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Emissioni inquinanti: verso una tassa progressiva

Una tassa incentivo: chi emette meno CO2, paga di meno swissinfo.ch

La Camera bassa del parlamento ha optato per una tassa scaglionata sulle emissioni di CO2 derivanti dai combustibili.

Tra le varianti in discussione, l’ha spuntata un compromesso sostenuto dallo schieramento del centro-sinistra. Ma l’ultima parola non è ancora detta, perché il dossier passa alla Camera alta.

Il Consiglio nazionale ha detto sì all’introduzione di una tassa sul CO2: sarà progressiva e scaglionata nel tempo. I deputati hanno seguito le indicazioni della commissione preparatoria e respinto i vari tentativi di affossamento della tassa, così come le richieste di introdurre un prelievo maggiore.

Socialisti, verdi, una larga maggioranza di popolari democratici e qualche radicale hanno fatto pendere la bilancia in favore del compromesso.

La tassa viene vista come un metodo efficace per raggiungere gli obiettivi climatici derivanti dalla firma del protocollo di Kyoto. Entro il 2010, le emissioni di anidride carbonica dovranno essere diminuite almeno del 10% rispetto ai valori registrati nel 1990.

A chi sosteneva che l’aumento del prezzo del petrolio è sufficiente a limitare le emissioni derivate dai combustibili fossili, la popolare democratica Elvira Bader ha risposto che in questo caso non c’è bisogno di preoccuparsi: meno saranno le emissioni, meno alta – e quindi quasi indolore – sarà la tassa. Ma se il calo delle emissioni non dovesse verificarsi spontaneamente, allora la tassa si rivelerebbe utile.

Non ha incontrato il favore dei deputati la proposta proveniente da alcuni liberali radicali, che proponevano di far dipendere l’ammontare della tassa dal prezzo del petrolio. In questo modo un aumento della tassa sarebbe stato possibile solo come conseguenza di una diminuzione dei prezzi del petrolio.

Progressiva e scaglionata

La maggioranza del parlamento si è espressa in favore di una tassa di 12 franchi per tonnellata di anidride carbonica, ovvero 3 centesimi per litro di olio da riscaldamento.

La tassa verrà prelevata a partire da gennaio del 2008 se le emissioni di CO2 registrate nel 2006 saranno superiori al 94% di quelle del 1990.

Nel 2009, i prelievi passeranno a 24 franchi per tonnellata di CO2 se nel 2007 non si scenderà sotto il 90%. Ultima tappa: 36 franchi, ovvero 9 centesimi per litro di olio da riscaldamento nel 2010, a meno che nel 2008 non si sia scesi sotto l’86,5% (85,78% in uno degli anni successivi).

Scontenti gli ecologisti

Le organizzazioni ecologiste e i sindacati sono delusi dalla decisione di introdurre la tassa a tappe. I compromessi – affermano – non sono abbastanza per la protezione del clima.

L’Alleanza per una politica climatica ragioneve, alla quale aderiscono il WWF, Greenpeace, sindacati, enti assistenziali e altre organizzazioni (una cinquantina in tutto), ritiene che in questo modo non si raggiungeranno gli obiettivi climatici che ci si era prefissi.

È valutata positivamente, per contro, l’idea di far dipendere l’ammontare della tassa dal grado di avvicinamento agli obiettivi.

Delusione negli ambienti economici

Poca soddisfazione anche presso l’associazione mantello del padronato. Il portavoce di economiesuisse, Urs Näf, ha dichiarato che le misure decise dal Consiglio nazionale sono più di quanto necessario ad una politica climatica sensata. Economiesuisse deplora inoltre che non si sia tenuto conto del prezzo ormai alle stelle dei combustibili minerali.

Dal canto suo, la Società svizzera dei proprietari di case (HEV) ritiene la decisione inutile: il prezzo del petrolio e il centesimo climatico contribuirebbero già a ridurre le emissioni di CO2. Inoltre, i metodi di misurazione dell’anidride carbonica – sui quali si basa la progressione della tassa – sarebbero poco trasparenti e difficilmente controllabili per le autorità.

La palla passa ora al Consiglio degli Stati. Gli ecologisti sperano che i senatori si allineino perlomeno sulla proposta di compromesso minimo della camera bassa. Gli ambienti economici chiedono alla Camera alta di correggere il tiro verso il basso.

swissinfo e agenzie

Entro il 2010, la Svizzera prevede di diminuire le emissioni di anidride carbonica del 10% rispetto ai valori del 1990 (conformemente al Protocollo di Kyoto).
Tra il 2008 e il 2012, le emissioni di CO2 dovrebbero essere ridotte di 1,8 milioni di tonnellate l’anno.

La tassa sul CO2 è destinata a incentivare la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Per restare competitive le aziende possono essere esentate dalla tassa se si impegnano formalmente a ridurre le loro emissioni di CO2. Oltre 300 aziende hanno già fissato obiettivi di riduzione.

Non si tratta di un’imposta ma di una tassa d’incentivazione. I proventi, stimati in media a 650 milioni di franchi l’anno, dovrebbero essere ridistribuiti alla popolazione tramite l’assicurazione malattia e all’economia tramite le casse di compensazione del sistema pensionistico.

In un recente documento, la Fondazione per la politica ambientale PUSCH ha paragonato le tasse ecologiche prelevate in Europa. Dallo studio risulta che la Svizzera ha prezzi molto bassi per la benzina e l’olio da riscaldamento.

Le differenze di prezzo sono da mettere in relazione con le alte tasse, tra cui figurano anche tasse ambientali, prelevate nei paesi europei.

Anche se la tassa sul CO2 fosse introdotta, la Svizzera continuerebbe ad avere il secondo più basso prezzo a livello europeo per l’olio da riscaldamento.

Oggi, su 1000 litri di olio da riscaldamento, la Svizzera preleva tasse per 7,10 franchi. Nei paesi europei, queste tasse variano da 16 franchi in Lussemburgo a 633 franchi in Italia.

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