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Creazione di imprese: la Svizzera non è più un modello

Keystone

L'economia elvetica è ostacolata dalla mancanza di personale qualificato e da prescrizioni a volte pignole, secondo due studi presentati a Zurigo.

In inchieste precedenti, che risalgono al 1990, al 1993 e al 1996, la Confederazione occupava il primo posto. Ora è superata dalla Germania in termini di sforzi d’innovazione, indica un sondaggio effettuato dal Politecnico federale di Zurigo nel 1999 presso 2’200 aziende del settore secondario e terziario, commissionato dal Segretariato di Stato dell’economia (seco).

Per quanto riguarda la creazione di imprese, la Svizzera è nella media dei paesi industrializzati, secondo un altro studio pure presentato giovedì a Zurigo. I ricercatori rilevano che la maggior parte delle nuove imprese sono piccole ditte del terziario che non danno una spinta reale all’occupazione. Nel periodo 1991-1995, le imprese «hi-tech» hanno generato 3’450 impieghi nel paese, due terzi in meno del periodo 1985-1991. Nei «servizi moderni», i nuovi impieghi sono 12’400 (-31,5 %).

Complessivamente i posti di lavoro creati all’anno dalle nuove imprese sono stati pari al 2,7 % del totale tra il 1991 e il 1995, contro il 4,3 % tra il 1985 e il 1991. La Svizzera si situa così nettamente dietro gli USA (8,4 % tra il 1984 e il 1991) e la Francia (7,2 % tra il 1984 e il 1992).

La Confederazione è in linea con la media dei paesi dell’OCSE, ha rilevato Syros Arvanitis, del Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico di Zurigo. La principale causa dell’evoluzione negli anni ’90 è la stagnazione dell’economia elvetica, ha precisato l’esperto. Non vanno però scordati i problemi strutturali: la concorrenza è tuttora ostacolata da forti meccansimi protezionisti, ha rilevato.

Fra le condizioni quadro più favorevoli alla nascita di nuove aziende, l’esperto ha citato un contingentamento più generoso della manodopera qualificata che non proviene dall’Unione europea o dall’AELS, una fiscalità più vantaggiosa per le nuove imprese e un sostegno più mirato dello Stato alle società che generano conoscenze.

Vi sono poi anche scogli psicologici: in Svizzera quando una start-up non raggiunge i risultati scontati, si parla di fallimento. Gli americani dicono semplicemente che è stato un tentativo, ha osservato Claudia Fesch, del Politecnico.

Il calo delle innovazioni in Svizzera alla fine degli anni ’90 – percettibie in termini di flessione degli investimenti – era dovuto essenzialmente a fattori congiunturali, ha affermato Heinz Hollenstein, del KOF. Il paese figura tuttora nel gruppo di testa, assieme alla Germania e all’Irlanda e, in minor misura, a Gran Bretagna, Svezia e Danimarca.

Per Hollenstein sussitono anche ostacoli di natura strutturale. Oltre alla scarsità della manodopra qualificata, l’esperto del KOF ha menzionato la difficoltà di reperire finanziamenti, le rigide direttive in materia di protezione ambientale e di pianificazione del territorio e la ristrettezza del mercato che deriva dalla non appartenenza all’Unione europea.

swissinfo e agenzie

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