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Colpo di coda sull’aborto

Sconfessate la consigliera federale Ruth Metzler, la sezione giovanile e quella femminile: la maggior parte dei delegati PPD ha bocciato sia la soluzione dei termini che l'iniziativa "per madre e bambino" Keystone

Soluzione dei termini e iniziativa "per madre e bambino". I delegati del PPD si esprimono per un doppio «no» nell'appuntamento alle urne del prossimo 2 giugno.

Il risultato era previsto ma non scontato, dopo che sabato scorso la sezione femminile e quella giovanile del partito si erano espresse in favore della soluzione dei termini.

No a larga maggioranza

Se alla vigilia era palpabile un pizzico di apprensione, quando si è arrivati al dunque il risultato è stato chiaro: l’iniziativa «per madre e bambino», che permetterebbe l’aborto solo in caso di grave pericolo alla vita della madre, è stata spazzata via con 259 voti contro 7, mentre la modifica del Codice penale che depenalizza l’interruzione della gravidanza nelle prime 12 settimane è stata respinta con 201 voti contro 73.

La decisione su questo punto è stata preso dopo una lunga ma non troppo controversa discussione tra i delegati riuniti a Gerlafingen (SO). Dalla parte del sì al regime dei termini si è schierata la consigliera federale Ruth Metzler, secondo cui il quadro legale attuale non è sostenibile: quando una legge non viene più applicata perché non trova più il sostegno della società, bisogna adattarla, ha detto.

L’interruzione di gravidanza non è un tema che va banalizzato, ha aggiunto la ministra di giustizia. Ma a suo avviso «possiamo aver fiducia nel senso di responsabilità delle donne». Nessuna di loro prende a cuor leggero la decisione di abortire. Una persona in una situazione così difficile non va criminalizzata.

Per Ruth Metzler in primo piano vi è l’informazione e la prevenzione. Ma anche le condizioni quadro vanno migliorate, con la concessione di sgravi fiscali alle famiglie, la creazione di asili nido, l’introduzione dell’assicurazione maternità e il rimborso dei contraccettivi da parte delle casse malattia. Al momento del voto la giovane consigliera federale è stata però seguita solo dalle delegazioni di Ginevra, Giura e Berna.

PPD co-promotore del referendum

Qualunque altro esito sarebbe d’altra parte stato interpretato come un voltafaccia clamoroso: fra le diverse organizzazioni che hanno lanciato il referendum contro la nuova normativa vi è infatti anche il PPD, che non è peraltro riuscito a raccogliere autonomamente le 50’000 firme necessarie (ne aveva racimolate solo 32’000) e ha dovuto allearsi con due organizzazioni di fondamentalisti cristiani.

Il PPD aveva chiesto il voto popolare dopo che in parlamento i suoi rappresentanti non erano riusciti a far passare un cosiddetto modello di protezione, che imponeva alla donna di frequentare un centro di consulenza prima di abortire.

“No agli estremi”

Nel suo discorso d’apertura Philipp Stähelin ha chiesto un doppio «no» che apra la strada a soluzioni più equilibrate in materia. Per il presidente del partito si tratta una volta ancora di respingere la «politica degli estremi», che non è pagante né per quanto riguarda l’interruzione della gravidanza, né per altri temi di politica estera, famigliare, economica o degli stranieri. Per questo il PPD fa politica «a partire dal centro», ha detto Stähelin davanti ai delegati.

Il Partito popolare democratico – ha aggiunto – è garante di una «coalizione della ragione»: nelle prossime elezioni, nell’ottobre 2003, il popolo dovrà decidere tra una «cultura della discussione onesta e aperta» e le «battaglie mediatiche» portate avanti dagli altri partiti. In gioco vi è la stessa democrazia di concordanza, ha affermato Stähelin in un discorso introdotto dalle note drammatiche dei «Carmina Burana» di Carl Orff.

swissinfo e agenzie

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