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Domicilio a Ginevra e casa in Italia nel futuro dei Savoia?

Il principe Vittorio Emanuele IV con la moglie Marina Doria Keystone Archive

I discendenti maschi della casa regnante italiana dovrebbero presto poter tornare in patria, dopo 56 anni di esilio in Svizzera.

Lasceranno veramente la Svizzera gli eredi di Casa Savoia? Dopo un esilio in Svizzera, durato 56 anni e passato sulle rive del lago Lemano, il voto di martedì al Senato italiano potrebbe presto riaprire le porte dell’Italia ai reali sabaudi.

Elogi alla Svizzera

Sulle reali intenzioni dei Savoia, non si sa ancora nulla. O meglio. In un intervista concessa qualche giorno fa ad un giornale statunitense, il giovane Emanuele Filiberto tradiva l’intenzione di volersi comprare un appartamento, da qualche parte in Italia, ma di voler rimanere oltralpe. “In Svizzera sto bene, è tutto ben organizzato ed ordinato”, ha affermato.

Il 30enne principe lavora a Ginevra presso una banca privata. La sua vita l’ha trascorsa tutta in rossocrociato e della Svizzera apprezza soprattutto -a suo dire- la discrezione che, in Italia, sicuramente non troverebbe.

Un re diviso tra Ginevra e Gstaad

L’erede al trono, Vittorio Emanuele IV, ha ormai 65 anni. Divide il suo tempo fra la villa ginevrina e lo chalet di Gstaad. Secondo alcune indiscrezioni, starebbe cercando casa a Roma, ma il suo sogno è quello di tornare prima di tutto a Napoli. Da lì era partito con il resto della famiglia nel 1946. Lo stesso anno in cui l’Italia, in un memorabile referendum, scelse la Repubblica a scapito di della monarchia costringendo i Savoia all’esilio.

Insomma, il quasi plebiscito di martedì al Senato italiano, che attende ora la conferma della camera e la seconda tornata parlamentare prevista il maggio prossimo, avvicina l’abrogazione del bando dall’Italia per i Savoia.

Un passato sempre presente

Ma la storia non si cancella con un voto. Se la politica dirà probabilmente di sì, pochi hanno dimenticato le pesanti colpe dei Savoia durante il ventennio: lo sdoganamento del fascismo, le leggi razziali e la fuga da Roma, abbandonando il Paese a sé stesso quando la guerra era ormai persa.

E forse, proprio queste pesanti eredità, consiglierebbero ai Savoia un ritorno in punta di piedi, mantenendo la propria base sulle rive del Lemano. Almeno lì nessuno fa domande o chiede di fare imbarazzanti conti con il tuo passato.

Francesco Dirovio, Roma

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