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Edilizia ticinese minacciata dalla concorrenza italiana

Gli impresari costruttori della Svizzera Italiana alla ricerca di sinergie con la concorrenza italiana per non essere espulsi dal lucroso mercato degli appalti pubblici Keystone

Per il settore ticinese delle costruzioni non sono tempi facili. Oltre alla concorrenza delle grandi ditte svizzero-tedesche, ben presenti nel cantone, si profila ora sempre più minacciosa quella italiana. Quando invece gli impresari ticinesi cercano commesse in Italia si trovano davanti a mille difficoltà e devono ritirarsi.

Questa situazione dei maggiori appalti pubblici, che prendono il volo dopo essere stati aggiudicati a consorzi con a capogruppo della cordata imprenditori della Penisola, ha spinto Vittorino Anastasia, segretario cantonale aggiunto della Società svizzera impresari costruttori (SSIC), a lanciare un invito agli operatori del settore: per vincere i grandi appalti dobbiamo consorziarci con le ditte italiane.

A sottolineare le preoccupazioni della SSIC c’è stato il recente appalto da 70 milioni di franchi per il rifacimento dei viadotti autostradali del Monte Generoso, vinto da un consorzio italo-ticinese, grazie ad un’offerta più bassa del 40 percento rispetto a quella inoltrata da un gruppo di ditte ticinesi locali. E probabilmente sarà pure un’altra cordata italo-svizzera ad assicurarsi il cantiere da 40 milioni di franchi per la realizzazione dei ripari fonici di Chiasso. Anche in questo caso ha giocato la notevole differenza di prezzo. Ma contro l’assegnazione dei due progetti sono partiti dei ricorsi al Tribunale amministrativo.

Prezzi più bassi, esperienza internazionale e dimensioni aziendali ragguardevoli, sono gli atout delle ditte italiane che stanno spiazzando i costruttori ticinesi nelle gare per i grandi lavori pubblici. Al punto che da più parti si teme che gli italiani possano monopolizzare il mercato locale. Un rischio relativo secondo i tecnici del Dipartimento del territorio, per i quali i progetti del Generoso e di Chiasso sono dei casi eccezionali.

Per il Dipartimento cantonale ticinese del territorio a frenare quello che è stato definito il pericolo di una “progressiva colonizzazione” c’è il fatto che non sono molti gli appalti pubblici che superano la quota dei 9 milioni e 575 mila franchi, fissata dal Concordato intercantonale per la partecipazione delle ditte straniere. Al di sotto di questo tetto alle gare possono prendere parte solo imprese con sede o domicilio legale nella Confederazione. Un limite recepito pure dalla nuova legge cantonale sulle commesse pubbliche che, di fatto, rappresenta un vigoroso freno alla presenza estera e all’uso del subappalto.

Ma i timori restano, soprattutto in vista dell’entrata in vigore degli accordi bilaterali tra Svizzera ed Unione Europea, accordi che potrebbero liberalizzare del tutto il mercato indigeno dell’edilizia e del genio civile. Ed è in questa prospettiva che va letto l’appello del segretario cantonale aggiunto della Società svizzera impresari costruttori (SSIC) ad allearsi con i gruppi edili italiani.

Libero D’Agostino

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