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Dopo le Feste, tappa al Monte di pietà

Sintomo di una povertà strisciante swissinfo.ch

Tasche vuote passata l’euforia degli acquisti natalizi e, per tirare avanti, sempre più persone si rivolgono ai Monti di pietà: il fenomeno, in crescita a sud delle Alpi, rispecchia un malessere diffuso.

Tra i clienti vi sono pensionati che non arrivano alla fine del mese, famiglie importanti e commercianti che devono pagare stipendi e affitti.

“Buongiorno, 961 65 00 posso aiutarla?” Per discrezione al telefono non identificano il nome dell’istituto, che è quello del Monte di pietà di Lugano; anche il parcheggio è schermato da una folta siepe.

Nessuno ama far sapere di essere costretto a impegnare preziosi per sopravvivere, arrivare alla fine del mese, per onorare debiti di gioco, farsi una vacanza o pagare la spesa.

La “corsa” al Monte

Dopo Zurigo e Ginevra, anche Lugano – terza piazza finanziaria della Svizzera – conta un Istituto di prestiti su pegno, l’unico nel Ticino, che funziona a pieno regime. Un istituto privato con la supervisione delle autorità cantonali.

“La ricca Lugano? Impossibile che abbia bisogno di un Monte di pietà. Quando abbiamo aperto nel 1997 ero scettico”, spiega a swissinfo il direttore Giovanni Santoro, “credevo avremmo chiuso i battenti nell’arco di 3 mesi. Ora gestiamo circa 8mila prestiti che vanno dai 40 ai 150 mila franchi, per un giro di 4 milioni di franchi all’anno.”

Nell’8 per cento dei casi si tratta di pegni inferiori ai 100 franchi; il 20 per cento è inferiore ai 500 franchi. Circa il 90 per cento dei clienti che impegnano preziosi sono svizzeri, ticinesi o domiciliati.

“Ogni anno facciamo un 20-30 per cento in più rispetto all’anno precedente: è una cosa molto grave per l’economia in quanto segnale di povertà strisciante in tutto il Cantone.”

Giovani Santoro è vice presidente della Federazione internazionale dei Monti di pietà, che racchiude 158 istituti in tutto il mondo. Ci conferma che il disagio è diffuso un pò dappertutto.

Nel sud del mondo, ad esempio, la miseria è talmente radicata che i Monti di pietà accettano qualsiasi oggetto in pegno come biciclette, ferri da stiro, pentole, utensili. “In Europa solo l’Istituto di Catania prende ancora i corredi di biancheria. Nuovi.”

Bastano pochi passi

Procedere è facile: basta recarsi agli sportelli con un documento di identità e gli oggetti da impegnare (gioielli in oro, argenteria, orologi, pietre preziose).

Dopo la valutazione, l’esperto propone una cifra che in genere corrisponde, al massismo, a un terzo del valore commerciale.

I soldi, che vengono prestati immediatamente, andrebbero restituiti dopo 6 mesi ma il pegno può essere rinnovato anche per diversi anni. L’oggetto resta ovviamente di proprietà del cliente.

Al Monte di Lugano l’interesse è dell’1 per cento mensile al quale si aggiunge un’altra piccolissima percentuale per le spese di custodia e amministrative. Concretamente, quanti soldi si possono prendere in prestito e quanto viene a costare il riscatto dei preziosi dati in pegno?

Un orologio Swatch, ad esempio, ha un valore di mercato di 50 franchi; il suo valore di pegno è di 5 franchi: per riscattarlo, dopo 6 mesi, bisognerà pagare circa 5 franchi e 40 centesimi. La fede nuziale vale 300 franchi; valore di pegno: 40 franchi. Per riaverla 6 mesi dopo bisognerà restituire al Monte 43 franchi e 30 centesimi.

Sul mercato un anello e due orecchini di brillanti – due carati – valgono circa 15 mila franchi; chi vuole impegnare questa parure può ricevere in prestito dal Monte circa 800 franchi. Non è poco?

“Bisogna pensare”, risponde l’esperto dell’Istituto, “che per la loro vendita un commerciante pagherebbe al massimo 1500 franchi. E l’oggetto non è più nelle mani del cliente…”

Fede nuziale o Rolex

“C’è il pensionato che viene a impegnare la catenina d’oro o l’orologio in attesa che arrivi la pensione”, racconta Santoro, “c’è la casalinga che impegna la fede per fare la spesa nel negozio qui sotto.”

Alcune persone impegnano, ogni mese, lo stesso oggetto. La crisi economica dilagante non guarda in faccia nessuno: un giorno una signora si è presentata con tre borse piene di gioielli.

“Fanno capo a noi”, spiega ancora Santoro, “anche famiglie note o commercianti che portano valigette di gioielli per pagare gli stipendi o perchè sono indietro con l’affitto di due o tre mesi e hanno paura di essere sfrattati.”

Una volta l’Istituto era maggiormente sollecitato in determinati periodi, ad esempio Natale. Ora, il flusso di prestiti su pegno è continuo sull’arco dell’anno.

Durante il mese c’è un leggero aumento nella terza decade: ad esempio i pensionati, che non arrivano alla fine del mese, verso il 25 fanno il pegno e verso il 2 o il 3 del mese seguente lo riscattano.

L’importante funzione sociale

Al prestito su pegno si sono rivolti le regine di Svezia, Polonia e Spagna; Napoleone Bonaparte, diversi papi, cardinali, artisti e condottieri. Il Monte di Pietà ha origini antiche: il primo fu costituito in Italia nel 1462 dai frati francescani per combattere l’usura.

Con questo stesso spirito è nato l’Istituto luganese, grazie al quale “è scomparso dal sottobosco cittadino quel gruppetto di usurai che chiedevano anche il 50 per cento di interessi al mese, senza nemmeno garantire la restituzione dei preziosi impegnati.”

Pochi mesi fa il governo ticinese ha dichiarato che “l’Istituto prestiti su pegno ricopre una funzione sociale particolare. Nel Cantone vi è un’importante necessità di avere tale istituto, la cui attività è utile per la collettività.”

Le aste

La miseria di alcuni può diventare un buon affare per altri: per vendere i pegni mai riscattati l’Istituto organizza regolarmente aste dove si trova di tutto, anche una croce originale dell’ordine di Vittorio Veneto e una onorificenza massonica al merito, in argento.

Monete d’oro, anelli, bracciali, collane, orologi, pietre preziose, oro da fondere, penne, accendini e argenteria sono in vendita al 30 per cento del valore commerciale.

“È importante dire che la differenza di denaro della vendita – dedotte spese e tasse – per cinque anni resta depositato a favore del proprietario.” Si vende praticamente tutto, alcuni pezzi a prezzo addirittura maggiorato. L’asta può fruttare fino a 400 mila franchi.

In Svizzera ci sono tre Monti di pietà: Zurigo, Ginevra e Lugano. In Ticino, la crisi economica dilagante spinge sempre più persone ad impegnare preziosi per avere soldi in prestito.

L’interesse mensile è molto basso e il prestito immediato. All’Istituto si rivolgono ormai tutti i ceti sociali. I prestiti vanno da 40 a 150 mila franchi per un volume d’affari sui 4 milioni di franchi all’anno.

Il 5% dei prestiti non riscattati sono venduti all’asta.

In Ticino circa 8.000 persone hanno un prestito su pegno in corso;
90% sono ticinesi, svizzeri o domiciliati, di cui il 30% commercianti;
Il 5% dei clienti non riscatta più i preziosi impegnati.

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