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Cani pericolosi: Il Governo deve agire

Il pitbull. Nell'immaginario collettivo il cane pericoloso per eccellenza. Keystone

Dopo i deputati, anche i senatori hanno approvato una mozione che chiede al Consiglio federale misure più restrittive contro i cani giudicati pericolosi.

Secondo i parlamentari, l’esecutivo deve assumersi le proprie responsabilità e adottare i necessari provvedimenti sulla base della legge sulla protezione degli animali.

La Confederazione deve intervenire e elaborare un concetto nazionale contro i cani pericolosi. Dopo il Consiglio nazionale, anche quello degli Stati giovedì si è detto d’accordo nell’adottare misure a livello federale contro i cani pericolosi.

Pochi mesi dopo la morte di un bambino di 6 anni sbranato da tre pitbull a Oberglatt, nel canton Zurigo il primo dicembre scorso, i parlamentari svizzeri hanno ritenuto inaccettabile che si potesse rinviare il dossier ai cantoni e andare avanti con 26 soluzioni differenti.

Il voto odierno non giunge inatteso. In seguito al dramma di Oberglatt, 147 parlamentari avevano sottoscritto una petizione lanciata dal quotidiano “Blick” nell’intento di vietari i pitbull in Svizzera.

Il testo adottato chiede al Governo di prendere le “misure necessarie”. Tra le quali è citata, a titolo d’esempio, l’interdizione dei cani “suscettibili di rappresentare un pericolo considerabile per l’uomo”.

Gli Stati seguono il Nazionale

Con 38 voti a 4, i senatori hanno adottato la mozione in tal senso proposta dalla propria commissione della scienza, dell’educazione e della cultura.

Stando alla camera dei cantoni, per agire, il Consiglio federale può avvalersi della legge sulla protezione degli animali, modificata in seguito all’adozione di quella che regola l’ingegneria genetica in Svizzera (Genlex).

Si tratta in particolare degli articoli sull’allevamento e lo sviluppo di animali con caratteristiche particolari. La mozione invita la Confederazione a mettere in pratica al più presto queste due disposizioni.

Nella giornata di mercoledì anche il Consiglio nazionale (Camera bassa) aveva accettato la mozione con 128 voti a 43 e 3 astenuti.

Sconfessato il Governo

La settimana scorsa il Consiglio federale aveva annuciato di non volere a livello nazionale alcun divieto per razze o tipi di cani potenzialmente pericolosi. Per questa ragione aveva chiesto di bocciare la mozione approvata oggi.

Il consigliere federale Joseph Deiss ha tuttavia detto di non interpretare la mozione necessariamente come un mandato per vietare determinate razze. In gennaio il suo dipartimento aveva proposto di vietare pitbull e bastardini ottenuti partendo da tredici razze. Gli ambienti interessati e i veterinari erano insorti contro questa proposta.

Ormai rassegnato all’approvazione della mozione, Deiss ha elencato quelli che potrebbero essere i provvedimenti proposti dal suo dipartimento, come il divieto per certe specie di cani o per singoli animali dimostratisi particolarmente pericolosi.

Si potrebbe anche, stando al ministro dell’economia, agire a livello della formazione e della responsablità dei proprietari di cani.

swissinfo e agenzie

1o dicembre 2005: Un bambino di 6 anni viene ucciso da alcuni cani pitbull a Oberglatt, nel canton Zurigo.

7/9 dicembre 2005: Zurigo introduce l’obbligo delle museruole e di tenere i cani pericolosi al guinzaglio. Il canton Vallese annuncia la proibizione di 12 razze canine da combattimento a partire dal 2006.

13 dicembre 2005: Una commissione del Senato chiede al Governo l’adozione di misure contro i cani pericolosi.

22 dicembre 2005: Il quotidiano “Blick” consegna al Governo una petizione munita di 175’000 firme per vietare i pitbull in Svizzera.

13 gennaio 2006: L’UFV propone di proibire 14 razze canine. Il Governo chiede maggiori chiarimenti.

10 marzo 2006: Secondo l’esecutivo, la legge sulla protezione degli animali non costituisce una base legale sufficiente per vietare i cani pericolosi.

15/16 marzo 2006: Il Parlamento approva una mozione che prevede l’adozione di misure contro i cani pericolosi a livello federale.

Tocca ora al Governo proporre dei provvedimenti concreti.

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