomandare le virtù del libero scambio per gli altri settori in corso di negoziato.

Il ministro dell’economia Joseph Deiss ha così formulato la soluzione a quello che sembra un apparente paradosso: “Se la Svizzera dovesse essere esclusa da un accordo, ciò sarebbe pregiudizievole per l’insieme dell’economia, dunque anche agli agricoltori”.

La posta in palio

Luzius Wasescha, responsabile aggiunto della delegazione svizzera, non nasconde che la Svizzera è uno dei Paesi che ha da perdere di più se dovesse liberalizzare il proprio settore primario.

Secondo l’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica (OCSE), nella Confederazione il 60% del reddito contadino è determinato dai sussidi pubblici.

Il processo d’erosione è però in corso: nell’ultimo decennio sono state chiuse, mediamente ogni anno, all’incirca 2 mila aziende agricole.

Per attutire la diminuzione degli aiuti diretti, la Svizzera propone di sovvenzionare indirettamente le prestazioni che non sono puramente agricole, ma che rientrano nella protezione del paesaggio e nella tutela della natura.

Berna desidera anche ampliare l’elenco DOC, quello della denominazione d’origine controllata, includendo più prodotti, formaggi ad esempio.

La proposta svizzera ha convinto solo Bulgaria, Taiwan, Islanda, Corea del Sud e Liechtenstein. Inoltre, la delegazione elvetica è cosciente che i contadini stanno già lavorando ad un referendum.

Investimenti e servizi

Non così isolata come nei negoziati sull’agricoltura, la Svizzera ha trovato importanti alleati nell’ambito della formulazione di nuove regole in materia d’investimenti: Unione Europea (UE) e Giappone sono, infatti, sulla medesima, lunghezza d’onda.

L’obiettivo è di sopprimere gli ostacoli alla concorrenza ed instaurare processi d’acquisizione trasparenti sui mercati pubblici. La Svizzera, paese esportatore per eccellenza, ha molto da guadagnare in questo campo.

Il negoziato non si presenta comunque agevole, perché il Gruppo di Cairns e l’Unione Europea, hanno espresso l’intenzione di far dipendere l’acquisizione di queste nuove regole dalla stipulazione dell’accordo sull’agricoltura, così da ottenere il sostegno dei Paesi recalcitranti a liberalizzare gli investimenti.

Medicamenti è cosa fatta

Sul dossier dei medicamenti vi è, invece, già accordo.

L’accesso ai medicamenti dei Paesi in via di sviluppo è stato stabilito in un compromesso adottato lo scorso 30 agosto, dopo mesi di trattative tra sordi.

Le regole dell’OMC saranno ammorbidite per consentire l’esportazione di prodotti generici nei Paesi che non hanno la possibilità di fabbricarli da soli, a fini umanitari, ma non per conquistare parti di mercato.

Dazi e servizi

La Svizzera si è inoltre pronunciata a favore di una riduzione supplementare dei dazi doganali, nell’ambito della trattativa sull’accesso ai mercati dei beni industriali.

A Cancun la conferenza ministeriale dell’OMC dovrà infine occuparsi della liberalizzazione di servizi quali l’educazione, la salute, i servizi finanziari, punti particolarmente contestati dalle organizzazioni non governative.

Contrariamente ai beni, dove gli ostacoli al commercio passano sovente attraverso i dazi doganali, la liberalizzazione dei servizi potrebbe essere ostacolata, ad esempio, dalle legislazioni nazionali sul lavoro.

swissinfo, Jacob Greber
(Traduzione e adattamento: Sergio Regazzoni)

Creata nel 1995, l’OMC ha sede a Ginevra ed ha sostituito il GATT, l’Accordo generale sui dazi doganali ed il commercio, fondato dopo la seconda guerra mondiale.

Obiettivo dell’OMC è la liberalizzazione degli scambi commerciali, rendendoli più concorrenziali ed equi.

I negoziati in corso riguardano agricoltura, proprietà intellettuale, ambiente, servizi, prodotti industriali, medicamenti, e mercati pubblici.

146, i Paesi presenti alla quinta conferenza ministeriale dell’OMC, in programma dal 10 al 14 settembre 2003 a Cancun, in Messico
1° gennaio 2005 termine per portare a termine i negoziati stabiliti dalla conferenza ministeriale svoltasi a Doha nel novembre del 2001
60%, la quota di reddito agricolo prodotto in Svizzera dai sussidi pubblici
2 mila, le aziende agricole costrette a chiudere ogni anno nella Confederazione

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