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Disoccupazione: effetto primavera

Disoccupazione: il peggio è ormai passato? Keystone

In aprile la disoccupazione è scesa di nuovo sotto la soglia del 4%. Si tratta del terzo miglioramento consecutivo e anche la fiducia dei consumatori aumenta.

Ma gli esperti restano prudenti sulle prospettive a lungo termine della ripresa economica.

Per la terza volta consecutiva, ad aprile è calato il tasso di disoccupazione. Si è passati dal 4,1%, registrato in marzo, al 3,9%.

Stando ai dati rilevati dal Segretariato di Stato dell’economia (seco), alla fine di aprile 2004 i disoccupati erano 155’061, ossia 5’788 in meno rispetto al mese precedente.

Le persone in cerca d’impiego 222’858, vale a dire 5’354 in meno rispetto al mese di marzo 2004.

Antje Bertschi, del seco specifica che: “Tutte le regioni della Svizzera hanno approfittato del calo della disoccupazione, tranne i Grigioni, a causa della fine della stagione sciistica.

“Ciò sarebbe capitato anche in Ticino e in Vallese, se questi due cantoni non avessero compensato la perdita di posti nei settori del turismo con un aumento dell’attività edile”.

Allora la congiuntura migliora davvero? Almeno nel settore dell’esportazione una certa stabilizzazione si nota, ma il mercato del lavoro si riprende ora grazie soprattutto a fattori stagionali.

“Sul calo della disoccupazione influiscono in questo momento fattori stagionali, in particolare per i settori della costruzione e della ristorazione. I fattori congiunturali si fanno sentire di meno. Saranno percepibili in seguito, ma certo non assisteremo ad un boom economico come negli anni Ottanta”, spiega a swissinfo Willy Roth, portavoce dell’Istituto di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo (KOF).

Un ritardo normale

Per Peter Buomberger, direttore del Center of Corporate Responsability and Sustainability (CCRS) dell’Università di Zurigo, si tratta di un ritardo normale.

“All’inizio di una fase di ripresa, la creazione di nuovi posti di lavoro non è immediata. Gli effetti positivi della crescita economica sul mercato del lavoro si fanno sentire dopo un periodo che varia dai sei mesi ad un anno”.

Per ora ci troviamo dunque di fronte ad una cosiddetta “jobless recovery”, ossia una ripresa senza la creazione di nuovi impieghi. Un fenomeno che è stato osservato chiaramente negli Stati Uniti. Secondo l’economista Serge Gaillard, dell’Unione sindacale svizzera, ciò denota “una crescita debole”.

Per il capo economista del Credit Suisse Group (CSG), Alois Bischofberger, ci siamo almeno lasciati alle spalle il punto massimo di disoccupazione.

Se ci sarà, la creazione di nuovi posti di lavoro avverrà nei settori industriali più forti, come quello chimico e farmaceutico e non in quello finanziario.

Incognite

Nelle sue ultime previsioni, l’Istituto di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo (KOF) annunciava in Svizzera una crescita costante, ma non certo spettacolare, tra il +1,6 e il +1,9% per i prossimi mesi.

Le incognite restano per la Svizzera la crescita economica nell’UE, che stenta a partire, e l’instabilità geopolitica. L’aumento del prezzo del petrolio, dovuto all’incertezza in Medio Oriente, è un problema, afferma Willy Roth, ma non più così grave come poteva esserlo 20 anni fa.

“L’industria si è resa più flessibile e può reagire meglio agli aumenti anche notevoli del prezzo del petrolio. Sempre che questi aumenti non durino troppo a lungo”, precisa il portavoce del KOF.

Timido ottimismo dei consumatori

Intanto anche i consumatori sembrano credere timidamente in una ripresa economica più durevole: secondo i sondaggi del segretariato di stato dell’economia (seco) l’ottimismo sta aumentando (da 1% a 1,3%) e di conseguenza dovrebbero aumentare anche le vendite al dettaglio.

Ma la fiducia nel futuro è ancora tiepida: la gente dice di non volersi per ora lanciare in acquisti importanti, come una nuova auto o nuovi mobili.

Più positivo Stéphane Garelli, docente all’IMD, «International Institute for Management Development», di Losanna, che crede in una ripresa più stabile, soprattutto grazie al mercato internazionale.

“Le cifre sono buone negli Stati Uniti e ancora migliori in Asia e ci sono segni positivi anche in Francia e in Germania. In più l’euro sembra voler scendere a livelli più ragionevoli rispetto al dollaro, e di conseguenza anche il franco svizzero dovrebbe diventare meno caro”.

Cosa che ha sempre un effetto positivo sulle esportazioni elvetiche.

swissinfo

Con il suo tasso di disoccupazione del 3,9% in aprile, la Svizzera se la cava piuttosto bene nel confronto internazionale.

In marzo la disoccupazione era a 8,8% in Eurolandia, e a 9% in Europa.

Cifre rimaste invariate da un anno, secondo Eurostat, l’Ufficio di statistica delle comunità europee.

Disoccupazione in Lussemburgo (4,1%), Irlanda e Austria (4,5%), Cipro e Olanda (4,7%).

I paesi più colpiti: la Polonia (19%), la Slovacchia (16,5%), la Lituania (11,5%) e la Spagna (11,1%).

Sempre a marzo l’Italia aveva un tasso di disoccupazione dell’8,5%, la Germania del 9,3% e la Francia del 9,4%.

In confronto nello stesso periodo gli Stati Uniti segnavano 5,7% e il Giappone il 4,7%.

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