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Cani in padella anche in Svizzera

Spezzatini, arrosti, interiora e lingua. In certe regioni del paese, il cane figura tuttora sulla lista delle vivande Keystone

Non solo nei paesi asiatici. Anche in alcune regioni rurali della Svizzera la carne del migliore amico dell'uomo è tuttora ritenuta una leccornia.

Parlarne è considerato un tabù, ma gli intenditori sanno perfettamente dove reperire carne secca affumicata, ragù e arrosti di cane. In Ticino invece il fenomeno, dettato in passato perlopiù dalla fame, è praticamente scomparso.

Nei paesi asiatici la carne di cane viene sovente portata in tavola: è addirittura ritenuta una prelibatezza per palati fini. In Europa tale pratica suscita invece perlopiù disgusto e incomprensione ed è spesso messa al bando: in Germania ad esempio il consumo di questo tipo di carne è vietato dal 1986.

Lo scontro tra le due concezioni gastronomiche rischia di acutizzarsi durante i mondiali di calcio del 2002 organizzati da Corea e Giappone. La Fifa ha suggerito di sospendere la pratica culinaria per tutta la durata della manifestazione, ma le autorità coreane hanno risposto picche: non intendono chinarsi davanti all’»imperialismo culturale dell’Occidente».

E in Svizzera?

In Svizzera la legge dal 1954 proibisce il commercio di carne di cane, mentre sono ammessi lo smercio privato e il consumo. Cibarsi di un quattrozampe sembra in genere incontrare la disapprovazione della gente: suscita ad esempio grande scandalo la pratica diffusa in Cina di mettere in padella i cani San Bernardo, uno dei simboli più amati dagli svizzeri, quasi un’icona nazionale.

Come spesso succede, la realtà è però un’altra: stando a servizi pubblicati di recente dai giornali svizzero tedeschi, in alcune regioni rurali della Svizzera la carne di cane non solo viene consumata regolarmente, ma è addirittura considerata eccellente e ricercata per tradizionali manicaretti.

Nella valle del Reno sangallese, ad esempio, il migliore amico dell’uomo viene utilizzato da alcuni per la preparazione di una speciale carne secca affumicata. «Ho macellato l’ultimo cane – un «rottweiler cattivo» – in gennaio: la carne rimane sotto sale con una miscela di spezie per due settimane e poi la affumico nel camino di casa», ha confidato un 73enne della regione al quotidiano «Der Bund».

Anche nella campagna appenzellese il cane figura tuttora sulla lista delle vivande: con la carne vengono preparati per lo più spezzatini e arrosti, ma non si disdegnano neppure le interiora e la lingua. «I cani di due-tre anni sono i migliori», ha precisato a «Der Bund» una contadina 68enne.

Etica e problemi sanitari

I pareri sono discordanti, come dimostrano le lettere dei lettori pubblicate domenica dal settimanale «Sonntagsblick». «Perché uccidere un cane in salute? in Svizzera nessuno muore di fame», si interroga un bernese. «Il cane vuole essere amico dell’uomo. Come si può semplicemente abbattere il fedele animale e gustarlo come prelibatezza?», ribadisce uno zurighese. «Meglio un succulento arrosto di cane alla carne di coccodrillo», risponde un lettore di Berna.

Il problema non è solo etico: la carne di cane, al contrario di quella normalmente in commercio, non è sottoposta agli usuali controlli da parte delle autorità. «Il cane è un carnivoro e come le volpi e i topi, è spesso colpito da un parassita della carne, la trichinella spiralis», indica il veterinario cantonale ticinese Tullio Vanzetti. «Il parassita si installa nei muscoli dell’organismo che lo ospita e rimane in forma latente. Può provocare leggeri disturbi ma può anche portare alla morte: dipende dalla quantità di parassiti presenti», aggiunge Vanzetti. Il fenomeno non risparmia neppure l’uomo.

In Ticino l’ultimo caso di «trichinellosi umana» risale agli anni ’50 ed era da imputare proprio al consumo di carne di cane. Fino a 40-50 anni fa quella dei cani in padella era una realtà, ora è un fenomeno completamente scomparso, ha aggiunto Vanzetti: «non sono a conoscenza di nessun caso». Inoltre nel cantone non vi è una tradizione gastronomica legata alle carni del migliore amico dell’uomo.

Vanzetti sfata anche il mito del «cane farmacia ambulante», largamente diffuso nella Svizzera tedesca. La tradizione vuole infatti che il grasso dell’animale venga impiegato per la cura di infiammazioni e affezioni alle vie respiratorie: fino ad alcuni anni fa era persino reperibile in alcune farmacie, al prezzo di 10 franchi all’etto. «Si tratta di una credenza popolare che affonda la radici nel passato lontano: scientificamente non vi è nessun fondamento», ha affermato il veterinario cantonale.

swissinfo e agenzie

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