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Casinò: Campione d’Italia piange, il Ticino spera

I banchi da gioco si assomigliano ovunque, ma per i casinò distinguersi è fondamentale Keystone

La nuova legge dell'Unione europea sul riciclaggio di denaro sporco potrebbe spingere molti giocatori d'azzardo a lasciare i casinò italiani per quelli svizzeri. È il timore dei gestori delle case da gioco italiane.

Ma le autorità svizzere ribattono: controlli d’identità severi sono la regola anche nella Confederazione.

I gestori delle quattro case da gioco italiane – Campione d’Italia, Sanremo, Saint Vincent e Venezia – non hanno dubbi: la nuova legge comunitaria contro il riciclaggio, recepita dall’Italia il primo di gennaio, rischia di essere una mazzata per i casinò italiani.

Varata nel 2005 da Bruxelles per regolamentare tutte le case da gioco europee e mantenere sotto controllo il riciclaggio, la norma prevede un controllo dei giocatori; non solo all’entrata ma anche al momento di cambiare le fiches.

Finora, l’obbligo di notifica scattava a partire da 12’500 euro; con la nuova normativa la soglia scende a 2’000 euro. È un doppio controllo che rischia di scoraggiare i giocatori. «Non credo che con queste norme si voglia creare un’anagrafe tributaria dei giocatori», afferma Mauro Pizzigati, direttore del Casinò di Venezia e presidente della Federgioco. «È chiaro però che tutto ciò provoca alle case da gioco ulteriori costi amministrativi e organizzativi».

Inoltre, secondo i gestori dei casinò italiani, la legge è lacunosa e non raggiunge lo scopo per cui è stata creata. Non vengono per esempio considerate le operazioni frazionate. Basta che un giocatore cambi, nella stessa serata, a due riprese, 1’900 euro e l’obbligo di registrazione salta: anche se il totale è superiore al tetto massimo previsto dalla legge, le singole operazioni non lo superano.

«Non solo», rincara Pizzigati. «La direttiva parla in generale di case da gioco senza considerare che in Italia esiste l’azzardo anche nelle sale poker, nelle sale bingo o nelle sale per le scommesse sportive». In altre parole: ci sono delle realtà non contemplate dalla direttiva UE e che sfuggono a qualsiasi controllo.

Svizzera, eldorado del gioco?

Il più preoccupato per la nuova direttiva è Mario Resca, presidente del Casinò di Campione d’Italia. La piccola enclave italiana sulle rive del lago di Lugano, si sente particolarmente esposta alla concorrenza delle case svizzere, in particolare quelle di Mendrisio e Lugano.

«Gli obblighi di registrazione», dice Resca, «saranno un deterrente psicologico importante. Il settore giochi nella regione è in larga espansione. Negli ultimi cinque anni il fatturato complessivo è raddoppiato».

Il timore è che il decreto antiriciclaggio acceleri la migrazione dei giocatori verso il canton Ticino. «È evidente che con la nuova normativa si radica nel giocatore la convinzione di essere controllato», conclude Resca. Una spiacevole sensazione alla quale si può sfuggire 10 chilometri più in là in «due sale da gioco extraeuropee dove non esistono obblighi di registrazione».

Leggi svizzere altrettanto severe

«Affermazioni di questo genere, sono assolutamente infondate», ribatte Jean-Marie Jordan, direttore della Commissione federale sulle case da gioco. «In effetti, abbiamo da poco emendato l’ordinanza sul riciclaggio per renderla conforme alle norme internazionali. Le nuove direttive sono entrate in vigore, anche da noi, il primo gennaio».

In sostanza, anche per accedere ai casinò svizzeri il cliente deve dare le proprie generalità. Se cambia dei gettoni da gioco per un valore uguale o superiore a 5’000 franchi (3’200 euro), l’operazione e il suo autore vengono registrati.

Tuttavia, qualcuno si chiede se, in presenza di direttive comunitarie, la Svizzera non debba aderire al diritto europeo proprio per sottrarsi all’accusa di essere un paese a rischio riciclaggio. «Il sistema di controllo adottato dalla Svizzera, è conforme alle raccomandazioni del GAFI (il gruppo d’azione contro il riciclaggio di capitali e il finanziamento del terrorismo, ndr.)» ci dice ancora Jordan. «Si tratta di un organismo riconosciuto sia dal Fondo Monetario Internazionale, sia dalla Banca Mondiale ed è considerato lo strumento di riferimento internazionale contro questo tipo di crimini».

Se poi si guarda al caso di Pfäffikon (Zurigo), le case da gioco svizzere potrebbero anche essere tacciate di eccessivo zelo. La stampa ha accusato la direzione del casinò di aver ecceduto nei controlli, filmando le sale e tenendo sotto controllo un certo numero di giocatori.

Sarebbero inoltre state allestite delle schedature su diversi clienti, soprattutto sui più assidui. Un comportamento che alcuni giudicano illegale. La vicenda è finita anche sui banchi della commissione federale delle case da gioco che, conferma laconico Jordan, «sta verificando la vicenda».

swissinfo, Paolo Bertossa

La Confederazione ha autorizzato le case da gioco nel 2001.
Nel 2007 in Svizzera si contavano 19 sale per un totale di 3000 slot machines e 250 tavoli da gioco.
Si contano 5 milioni di giocatori l’anno.
Nel 2006, il giro d’affari complessivo è stato di quasi un miliardo di franchi (750 milioni di euro).

Secondo gli esperti, il mercato potenziale svizzero dei Casinò ha quasi raggiunto la massa critica oltre la quale è difficile andare. La stagnazione è dovuta alla concorrenza delle case da gioco estere, in particolare di quelle francesi e italiane a ridosso della frontiera.

Il giro d’affari del casinò di Lugano è valutato a 113 milioni di franchi. Mendrisio raggiunge i 133 milioni di franchi. Campione d’Italia, sulla frontiera italo-svizzera, mantiene il primato con 180 milioni di franchi (110 milioni di euro).

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