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Elezioni: la polarizzazione si conferma

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A pochi mesi dall'elezione del Parlamento, un nuovo sondaggio rappresentativo segna una leggera progressione agli estremi dello spettro politico.

I dati del quarto «Barometro elettorale ’03».

Il 19 ottobre il popolo svizzero è chiamato ad eleggere il proprio Parlamento. E il sondaggio commissionato della Societa svizzera di radio e televisione, SRG SSR idée suisse, all’Istituto di ricerche, politica e Stato di Berna, GfS, offre delle cifre per toccare il polso alla nazione.

La tendenza principale rimane immutata rispetto ai due rilevamenti precedenti: gli elettori si dirigono verso gli estremi. Pur rallentando il ritmo di crescita, a destra l’Unione Democratica di Centro continua a rafforzarsi (25,3%), confermando i risultati delle elezioni cantonali degli ultimi mesi.

A sinistra invece il Partito socialista raccoglie i consensi di chi vuole uno Stato presente, tiene alla difesa delle istituzioni sociali e del servizio pubblico (24,2%). Per il direttore del GfS, Claude Longchamp, «per i partiti del centro, in particolare il Partito liberale radicale, è sempre più difficile mobilitare gli elettori tradizionali». I radicali perdono significativamente più di un punto rispetto a marzo, arrivando al 19,2%, e i democristiani perdono poco meno, fermandosi al 14,3%.

Questo comportamento non indebolisce la compagine di governo nelle cifre, perché – grazie alla presenza dei quattro principali partiti – copre quasi l’85 per cento dell’elettorato. Ma il dibattito politico si farà più duro, come dimostrano già ora i dibattiti elettorali, e potrebbe portare a degli spostamenti nella distribuzione dei sette seggi dell’esecutivo.

La situazione economica

Lo studio rileva anche le apprensioni degli elettori: al primo posto risulta la sicurezza del posto di lavoro. Il 19 per cento ritiene il proprio impiego a rischio. E la congiuntura che stenta ha superato altri problemi nella graduatoria. La sicurezza, l’asilo politico o l’integrazione in Europa sono passate in secondo piano.

Sempre di più gli elettori cercano negli esponenti dei partiti e nei programmi una competenza in ambito economico per risollevare le sorti del Paese. «La novità sta nel fatto che fin ora l’economia era il punto di forza di radicali e democristiani, mentre ora l’UDC sembra conquistare la fiducia dei cittadini anche su questo fronte», afferma ancora Longchamp.

Anche l’impegno dei socialisti nella difesa dei meccanismi di protezione sociale ottiene consensi e ha portato ad un consolidamento delle proprie posizioni.

L’età e il partito

Un ulteriore dato che tende ad accentuarsi è il divario fra le generazioni. Giovani e vecchi votano in maniera diversa, cosa che a lungo termine potrebbe andare a scapito dei partiti tradizionali. Chi si reca a votare per la prima volta sceglie infatti ancora uno dei partiti di governo, ma sceglie di preferenza le due formazioni opposte.

Longchamp afferma infatti: «Il Partito socialista è agli antipodi dell’UDC anche per quel che riguarda l’età dei votanti. È particolarmente forte fra le persone sotto i 50 anni». Al contrario, gli anziani trovano delle risposte alle loro richieste soprattutto nella linea difesa dall’UDC.

Eppure per il politologo Longchamp, a sinistra le cose funzionano meglio: «Il PS riesce evidentemente ad integrare i nuovi elettori. Fra i giovani che nel 1999 non avevano ancora il diritto di voto, ben il 30 per cento intende votare socialista. Per i metri elvetici è molto». Non sarebbe dunque un caso se le due donne più rispettate sono socialiste (vedi articolo in «altri sviluppi»).

Soprattutto i democristiani, molto legati ad un elettorato tradizionale delle campagne cattoliche, dovrebbero soffrire di questa tendenza. Ma anche i radicali soffrono ormai da vent’anni di questa erosione del centro.

Verso il voto

Pian piano la tensione cresce. Il sondaggio registra un nuovo interesse per la politica: i giovani interpellati si dicono attenti osservatori, soprattutto degli eventi internazionali come la guerra in Iraq.

Per i politologi, le dimostrazioni di massa delle scorse settimane sarebbero un interessante movimento di persone scarsamente politicizzate. Scendendo in piazza si sono avvicinate ad un discorso che prima era lontano, ma che ha già lasciato il segno nelle interviste del GfS.

Malgrado l’indice della partecipazione sia in leggera crescita, il partito più forte in Svizzera continua ad essere quello degli astensionisti: solo il 53 per cento ha affermato di voler andare a votare.

swissinfo, Daniele Papacella

UDC 25,3% (elezioni ’99: 22.55%)
PS 24,2% (22.47%)
PLR 19,2%(19.92%)
PPD 14,3%(15.85%)
Verdi 5% (4.96%)
Altri 7% (11.99%)

Per il sondaggio sono state interpellate 2’015 persone nelle tre principali regioni linguistiche, distribuite nelle varie fasce d’età.

Secondo gli esperti, questo numero permette di raggiungere dei risultati affidabili sul comportamento di voto.

Le interviste sono avvenute durante il mese di aprile.

Prima delle elezioni del 19 ottobre 2003 la SRG SSR idée suisse effettuerà almeno tre altri sondaggi.

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