Gli avvocati della banca elvetica ritengono che le autorità fiscali americane non prendano assolutamente in considerazione il diritto e la sovranità della Svizzera.
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In una presa di posizione sulla denuncia sporta giovedì dal fisco statunitense a un tribunale federale di Miami, in Florida, gli avvocati dell’UBS spiegano che quanto chiesto dalle autorità americane costringerebbe degli impiegati della banca in Svizzera a “violare il diritto penale elvetico”.
Una simile violazione, si legge nella lettera i cui contenuti sono stati resi noti domenica dall’Agence France Presse, esporrebbe i dipendenti a “pene di prigione considerevoli”.
“Il fisco ignora semplicemente l’esistenza del diritto e della sovranità svizzeri”.
Inoltre, ha precisato lunedì Serge Steiner, portavoce dell’UBS, l’autorità fiscale americana contravviene al trattato Qualified Intermediary (IQ, accordo tra banche estere e autorità americane per l’imposizione fiscale sugli investimenti), che ha lei stessa ratificato.
L’UBS è da qualche giorno nell’occhio del ciclone, dopo l’accordo raggiunto con il ministero della giustizia statunitense per fornire i dati dei proprietari di circa 300 conti non dichiarati. Giovedì il fisco americano ha sporto denuncia per chiedere informazioni anche su altri 52’000 conti aperti da cittadini statunitensi.
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