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Definitivo il tramonto della Gretag Imaging

La ditta paga per l'euforia espansionistica degli ultimi anni Keystone

La ditta zurighese, costruttrice di apparecchi per sviluppare le fotografie, deposita i bilanci. 400 persone perdono il lavoro in Svizzera.

Sommersa dai debiti, la ditta paga le ambizioni espansionistiche degli ultimi anni.

Fine d’anno amaro per gli impiegati della Gretag Imaging, ditta zurighese specializzata in impianti per lo sviluppo e l’elaborazione di fotografie. Tutti i 400 dipendenti nelle filiali di Regensdorf (Zurigo) e Wettingen (Argovia) sono stati licenziati: per il personale si è così verificata la peggiore delle ipotesi, dopo che lunedì il gruppo aveva annunciato di dover depositare il bilancio.

La notizia è stata lanciata da un quotidiano zurighese ed è stata confermata sabato dalla direzione. Il provvedimento è stato adottato dal presidente della direzione Patrick Jung senza previa consultazione del consiglio d’amministrazione (Cda).

Piano sociale aperto

Il Cda riteneva «inopportuno pronunciare licenziamenti prima della fine dell’anno». Per i 370 dipendenti dello stabilimento di Regensdorf (ZH) e i 30 di quello di Wettingen (AG) ciò comporterà infatti un mese di stipendio in meno.

Gli amministratori del fallimento stabiliranno le prestazioni di cui beneficerà il personale licenziati, ha detto il presidente del Cda. Il portavoce non è stato in grado di pronunciarsi sulle possibilità di rilevamento della filiale svizzera del gruppo Gretag Imaging e delle sue società italiane San Marco Imaging e Systel.

Crisi annunciata

In crisi dal 2000 e sommerso dai debiti, il gruppo lunedì aveva reso noto di essere costretto a depositare il bilancio presso il giudice distrettuale di Dielsdorf (ZH). Il magistrato deciderà a giorni se dichiarare il fallimento della società.

All’inizio di dicembre il gruppo aveva comunicato una drastica ristrutturazione. Il piano prevedeva di focalizzare le attività nel settore delle macchine per grandi laboratori. Era anche stato precisato un piano di risanamento, con una riduzione da 10 franchi nominali a un franco del valore dei circa 13,7 milioni di azioni in circolazione e una successiva ricostituzione del capitale.

Dopo intense trattative con i creditori, banche italiane e il gruppo americano Kodak avevano assicurato la rinuncia parziale a quanto loro dovuto, tuttavia a condizione che gli altri debiti del gruppo fossero saldati a breve scadenza. Ma la Gretag Imaging non disponeva della necessaria liquidità. La stampa parla di 45 milioni necessari alla salvezza.

Inoltre nel frattempo la situazione si è ulteriormente aggravata, rendendo necessarie rettifiche di valore sulle partecipazioni e sulle scorte di magazzino.

Il prezzo dell’espansione

Dopo una corsa alle acquisizioni negli anni ’90, il gruppo svizzero deteneva il 30 per cento del mercato mondiale nel settore dei laboratori per lo sviluppo di fotografie.

Al suo zenit, la Gretag disponeva di un organico di circa 2800 persone, diviso in un conglomerato di acquisizioni in Europa, Giappone, Messico e Stati Uniti. Fatali sarebbero stati, affermano gli analisti, il mancato avvicinamento fra le diverse aziende acquisite e l’eccessivo indebitamento. A questi si è aggiunto l’avvento del digitale nel settore fotografico.

Nel 2001 Gretag Imaging aveva chiuso i conti con una perdita netta di 285 milioni di franchi. Al 30 giugno di quest’anno l’indebitamento netto ammontava a 111 milioni. Il futuro delle filiali all’estero, a loro volta sotto pressione da parte dei creditori, rimane ancora aperto.

swissinfo e agenzie

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